
Immersa tra le colline appenniniche dell’entroterra marchigiano c’è un vero borgo “divino”. Eppure, la spiritualità qui c’entra il giusto: il gioco di parole nasconde un nome imponente, che richiama il mito della fertilità, ma soprattutto mette in primo piano quella che può considerarsi una delle eccellenze più rinomate della regione Marche. Non a caso, ci troviamo in quella che è, insieme a Jesi e Matelica, una delle tre capitali del Verdicchio. Qui è la produzione del vino a farla da padrona, lungo decine di ettari di vigneti che circondano, incastonandolo, il pregevole affacciato collinare del borgo storico. Un panorama tipico italiano, ma che qui assume una valenza ancor più autentica, con la natura incontaminata tutt’intorno. Le Marche del resto sono una regione verde per definizione, autentico buen retiro del turista che cerca la combinata di “saperi e sapori”. Perché non farlo in moto, seguendo questo itinerario che unisce le due province di Ancona e Macerata? Difficilmente ne rimarrete delusi. Motori accesi, guanti indossati: si parte!
Il borgo che andiamo a scoprire stavolta, 4500 abitanti in tutto, è collocato su uno sperone orientale dell’Appennino Marchigiano, a 505 metri di altitudine. La zona, caratterizzata da un clima estremamente favorevole per larga parte dell’anno, si divide tra le montagne a ovest e la pianura jesina a est. Le spiagge adriatiche di Falconara Marittima e Ancona distano, in linea d’aria, circa 30 chilometri. La presenza umana nella zona è accertata già intorno al VII-VI secolo a.C., prima cioè dell’espansione dei Romani. Il culto dei Piceni per la dea Cupra, alla quale erano associati la fertilità e la bellezza, testimonia il legame che univa la popolazione marchigiana al suo ricco territorio. L’arrivo dell’Urbe mutò sia i culti che l’organizzazione del territorio: oggi sono poche le tracce della presenza capitolina, riassunte nel serbatoio del Barlozzo. Passata sotto il controllo di Spoleto e Camerino in epoca longobarda, la bella località fu controllata dapprima dal Barbarossa e successivamente dallo Stato Pontificio. Divenuta italiana nel 1861, con l’annessione delle fu terre papaline, mutò il nome e tornò così a mostrare la sua origine anche a livello toponomastico. Il terremoto del 2016, che ha ampiamente colpito anche le Marche, ha in massima parte risparmiato questa zona, che per fortuna si trova fuori dal cosiddetto “cratere sismico”.

Storico fulcro dell’enologia marchigiana, Cupramontana ospita il Museo internazionale dell’etichetta di vino, collezione unica al mondo nel suo genere. Inaugurato nel 1987 nei locali di Palazzo Leoni, oggi è ospitato dal complesso MIG (I Musei in Grotta). Si tratta di una esposizione di ben centomila etichette di vino proveniente dai quattro angoli del globo, con molti esemplari contemporanei e pezzi risalenti all’Ottocento. Importantissima è la collezione delle cosiddette etichette d’autore, realizzate da nomi del calibro di Michele Cascella, Bruno da Osimo, Carlo Rambaldi e Luigi Bartolini, quest’ultimo originario proprio di Cupramontana. Ovviamente Cupramontana è terra di Verdicchio, un vino di autentica bontà che non potrà non trovare spazio nel vostro bauletto, per un souvenir tutto da bere!
I dintorni di Cupramontana offrono numerosi spunti turistici di rilievo, a partire dal complesso delle Grotte di Frasassi. Queste, scoperte solo nel secondo Novecento, possono essere considerate tra le più estese e imponenti del nostro Paese. Non lontano c’è Tolentino, il borgo sormontato dal curioso profilo della Torre degli Orologi, che domina il palazzo comunale. Tre orologi, uno sopra l’altro, indicano rispettivamente i giorni del mese, le ore e i minuti e le sei ore canoniche, nelle quali era divisa la giornata di preghiera in passato. Da ammirare la Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, costruita nel XII secolo e dalla imponente architettura romanica. Il complesso religioso, al quale afferivano nei secoli scorsi anche molti possedimenti (come il Castello della Rancia), presenta una chiara influenza cistercense di gusto lombardo. Imperdibile infine Macerata, celebre soprattutto per lo Sferisterio, che da “campo da gioco” per il pallone col bracciale è oggi divenuto un importante teatro, capace di accogliere fino a 3000 spettatori.
Partiamo da Cupramontana per una breve (ma intensa) full immersion nelle Marche più autentiche. Appena 74 chilometri, ma tra deviazioni e mete alternative possiamo concederci anche un weekend intero da queste parti. La direttrice che seguiremo è quella nord-sud, toccando in successione armonica Cingoli, San Severino Marche, Tolentino per arrivare infine a Macerata. Lasciamo Cupramontana e le sue vallate coltivate a uve e, immettendoci sulla Provinciale 4, seguiamo le indicazioni per Cingoli. Costeggiamo il Parco Acquatico Eldorado (ottima sosta nei mesi estivi per qualche ora… a mollo!) e raggiungiamo così il lago di Cingoli. Prendiamo la SP502 che ci regala trenta chilometri di paesaggi eterogenei e scorci opulenti, con un’occhio alla prossima tappa intermedia: Tolentino. Da qui, attraversiamo la riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra per l’ultimo tratto del nostro viaggio prima di arrivare a Macerata, che raggiungiamo prendendo la SS77var e poi via Donato Bramante.

Giornalista, appassionato di viaggi e tecnologia, ho iniziato a occuparmi di TrueRiders sin dalla sua fondazione nel 2015. Mi piace raccontare il modo attraverso numeri e curiosità, perché ogni viaggio è un'esperienza da raccontare e condividere
 
Sei di quelli che già dall'autunno parcheggiano la moto in garage e la riprendono ...
 
Partiamo alla volta della vetta più alta del tratto appenninico delle Marche, ...
 
La Norvegia è perfetta da percorrere in moto, grazie ai suoi scenari grandiosi. ...
© 
2025 Valica Spa. P.IVA 13701211008 | Tutti i diritti sono riservati.
Per la pubblicità su questo sito
Fytur