Alle porte di Roma c'è il posto giusto per ammirare il foliage a ottobre: non vedrai l'ora di fotografare queste montagne

Alle porte di Roma c’è il posto giusto per ammirare il foliage a ottobre: non vedrai l’ora di fotografare queste montagne

Non lontano dalla Capitale una splendida oasi di colore e natura è Il luogo dove l'autunno si trasforma in una esplosione di sfumature stagionali: è come avere davanti agli occhi un arcobaleno che funziona solo in questi mesi
Stefano Maria Meconi  | 08 Ott 2025  | Tempo di lettura: 4 minuti

Foliage è la parola d’ordine che da qualche anno investe anche l’Italia. Eppure, non ci dice niente di nuovo, lo fa solo con un nome che suona bene: è l’arrivo dell’autunno. La stagione della zucca e delle caldarroste, dei tramonti dai colori intensi, le giornate limpidissime spazzate dalla prima tramontana, gli armadi che regalano di nuovo plaid e maglioni. E loro, le foglie, gli alberi che si ammantano di mille sfumature aranciate, rossastre, giallognole: è la magia calda e profumata che segue le lunghissime sere d’estate, è il ritorno a ritmi lenti, è l’avvicinamento progressivo al Natale. Insomma: romanticismo a gogò, che spinge molti a organizzare dei viaggi a tema, per riempire gli occhi e il proprio profilo Instagram di meraviglia. Non serve andare nel Vermont oppure prenotare un volo per la Loira francese: basta lasciarsi alle spalle Roma e guadagnare la volta dell’Alto Lazio. Qui ci aspettano delle vere e proprie vette di colori e atmosfere autunnali, dove il foliage è un vero piacere.

Le montagne più colorate del Lazio per la tua voglia di foliage

Origine millenaria, bellezza ideale in cui perderti tra la stupenda vegetazione, alberi di castagno e reperti storici. Questa zona che corrisponde alla provincia di Viterbo, poco più di un’ora dal centro di Roma, è infatti sede di diversi insediamenti dell’età del Bronzo. Un luogo davvero suggestivo da un punto di vista storico, dove sono stati recuperati reperti dell’epoca neolitica all’interno della bocca del Vulcano, più precisamente presso il complesso del Monte Venere e i villaggi della cultura dell’età del Bronzo, di cui il più esteso risulta essere stato elevato, appunto, sulle alture di queste montagne. L’area fu frequentata anche dai Romani, come testimonia Tito Livio in alcuni versi risalenti al I secolo a.C. Tanto oggi come duemila anni fa, lungo i crinali di queste vette che arrivano fino ai 1000 m s.l.m. si gode di una visuale paradisiaca sulle zone circostanti. E d’autunno c’è un luogo che, più di altri, merita la visita.

Tutti vogliono venire qui per ammirarla

Frequentatissima dagli escursionisti, scoperta solo da poco dagli amanti del foliage che però l’hanno già eletta a luogo simbolo per le passeggiate fotografiche d’autunno. La Faggeta del Monte Cimino non è un luogo come tutti gli altri: qui l’offerta di boschi e lussureggianti spazi naturali è fatta da numerosi percorsi dove riconnettersi con l’ambiente che ci circonda. Tra gli itinerari consigliati ce n’è uno ad anello che parte e arriva a Soriano nel Cimino, 13 chilometri e 660 metri complessivi di dislivello: ci vogliono circa 4 ore per compiere il giro, ma ne vale assolutamente la pena, perché si sale sopra i 1000 metri e si ammirano luoghi decisamente scenografici, dai massi erratici (come il naticarello, con un peso stimato di 250 tonnellate) agli antichissimi alberi. Proprio loro, nel 2017, sono entrati a far parte del sito UNESCO transnazionale Ancient and Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe, che comprende 93 ambienti in ben 18 paesi diversi (dall’Albania all’Ucraina, dalla Svizzera alla Polonia).

Cosa vedere nei dintorni

Tanti sono i piccoli centri abitati e le meraviglie naturali del complesso dei Monti Cimini che meritano la visita. Il più centrale e famoso è Vetralla, in cui assistere allo Sposalizio dell’albero, una rappresentazione in costume dai toni medievali che si tiene ogni anno per richiamare il legame tra uomo e natura. Da record, per la sua altitudine che lo mette al primo posto tra i “grandi laghi” per altitudine, è il lago di Vico, situato a 507 m s.l.m. Nei dintorni c’è il Monte Venere, area montuosa rientrante nel complesso dei Monti Cimini, che ha subito un’evoluzione importante da un punto di vista morfologico, configurandosi dapprima come un’isola emergente dal lago di Vico, e sempre più elevatasi fino ad arrivare quasi a 1000 metri d’altitudine.

I sapori del territorio

Esiste una cultura culinaria sui Monti Cimini legata soprattutto alla natura endemica. L’area, è infatti, ricca di alberi da castagno e di nocciola, da cui si ricavano marmellate e altri prodotti tipici gustosi e a km 0. Assolutamente da assaggiare la nocciola di Gentili Romane, un nocciolo tipico della zona dei Monti Cimini, al palato croccante e dal sapore delicato.

Consigli di viaggio

Mappa

Itinerario

Partiamo da Viterbo, la 6° città del Lazio per popolazione e il secondo capoluogo più abitato dopo Roma. Da qui prendiamo la SP9 in direzione sud, giungendo a San Martino al Cimino in appena 7 chilometri. Continuiamo ancora sulla SP39 verso la sponda ovest del lago di Vico, sfioriamo Punta del Lago e ci immettiamo per un breve tratto sulla SP1 per arrivare in 4,4 chilometri a Ronciglione, uno dei Borghi più belli d’Italia. Da qui inizia la “risalita” verso nord: prendiamo la SP35 e in 6,5 km arriviamo a Caprarola. Ancora Sp35, poi SP66 e SP65 per Vignanello, dove arriviamo in 13 km. Proseguiamo su SP25 per Centignano, poi SP33 ed SP64 per Soriano nel Cimino. Siamo nel cuore delle zone del foliage sui Monti Cimini: la SP32 ci porta nel cuore della Faggeta Vetusta del Monte Cimino, poi la SP25 e la SP1 ci fanno riguadagnare la strada per Viterbo, al termine di un anello di 70 chilometri e poco meno di 2 ore, soste escluse. Il consiglio è dedicare a questo itinerario un giorno intero: di cose da vedere, infatti, non ne mancano.

Stefano Maria Meconi
Stefano Maria Meconi

Giornalista, appassionato di viaggi e tecnologia, ho iniziato a occuparmi di TrueRiders sin dalla sua fondazione nel 2015. Mi piace raccontare il modo attraverso numeri e curiosità, perché ogni viaggio è un'esperienza da raccontare e condividere

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