Un quadrato metà desertico e metà montagnoso, con vere e proprie guglie di roccia che svettano su cieli tersi e incontaminati. Centinaia di chilometri di nulla, inframmezzato da piccole cittadine e alcuni luoghi leggendari, come la capitale Denver o Aspen, considerata la località sciistica più importante degli Stati Uniti d’America. Il Colorado è uno stato che emoziona, dove la natura disegna paesaggi idilliaci, gli stessi che, con le dovute proporzioni (soprattutto territoriali) ritroviamo anche nell’Umbria. Un po’ come lo stato USA è un cuore verde (e rosso, e blu) dell’America, così l’Umbria è il cuore verde d’Italia. Due luoghi lontani, apparentemente diversissimi, che si uniscono nella scoperta di un borgo poco popolato, una delle meraviglie celate d’Italia, che ha appunto raggiunto il soprannome di “piccolo Colorado” d’Italia. Curiosi di saperne di più?
La presenza di zone abitate in quest’angolo dell’Umbria così scenografico viene fatta risalire addirittura al Paleolitico. Progressivamente, il consolidamento del territorio si ha con l’espandersi dell’Impero romano e, al crollo di questo, Longobardi e Bizantini si spartiscono un piccolo insediamento che è fortemente influenzato dal rapporto con la diocesi di Orvieto. Il borgo è oggetto di distruzione nel 1240, ricostruito dopo il 1276, fu poi dopo il 1357 che venne costruita una chiesa e il suo campanile, che insieme al castello rimase vittima dei bombardamenti avvenuti nel 1945, nelle ultime e concitate fasi della Seconda guerra mondiale. Nonostante oggi vi viva solo un nugolo di persone (ne erano stimate 18 a inizio 2023), i turisti più attenti non si lasciano sfuggire questo interessante luogo, fatto di elementi storici e, soprattutto, un palcoscenico naturale di grandissimo impatto scenico.
Il complesso di abitazioni che oggi costituisce il nucleo urbanistico di San Vito in Monte lascia trasparire sin da subito il carattere storico e quasi “frontalizio” di questo luogo. Attraversato da una singola strada, emanazione locale della Statale 105, il paese si ritrova intorno a pochi slarghi ben tenuti, davanti ai quali numerose sedie lasciano immaginare una vita di comunità ancora dedita a ritmi lenti, proprio come una volta. La chiesa parrocchiale di San Vito è uno splendido complesso di gusto romanico, con un portale ad arco a tutto sesto e due nicchie sormontate da un rosone, il tutto incorniciato dalle propaggini di uno dei tanti boschi nei dintorni. Interessante è la presenza di un forno collettivo, avamposto di un senso di comunità antico che è rimasto ancora oggi presente e funzionante. La vera attrazione di queste terre è la sorgente Acquaforte (o di Acquaforte), un piccolo condotto che sbuca da una roccia tufacea e che, grazie alla presenza di minerali soprattutto ferrosi, ha trasformato la pietra sottostante in un manto dal colore rosso intenso. L’acqua, che a quanto pare fu apprezzata in passato anche dai papi, sgorga lenta e costante, ed è ovviamente potabile.
San Vito in Monte è una delle tante frazioni di San Venanzo, comune che ha assorbito molte località ormai soppresse, e per questo con una estensione territoriale rilevantissima, ai pari di quella di grandi città come Torino o Milano (circa 169 kmq). Nei dintorni si apre un territorio che ha molto da offrire, come nel caso delle fortificazioni di Civitella dei Conti e di Rotecastello; Collelungo ha una splendida cinta muraria medievale, che lo protegge da tutti i lati, mentre Poggio Aquilone è un interessante paesino dagli slarghi panoramici su tutta la vallata.
Partiamo da Marsciano, splendido borgo della provincia di Perugia, e imbocchiamo la SP376 in direzione ovest. La prima tappa del nostro viaggio umbro è quella oggetto del racconto odierno, San Vito in Monte. La raggiungiamo in 17 chilometri passando per i tipici paesaggi di campagna della regione. Da qui, riprendiamo il percorso verso La Scarzuola, definita la città ideale dell’Umbria. Dista poco meno di 19 chilometri passando per il piccolo paesino di Pornello. Continuiamo poi tra curve più o meno impegnative che ci conducono sul fondovalle, a Fabro. Da qui, per arrivare a Orvieto, possiamo prendere per circa 30 chilometri l’Autostrada del Sole fino al casello dedicato. In alternativa, per non imboccare l’A1, deviare sulla SS71 per Ficulle, Bagni e Pian del Vantaggio.
Giornalista, appassionato di viaggi e tecnologia, ho iniziato a occuparmi di TrueRiders sin dalla sua fondazione nel 2015. Mi piace raccontare il modo attraverso numeri e curiosità, perché ogni viaggio è un'esperienza da raccontare e condividere
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