A oltre 1300 metri d’altitudine sulle montagne del Gran Paradiso c’è un magnifico santuario con 400 anni di storia

A oltre 1300 metri d’altitudine sulle montagne del Gran Paradiso c’è un magnifico santuario con 400 anni di storia

In Piemonte c’è un santuario legato a uno straordinario miracolo avvenuto nel 1600 e che, tutt’oggi, rappresenta un luogo di fede di indescrivibile bellezza. Immerso nei paesaggi mozzafiato del Parco Nazionale del Gran Paradiso, è una tappa imperdibile per gli amanti delle due ruote.
Antonia Festa  | 26 Dic 2025  | Tempo di lettura: 5 minuti

Immerso in una scenografica vallata d’alta quota del Canavese, nell’Alto Piemonte, c’è un sito religioso così bello che merita assolutamente di essere visitato. E non è un motour di quelli semplici, perché per arrivare qui bisogna scalare la montagna e abbandonare le comodità. Un percorso che ispira la ricerca della spiritualità e il ritorno all’essenziale, circondati dalla placida serenità della natura. Ci troviamo ai piedi del Parco Nazionale Gran Paradiso, il più antico dei parchi italiani che, nel 2022, ha compiuto ben 100 anni. Ed è proprio in queste terre che si sviluppa l’itinerario odierno, un ridiscendere armonico, ricco di curve ed eterogeneo, che ci porterà dritti fino a Torino. Pronti a partire?

Il Santuario in “Paradiso”: uno dei principali luoghi di fede in Italia

Da Ribordone a Loreto

Nel 1618, il giovane Giovannino Berardi perde le parola. È un ragazzo che vive a Ribordone, comune di appena 44 abitanti a oltre 1.000 metri di altezza, nel torinese. L’anno ‘muto’ trascorre senza speranze, ma è il 27 agosto 1619 che succede qualcosa di improvviso. Giovannino ha un’apparizione della Vergine Maria. Per riacquistare la parola, deve andare a Loreto in pellegrinaggio, proprio come aveva promesso il padre facendo voto alla Madonna.

Il giovane si incammina così verso il più importante santuario mariano d’Italia, dove la tradizione vuole che sia conservata la Casa di Maria. Il viaggio è lunghissimo, 600 chilometri all’andata e 600 al ritorno. Ma è proprio al rientro a Ribordone che Giovannino torna a parlare. È un miracolo e tutti i suoi concittadini presto ne vengono a conoscenza. Si decide così di costruire una cappella votiva dove il ragazzo ha avuto la visione della Vergine. La montagna, però, non è amica, e una valanga porta via l’edificio dopo pochi anni.

Il Santuario di Prascondù viene allora spostato verso il fondovalle e, anno dopo anno, prende la forma che possiamo ammirare oggi. La consacrazione risale al 1659, ma gli ultimi edifici vengono completati addirittura nel corso del Novecento. Il 27 agosto 2019 a Prascondù è stato celebrato il 400° anniversario dell’Apparizione di Ribordone. Un evento nel quale la statua lignea di colore scuro (quella di Loreto è infatti detta la Madonna Nera) è stata incoronata dal vescovo di Ivrea; è successo solo cinque volte in quattro secoli, un evento raro e che ha richiamato migliaia di fedeli da tutte le zone circostanti.

Il Santuario di Prascondù

Il complesso del Santuario (il cui nome parrebbe indicare un prato nascosto) fu costruito nel 1620-1621, ma, come accennato, venne distrutto poco dopo da una frana. Si decise così di sfruttare un prato, ovvero una zona pianeggiante tra le montagne a quota 1.321 metri s.l.m. Una temperatura piacevolmente fresca anche nei mesi più caldi, con la natura rigogliosa del Gran Paradiso tutt’intorno. Un vero luogo da sogno, sul quale insiste un gruppo di edifici che include la chiesa e il convento. Entrambi gli elementi del Santuario di Prescondù sorgono su un “rialzo” artificiale di pietra, che rende tutto il complesso più stabile e a riparo da frane e altri fenomeni naturali. Il paesaggio, poi, è condito con i colori tenui dell’ocra, dell’arancio e del grigio della pietra locale.

