A due passi da Roma c'è il borgo sospeso tra cielo e terra: per tutti è la "Città che muore"

A due passi da Roma c’è il borgo sospeso tra cielo e terra: per tutti è la “Città che muore”

Millenni di storia e una ben nota fragilità del terreno su cui poggia hanno reso questo luogo ricco di leggende e preoccupazioni, trasformandolo in una sorta di mito in via di scomparsa che tutti vogliono visitare almeno una volta nella vita
Stefano Maria Meconi  | 13 Set 2025  | Tempo di lettura: 4 minuti
Civita di Bagnoregio, vista dall'alto

C’è vita dopo la morte, e soprattutto, cos’è che definisce il concetto di vita quando si parla non di una persona, ma di un territorio e nello specifico di un borgo? Sembrano domande filosofiche, quasi marzulliane, che è difficile applicare al contesto dell’organizzazione di un viaggio. Fortunatamente, a non molti chilometri da Roma c’è un borgo sospeso tra cielo e terra, che risponde a tanti di questi interrogativi ma che ci mette davanti alla realtà dei fatti: cosa fare quando un paese perde via via persone e risorse, e si ritrova a un passo dal baratro? In provincia di Viterbo hanno risposto con coraggio e resilienza, si sono dotati di ingegno e hanno messo su una campagna promozionale che, in pochi anni, ha salvato un sito millenario prossimo a scomparire in un progetto internazionale che oggi, grazie anche a una infrastruttura coraggiosa, richiama visitatori da tutto il mondo.

Una natura che non perdona, o forse sì

Ci troviamo nella valle dei Calanchi, una zona di ripidi saliscendi naturali che hanno modificato una originaria valle percorsa da due fiumi (Rio Torbido e Rio Chiaro) tributari del Tevere, il fiume sacro ai destini della Patria e soprattutto uno degli elementi che definisce l’iconicità di Roma. Tra argille, tufi e pietre laviche, questa zona dell’Alto Lazio è facilmente sottoposta ai processi erosivi, ed è per questo motivo che la base su cui regge questo piccolo borgo è così a rischio idrogeologico. Furono già gli Etruschi, e poi i Romani, a deviare i corsi d’acqua e favorire il rallentamento del processo erosivo, ma con il crollo dell’Impero romano queste opere persero la loro efficacia, “condannando” il paese, dove ancora oggi la popolazione stabile è limitata a un nugolo di abitanti, a un disfacimento progressivo. Nonostante la fine apparentemente segnata, tra Medioevo e Rinascimento il borghetto fu arricchito di luoghi d’arte come la chiesa di San Donato, che hanno reso questo paesello un vero e proprio museo a cielo aperto, ricco di scorci panoramici di rilievo.

Come un borgo destinato a morire è tornato a vivere grazie al contributo della tecnologia

Nel 1965 si decise di interrompere lo storico isolamento del borgo dal resto della zona circostante facendo qualcosa che, oggi, potrebbe essere considerata in contrasto con l’estetica del luogo: costruire un enorme ponte in cemento armato, in salita, che unisse il paesino sulla cima della roccia con il fondovalle. Ponte che si percorre ancora oggi solo a piedi, pagando un biglietto di pochi euro, un “pedaggio” che aiuta anche i progetti di salvaguardia del territorio. Proprio per perseguire questo scopo, sin dal 2018 esiste un progetto chiamato ArTek – Satellite Enabled Services for Preservation and Valorisation of Cultural Heritage, che vede la partecipazione dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, l’Agenzia Spaziale europea e quella italiana (ESA e ASI), mentre allo stesso tempo un monitoraggio di stabilità assicura un’attenzione costante alla conservazione del territorio che, secondo gli studi, permetterà all’intero complesso storico di conservarsi per almeno altri 800 anni.

Cosa vedere nel borgo più famoso del Centro Italia

Una storia complicata e un presente luminoso. Ecco come Civita di Bagnoregio ha conosciuto un riscatto dal passato e oggi è proiettata nel gotha del turismo italiano, ma non solo. Una volta “scalato” il suo ponte pedonale ci si ritrova in un abbraccio ocra come le case e nero come il tufo su cui poggia, mentre tutt’intorno si palesa una realtà intima e da scoprire a ritmo lento. Centro focale dell’esperienza turistica è la chiesa di San Donato, già incontrata poco fa, originaria del V secolo ma dalle forme più recenti, accompagnata dal suo campanile squadrato che slancia lo skyline del borgo. Sempre sul sagrato della chiesa affaccia il Palazzo Alemanni, in cui è ospitato il Museo geologico e delle frane di Civita, dedicato all’evoluzione geologica del territorio, su cui insistono anche altri poli di attrazione, come la Grotta di San Bonaventura, in cui avvenne la miracolosa guarigione del piccolo Bonaventura da Bagnoregio da parte di un giovane frate, Francesco d’Assisi. Diversi i ristoranti e le trattorie del borgo dove, con vista sui calanchi o tra i vicoli, lasciarsi conquistare dai sapori autentici della Tuscia e dell’Alto Lazio, celebre per l’olio extravergine d’oliva, per le nocciole e per tante ricette da acquolina in bocca.

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Mappa

Itinerario

L’itinerario in moto per raggiungere la “Città che muore” è un percorso transregionale che unisce Lazio e Toscana in circa 110 chilometri, da percorrere tranquillamente in circa mezza giornata. Si parte dal pieno degli antichi territori etruschi, con la bella Tarquinia (subito dopo Civitavecchia, la si raggiunge da Roma in massimo un’ora e mezza) e, passando proprio per l’entroterra viterbese, si arriva dapprima a Tuscania e, lungo le sponde del Lago di Bolsena, a Montefiascone.
Qui ci si può concedere – se l’orario lo permette – un buon pranzo a base di pesce di lago, prima di ripartire alla volta di Civita di Bagnoregio. Dopo la visita al borgo, che dura 1-2 ore, si riparte in direzione di Bolsena (da ammirare il bel borgo con vista lago) per poi arrivare a Pitigliano, la “piccola Gerusalemme”, così chiamata per la presenza di un ben conservato quartiere ebraico.

Stefano Maria Meconi
Stefano Maria Meconi

Giornalista, appassionato di viaggi e tecnologia, ho iniziato a occuparmi di TrueRiders sin dalla sua fondazione nel 2015. Mi piace raccontare il modo attraverso numeri e curiosità, perché ogni viaggio è un'esperienza da raccontare e condividere

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