
In Italia c’è un’antica ferrovia che ancora oggi è un grandissimo esempio di ingegneria e architettura. Non solo per la zona di montagna in cui è costruita, ma anche per la bellezza dei luoghi che attraversa. Un percorso che ha conosciuto periodi d’oro e alterne fortune, che ha rischiato di essere abbandonato, ma che ora vive una nuova stagione turistica. Non solo: le zone che tocca, divise tra due splendide regioni del centro-sud Italia, sono sempre più scelte da turisti che provengono da ogni parte del Paese. Per scoprirle al meglio, scendiamo dal treno e saliamo in sella… Pronti a partire con TrueRiders?

Quando iniziarono i lavori della Transiberiana d’Italia, a capo del nostro paese c’era Umberto I, succeduto al padre Vittorio Emanuele II una dozzina di anni prima. Il fermento di quegli anni – la costruzione iniziò nel 1892 – era elevato, grazie alle nuove capacità tecnologiche. Fu deciso di collegare Sulmona e Isernia, due delle città più belle del Centro Italia. L’impresa era difficilissima: bisognava posizionare 129 chilometri di binari passando per zone di montagna degli Appennini. Addirittura a Rivisondoli si raggiungevano quasi i 1.300 metri di quota, con inverni freddissimi e nevicate copiose.
Nonostante ciò, i lavori si conclusero in appena 5 anni. Pur con difficoltà e un traffico sempre meno abbondante, la Sulmona – Isernia continuò a essere operativa fino al 2011. L’anno prima si erano fermati i treni tra Castel di Sangro e Carpinone. Invece di abbandonarla, la Transiberiana d’Italia fu recuperata dopo soli tre anni, grazie all’impegno di Fondazione FS Italiane. Oggi, si può viaggiare tra Sulmona e Castel di Sangro con treni turistici, fino a Carovilli (Molise), che permettono di ammirare una delle zone più belle d’Italia.

Il percorso della Transiberiana d’Italia unisce Abruzzo e Molise, ma quello oggi percorribile con i treni turistici (o, per quanto ci riguarda, in moto) si limita alla prima delle due regioni. Sulmona, Campo Giove, Roccaraso e Pescocostanzo sono solo alcune delle belle località della tratta. Saltuariamente si arriva a Carovilli, in Molise.
A stupire è soprattutto l’altezza media della tratta: se tra Sulmona e Isernia non si superano i 500 metri s.l.m., ma a Rivisondoli-Pescocostanzo si giunge fino a 1.268 metri s.l.m. In generale, la Sulmona-Isernia rimane sopra i 1.000 metri tra Campo di Giovane e Sant’Ilario Sangro, mentre l’arrivo a Castel di Sangro ha una quota di 802 metri s.l.m.
I vari soprannomi della ferrovia sono legati ovviamente al territorio che attraversa, ovvero quello del Parco della Majella e degli Altipiani maggiori, tra i quali l’Altopiano delle Cinquemiglia. Bellissima nei mesi più caldi, con la natura dell’Appennino in fiore, la Transiberiana d’Italia si fa amare tutto l’anno, soprattutto nel periodo natalizio, con i mercatini di Natale che si organizzano nelle varie località di sosta.

La domanda adesso sorge spontanea: perché preferire la moto al treno per percorrere la Transiberiana d’Italia? La risposta sta nel cuore di ogni buon motociclista che ama la libertà. Al tracciato già segnato, si sostituisce la straordinaria voglia di cambiare strada. E per farlo non c’è niente di meglio che la propria due ruote.
L’Abruzzo, si sa, è una regione che offre tantissimo, come i Monti della Majella o la Val di Sangro. Lungo il tracciato della ferrovia più alta del Bel Paese, si possono disegnare itinerari che il treno non offre, senza orari prefissati, senza obblighi o soste non richieste. Ci si può fermare ad assaggiare i confetti più buoni d’Italia oppure godersi una nottata nel cuore del Parco della Majella, circondati da boschi e sapori locali.
Nell’itinerario che ti proponiamo c’è tutto questo e molto altro: la montagna e la città, la strada tracciata e quella che vale la pena della deviazione. Un’esperienza piacevole, adatta a un weekend o perché no, anche a una singola giornata.
Il nostro itinerario della Transiberiana d’Italia in moto devia un po’ dalla rotta segnata e si spinge sul lato di Pescocostanzo, invece che passare per Pettorano sul Gizio. In pratica, alla Statale 17 preferiamo il percorso del Bosco di Sant’Antonio. Una strada più “selvaggia” e autentica, da raggiungere dopo aver oltrepassato Pacentro e Cansano.
Dapprima, lasciamo Sulmona proprio in direzione della bella Pacentro, ben riconoscibile dal suo borgo. Sapevi che da qui emigrarono verso gli Stati Uniti d’America i nonni di Madonna, la celebre cantante? Un tratto breve, neanche 10 chilometri, ma sufficiente per apprezzare questo angolo dell’entroterra abruzzese.
Proseguiamo verso sud, la direzione è Pescocostanzo. Servono 30 chilometri per arrivare in questo che è considerato tra i borghi più belli d’Italia. A 1.400 metri d’altezza, siamo circondati dalle vette dell’Alto Sangro e delle Cinquemiglia. Il bel borgo, uno dei più visitati della zona grazie alla presenza di numerosi impianti di risalita, è ricco di monumenti interessanti. Tra questi, c’è la Basilica di Santa Maria del Colle, con i magnifici interni barocchi della scuola controriformista.
Molto belle le due tappe successive, prima dell’arrivo a Isernia: Castel di Sangro e Pescolanciano. La prima è il punto di approdo della Transiberiana d’Italia, situata a 800 metri di altitudine. Castel di Sangro funge da spartiacque nel Basso Abruzzo ed è ricco di architetture religiose di pregevole interesse.
Superato il confine, una deviazione simile a un’ansa ci porta, invece, a Pescolanciano, la ‘porta dell’Alto Molise‘. Qui merita assolutamente la visita il Castello D’Alessandro, che sorge su uno sperone di roccia e ha una forma decisamente imponente, dominando l’intero abitato.
Ripartiamo così alla volta di Isernia, uno dei due capoluoghi di provincia del Molise e meta finale del nostro viaggio sulla Transiberiana d’Italia. Una piccola perla da visitare, il cui centro storico è dominato da luoghi d’interesse significativi. Tra questi, la Fontana Fraterna e la Cattedrale, esempi di due epoche diverse e testimonianza della ricca storia della ‘regione che non esiste‘.

Giornalista pubblicista e giurista, con la passione per il teatro e il trekking. Col mio lavoro mi impegno a esplorare e analizzare a fondo e in maniera trasversale le dinamiche sociali e intellettuali della nostra epoca, per una comunicazione efficace e coinvolgente, che consenta a tutti di avere libero accesso anche alle notizie più tecniche e complesse.
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