Bello e gustoso: è il borgo dell'Abruzzo giallo come il suo celebre zafferano

Bello e gustoso: è il borgo dell’Abruzzo giallo come il suo celebre zafferano

Fu un monaco proveniente dalla Spagna a portare in tavola un piccolo fiore destinato a cambiare la storia della cucina italiana, e qui in Abruzzo questa bontà ha acquisito una fama che ancora oggi fa rima con leggenda
Stefano Maria Meconi  | 22 Set 2025  | Tempo di lettura: 4 minuti

In linea d’aria c’è Rocca Calascio, il castello che ormai da qualche tempo è una vera star dei social, distante una decina di chilometri o giù di lì. L’Aquila, capoluogo resiliente e in via di definitiva rinascita di un Abruzzo forte e gentile, si trova a circa 30 chilometri da qui. Più o meno la stessa lontananza dal Gran Sasso d’Italia, la montagna più alta degli Appennini, capace di sfiorare i 3000 metri sul livello del mare. Insomma, un luogo circondato da nomi massimi dell’esperienza turistica in questa regione, spartiacque tra Centro e Mezzogiorno. Ma anche una terra di montagne, borghi di pietra e tradizioni antiche dove, tra valli silenziose e vecchie case in pietra ottimamente conservate, si nasconde un minuscolo paese che sembra sospeso nel tempo, celebre per i suoi campi dorati, dove nasce uno degli orgogli più preziosi della regione: lo zafferano.

Prati dorati ai piedi del Gran Sasso

Il suo costo, nel caso delle qualità migliori, raggiunge e supera facilmente i 60 euro al grammo. Lo zafferano è molto più di una spezia: rappresenta l’eccellenza massima della cucina, un traguardo raggiungibile ma al quale si arriva con un lavoro lento, faticoso, certosino. La coltivazione del Crocus sativus inizia ad agosto e la raccolta avviene a ottobre, proprio nel pieno dell’autunno, del quale prende i colori più intensi: i fiori sono viola, i pistilli rossi, il colore che dona ai piatti è giallo dorato. Per ricavarne un chilo ci vogliono 500 ore di lavoro, pressoché per intero manuale, non automatizzabile, una passione antica e una manodopera che richiede artigianalità, mani sapiente e calma, tantissima calma. Fu Milano a portarlo sugli altari, non solo della cucina: con lo zafferano si dipinsero di giallo le vetrate del costruendo Duomo, ma si arricchì il risotto, che da allora divenne per antonomasia alla milanese. Eppure, oggi è coltivato in tante parti d’Italia, dalla Sardegna a San Gimignano, fino a un bellissimo altopiano che corrisponde a uno dei Borghi più belli d’Italia. Proprio qui, la coltivazione risale al Medioevo, quando un monaco domenicano della famiglia Santucci introdusse lo zafferano in Italia importandolo dalla Spagna.

Il borgo dello zafferano in Abruzzo

Navelli, le vie del borgo medievale in primavera.

Navelli, 760 m s.l.m. in provincia de L’Aquila, è un borgo medievale che fa parte dei Borghi Più Belli d’Italia. Si trova alle propaggini sud-est del massiccio del Gran Sasso. Il territorio ha una tradizionale vocazione pastorale: come abbiamo accennato, si trova nel territorio del Tratturo Magno, via di transumanza dalle origini antiche. Ma il comune ha anche la propria importanza agricola, poiché il suo nome è legato al suo prodotto più famoso: lo zafferano dell’Aquila DOP, conosciuto in tutta Italia per la sua qualità eccezionale. I campi che circondano il borgo in autunno si colorano di lilla, quando sbocciano i fiori da cui si estraggono i delicatissimi stimmi rossi, di cui abbiamo visto l’importanza poco fa. Il paese, 500 abitanti in tutto, si arrampica su una collina, con le case in pietra calcarea che sembrano proteggersi l’una con l’altra contro il vento. Passeggiando tra i vicoli del centro storico, ci sono alcune tappe che meritano una sosta:

  • La chiesa di San Sebastiano, con la sua facciata semplice e l’interno ricco di affreschi. La prima costruzione avvenne nell’XI secolo, sui resti dell’antica città castello medievale.
  • Palazzo Santucci, un’imponente residenza nobiliare che domina il borgo, costruita nel XVII Secolo sui resti di un maniero medievale. Noto anche come Palazzo Baronale, fu la residenza del feudatario di Navelli.
  • La chiesa di Santa Maria in Cerulis è il luogo da vedere fuori dal borgo: si trova nell’area del cimitero e fu costruita nel XI Secolo sulle rovine di un tempio dedicato ad Hercules Iovius.

Navelli è anche un ottimo punto di partenza per esplorare la zona: a pochi chilometri si trovano il borgo di Capestrano con il suo famoso castello, e il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, perfetto per chi ama camminare nella natura.

Una cucina semplice e autentica

In un posto come Navelli, non può mancare una sosta a tavola in modo da conoscere il territorio anche sotto questo punto di vista. Qui i piatti sono semplici ma intensi, proprio come i profumi che si sentono nell’aria durante la raccolta dello zafferano. Da non perdere gli spaghetti alla chitarra conditi con un sugo allo zafferano, o un piatto di agnello alla brace, cotto lentamente come si faceva una volta. E se vuoi portarti a casa un ricordo, cerca un barattolino di zafferano locale nei numerosi punti vendita: basta una quantità minuscola per dare sapore e colore a qualsiasi piatto.

Consigli di viaggio

Mappa

Percorso

In questo territorio le strade d’asfalto dividono il territorio montano con i percorsi antichi del Tratturo Magno. Navelli è a dieci minuti da Capestrano, punto di partenza dell’itinerario. Prendi la Strada statale 153 della Valle del Tirino, passa Bussi sul Tirino, e continua fino a imboccare sulla sx la SS5. Entra nell’autostrada A25 per un breve tratto ed esci a Torre de’ Passeri-Casauria. Prendi la SP53 che ti porta a Pescosansonesco Nuovo e prosegui sulle strade SP51, SP48, SP57 fino a Manoppello. Tempo totale in sella: un’ora e mezza abbondante.

Stefano Maria Meconi
Stefano Maria Meconi

Giornalista, appassionato di viaggi e tecnologia, ho iniziato a occuparmi di TrueRiders sin dalla sua fondazione nel 2015. Mi piace raccontare il modo attraverso numeri e curiosità, perché ogni viaggio è un'esperienza da raccontare e condividere

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