All’interno del Santuario si trova anche un museo, dedicato al tema della religiosità popolare. Al suo interno un’esposizione multimediale permette di apprezzare i temi della fede nel territorio del Canavese e del Gran Paradiso.

Nei dintorni del Santuario di Prascondù: il Parco nazionale del Gran Paradiso

Sono circa 71 mila gli ettari di terreno protetti del Parco Nazionale del Gran Paradiso, all’interno del quale insiste il Santuario di Prascondù. Una zona di montagna che i motociclisti conoscono bene, grazie alla presenza di strade d’autore. Prima tra tutte, quella del Colle del Nivolet, percorso tra Ceresole Reale e Valsavarenche.

Il territorio del parco insiste su tredici comuni, sei in provincia di Torino e sette nella provincia-regione della Valle d’Aosta. Ciascuno di loro merita una visita, grazie ai magnifici paesaggi d’alta quota che regalano. Come Cogne, meta sciistica particolarmente apprezzata e alla quale è purtroppo legato un tragico episodio di cronaca dei primi anni Duemila. Oppure la vicina Introd, nella quale hanno trascorso le vacanze estive sia Papa Giovanni Paolo II che Benedetto XVI.

Che sia per ammirare i laghi o le cascate, scoprire gli esemplari di camoscio e stambecco o semplicemente per una passeggiata nel verde dopo aver visitato il Santuario di Prescondù, il Parco Nazionale del Gran Paradiso è una meta irrinunciabile in ogni momento dell’anno.

Prascondù in moto: l’itinerario

Mappa

Itinerario

L’itinerario del Santuario di Prascondù, lungo 139 chilometri per una durata di 3 ore abbondanti, è un vero andirivieni tra le bellezze dei monti dell’Alto Piemonte. Si parte da Ribordone, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso e si arriva a Torino, la prima capitale dell’Italia unita. Un viaggio da compiere in giornata che, già nella sua prima parte, mostra tratti decisamente interessanti. Come quello che, una volta giunti a Sparone (11 chilometri dal Santuario), passa per Formiero, in direzione di Forno Canavese. Qui la SP42, che arriva al Sacro Monte di Belmonte, attraversa fitte e rigogliose zone boschive, affrontando dislivelli e curve adrenaliniche.

Un po’ come il Santuario della Madonna di Prascondù, anche Belmonte è un luogo della religiosità piemontese che vale la pena di essere visitato. In circa 26 chilometri arriviamo a Lanzo Torinese, dove incrociamo il percorso della Stura di Lanzo, uno dei fiumi secondari del Nord Italia, a poca distanza dall’aeroporto di Torino-Caselle. Non arriviamo, però, subito al capoluogo piemontese, ma deviamo verso Viù, dove ci aspetta la ‘scalata’ ai 1.200 metri del Colle San Giovanni (SP197).

Un tratto decisamente tortuoso, molto bello da fare in sella, che ci porta dritti verso Sant’Ambrogio di Torino. Sono oltre 100 oramai i chilometri che ci separano dal Santuario di Prascondù, mentre dalla città sabauda distiamo 30 chilometri. Si può scegliere di prendere la E70 oppure percorrere l’ultimo tratto lungo la Statale 25, approfittando di un’ultima sosta intermedia nella bella Rivoli, prima di giungere a destinazione.

Antonia Festa
Antonia Festa

Giornalista pubblicista e giurista, con la passione per il teatro e il trekking. Col mio lavoro mi impegno a esplorare e analizzare a fondo e in maniera trasversale le dinamiche sociali e intellettuali della nostra epoca, per una comunicazione efficace e coinvolgente, che consenta a tutti di avere libero accesso anche alle notizie più tecniche e complesse.

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