In Emilia-Romagna c'è il borgo "rinchiuso" dentro un castello: sembra di stare in un film

In Emilia-Romagna c’è il borgo “rinchiuso” dentro un castello: sembra di stare in un film

C'è angolo di Scozia nella provincia di Piacenza, e corrisponde al magnifico complesso medievale nel quale, da quasi mille anni, si possono ripercorrere le strade di antichi guerrieri che dal Nord Europa si trasferirono nel Nord Italia
Stefano Maria Meconi  | 30 Set 2025  | Tempo di lettura: 4 minuti

Sono le colline che segnano il confine tra l’Emilia-Romagna e la Lombardia, dei veri luoghi di pace dove Milano e i suoi grattacieli si vedono solo nelle giornate più limpide e il clima della Pianura Padana si stempera, lasciando spazio a tramonti rosso fuoco davvero romantici, vigneti da cui provengono grandi vini e borghi perfetti da scoprire a piedi. Un luogo, anzi dei luoghi che invogliano a spegnere lo smartphone, lasciare a casa le cuffie e tornare a vivere natura, una colonna sonora pura ed essenziale, mentre gli occhi sembrano far fatica a tenere il conto di tutto quello che c’è da vedere: chiese, palazzi, antichi castelli e borghi fortificati oggi divenuti location di assoluto prestigio per matrimoni e cerimonie varie. Una provincia che sembra quasi un mondo a sé stante, perfetta per tornare a sentire ed emozionarsi, soprattutto in corrispondenza di uno dei suoi luoghi simbolo.

Un vero paesaggio d’altri tempi

Sul fondovalle il passaggio lento e placido del torrente Stirone, 55 chilometri che uniscono due estremi della provincia di Parma disegnando piccoli canyon e spazi piacevoli da scoprire a inizio autunno, regala un primo assaggio di ciò che aspetta. Queste forme rurali non sono nuove nel Nord Italia e più o meno in tutto il resto del paese: anticamente le famiglie nobili costruivano un castello per difendersi dai nemici e controllare il territorio, e man mano nascevano case, chiese e piccoli spazi pubblici tutt’intorno. Così sono venuti alla luce innumerevoli borghi, fulcro di quel turismo che nel Bel Paese è diffuso, decentrato e adatto praticamente a tutti. Nel nostro caso, questo borgo ha fatto un salto in più, almeno per quanto riguarda la capacità di conservarsi. Ancora oggi torri di osservazione, mura perimetrali, merlature e porte monumentali fanno bella mostra di sé: è proprio come tornare all’XI secolo, quando nacque questa fortificazione ancora oggi bellissima, la cui storia si mescola con quella di una famiglia scozzese.

La storia di una famiglia scozzese che ha scelto l’Italia

Era la fine dell’VIII secolo quando Guglielmo Douglas, discendente di Sholto Du-Glas, un combattente scozzese, decise di abbandonare la terra natìa per raggiungere Piacenza. Da qui sarebbe nata l’epopea millenaria della famiglia Scotti o Scotti Douglas, scozzesi di origine e piacentini di adozione. La fondazione del borgo di Vigoleno, che oggi è una frazione di Vernasca, risale però al 1141: nel corso dei secoli successivi le lotte tra la famiglia di tradizione guelfa (fedeli al papa) e i piacentini ghibellini (fedeli all’imperatore) portarono a numerose demolizioni e ricostruzioni di questo paesino fortificato, soprattutto nel ‘300 con Alberto Scotti Douglas, mentre risale al ‘700 la definitiva fine della funzione difensiva e la trasformazione da avamposto militare a luogo di residenza in campagna, così come ancora oggi possiamo visitarlo e ammirarlo.

Cosa vedere nel borgo-fortezza del Piacentino

Due cinte murarie cingono ancora oggi, esattamente come nell’idea originaria del XIV secolo, la bella Vigoleno: sono come abbracci di pietra che sembrano voler tutelare e proteggere un patrimonio secolare, fatto di elementi militari ma non solo. Il Mastio, ovvero la torre principale, è strategicamente collocata al centro del castello e da qui il panorama sulla Val d’Arda si mostra in tutto il suo autentico splendore. Lo stesso che ritroviamo passeggiando nella corte del castello e nei vicoli del borgo, tutti in una pietra piuttosto chiara, uniforme, che unisce chiese, merlature e case private. Proprio parlando di chiese non possiamo rinunciare alla visita della pieve di San Giorgio, questa del XII secolo ma rimaneggiata all’interno includendo i tipici stilemi del periodo barocco. Bellissimo è anche percorrere i camminamenti di ronda, perché da qui si può vedere tanto Vigoleno quanto i dintorni in un solo colpo d’insieme. Chiuso, ma in attesa di riapertura in nuova sede è il curioso Museo degli Orsanti, che dal 2015 era ospitato a Casa Tanzi: una collezione unica nel suo genere, dedicata ad artisti girovaghi che facevano esibire leoni, orsi e tigri in una sorta di edizione “culturale” del più classico circo. Aperta invece è la realtà produttiva di Vini Barani, una presenza importante per Vigoleno che produce grandi vini e arricchisce il centro storico con la sua Wine Room, uno spazio vicino al Castello dove gustare aperitivi in un ambiente stile anni ’50.  Non a caso, la soluzione proposta si chiama proprio Aperivintage.

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Percorso

Appena 43 chilometri separano Piacenza da Vigoleno. Il percorso, che si segue senza troppe difficoltà ed è adatto a tutte le stagioni, riserva però interessanti sorprese nelle tante tappe intermedie che vi si possono trovare. A iniziare dall’antico castello di Paderna, 16 km a sud di Piacenza, a cui si arriva tramite SS 10 Padana Inferiore e SS 9 Via Emilia. Da qui, si riprende la SP29 in direzione di Carpaneto Piacentino, distante appena 6 chilometri, mentre poco più lunga (12 km) è la tappa che porta a Castell’Arquato, altro luogo d’autore custodito tra le colline del Piacentino (12,2 km). Infine, l’arrivo a destinazione richiede ulteriori 8,5 chilometri tramite la SP12 per un percorso che si può realizzare in poco più di un’ora, ovviamente soste escluse.

Stefano Maria Meconi
Stefano Maria Meconi

Giornalista, appassionato di viaggi e tecnologia, ho iniziato a occuparmi di TrueRiders sin dalla sua fondazione nel 2015. Mi piace raccontare il modo attraverso numeri e curiosità, perché ogni viaggio è un'esperienza da raccontare e condividere

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