Ci sono viaggi che non nascono per caso. Non li trovi su una guida turistica, non li pianifichi con l’ansia di “vedere tutto”. Li scegli perché senti che hai bisogno di andare, di rallentare, di vedere le cose da vicino, senza filtri. È così che nasce questo itinerario in moto da Genova a Sanremo, fino ad Airole, in fondo alla Liguria, dove il mare si lascia alle spalle e la terra si stringe tra le montagne e il confine francese.
È un viaggio fatto di curve, di paesaggi che cambiano poco a poco, di borghi affacciati sul mare e altri aggrappati alle colline. Un viaggio dove il rumore del motore si mescola a quello delle onde, dove ogni paese ha un profumo diverso, ma la meta resta ben delineata, Airole.
La partenza di questo itinerario è Genova, e partire di buon mattino, mentre la città si stira lentamente tra i palazzi e il porto è davvero l’ideale. Il cielo è limpido, l’aria ancora fresca. Prendi la Via Aurelia, perché il bello è là, sulla costa, non certo dietro una barriera autostradale.
Appena fuori città, la strada si fa più libera. Le curve iniziano a disegnare il profilo del litorale, e tu segui il mare come fosse un vecchio amico. Scorri accanto ad Arenzano, dove le barche sonnecchiano in porto, poi superi Varazze, che sa già d’estate anche se la stagione non è ancora entrata nel vivo.
Attraversi Savona, dove il tempo pare correre un po’ più veloce, ma basta lasciartela alle spalle per tornare al ritmo giusto. La costa davanti a te è un continuo alternarsi di insenature e piccoli borghi. A Noli, con le sue torri e i suoi muri antichi, potresti fermarti, ma il manubrio tira avanti.
Sali, scendi, senti il profumo del mare cambiare ad ogni curva. Finale Ligure arriva improvvisa, con la sua energia e il suo viavai. I panorami qui iniziano a somigliare a dei piccoli film, incorniciati tra due tornanti. Poi, ecco Alassio, distesa al sole, elegante e vivace. Le sue spiagge e il “muretto” con le firme famose ti scorrono accanto in un attimo.
La strada continua, sempre più bella. A Cervo, il borgo ti guarda dall’alto, silenzioso e fiero. Sembra dirti: “Un giorno torna, ma ora vai”. Prosegui ancora. Il vento cambia sapore. Senti che stai entrando nella parte più intensa del viaggio.
Imperia ti scivola accanto, grande e doppia com’è – Porto Maurizio da una parte, Oneglia dall’altra. Poi la costa comincia a curvarsi dolcemente, e i paesi diventano piccoli gioielli sul bordo del mare: San Lorenzo, Arma di Taggia, e infine Sanremo.
Sanremo ti accoglie come solo una vecchia diva sa fare: con eleganza, ma senza nascondere qualche ruga. Il Casinò, i viali alberati, i fiori ovunque. Potresti restare. Ma qualcosa ti spinge oltre.
Esci dalla città e punti verso Ventimiglia. Qui la Liguria cambia volto. Il mare resta, ma la strada si stringe. Lasci la costa, inizi a salire. Le curve si fanno più strette, l’ombra degli alberi si infittisce. Passi Camporosso, e poi, senza quasi accorgertene, ti trovi a Dolceacqua.
Ti fermi un attimo. Il ponte di pietra, il castello in alto, le voci basse delle persone sedute fuori casa. È uno di quei posti che ti entrano piano, senza fare rumore.
Visualizza questo post su Instagram
Manca poco. Ancora qualche curva, qualche ronzio del motore nei boschi, e finalmente arrivi ad Airole. Un pugno di case, vicoli stretti, silenzio. La moto si ferma, il casco si sfila. Respiri. La strada è finita, ma resta addosso. E anche se nessuno parla, tutto intorno ti sembra dire: “Ben arrivato”.
Visualizza questo post su Instagram
Airole è uno di quei borghi che non si incontrano per caso. Ci devi andare apposta e quando ci arrivi, capisci subito che ne valeva la pena.
È incastonato tra le colline dell’estremo Ponente ligure, a una manciata di chilometri dal confine francese. La strada che ti porta, stretta, nervosa, tutta curve, sembra voler tenere lontano chi ha fretta. Airole non è un posto da attraversare, ma un luogo da scoprire.
Appena entri nel borgo, ti accoglie il suono del silenzio. Non è vuoto, è denso. Di voci basse, di passi sui ciottoli, di vento che passa tra gli archi di pietra. Le case sono in pietra scura, molte con i tetti in ardesia, addossate le une alle altre, come se si proteggessero a vicenda. I vicoli sono stretti, coperti a tratti da volte — si cammina quasi sempre all’ombra. Non ci sono vetrine, insegne vistose, traffico. Solo qualche anziano seduto davanti alla porta, magari con un bicchiere di vino e una storia pronta da raccontare.
Il centro storico è tutto un saliscendi, un labirinto di carruggi e passaggi segreti. Ogni tanto ti affacci su una piccola piazzetta, su un lavatoio in pietra, su un balcone fiorito. In alto, la chiesa di Santa Maria Maddalena guarda il paese dall’alto con la sua facciata chiara, semplice. Da lì si vede tutto: i tetti, gli ulivi, il fiume Roja che scorre sotto, lento.
La natura è vicinissima, Airole è immersa nel verde. Intorno ci sono vigneti, oliveti e sentieri che portano verso la valle o in alto, tra le creste. È un posto che sa di terra, di vino fatto in casa, di tempo che non ha fretta.
E poi c’è quella cosa difficile da descrivere: l’atmosfera. Un misto di Liguria antica e Provenza sussurrata. Di Italia di confine, ma con un’anima sua. Qui si respira autenticità, e forse anche un po’ di malinconia, ma bella, profonda. Airole non cerca di piacerti. È così com’è. E forse per questo, quando vai via, ti resta dentro.
Sono Alessio Gabrielli, ho 27 anni. Laureato magistrale presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Mi occupo dal 2022 di creare contenuti web per il sito TrueRiders portando avanti la mia passione per le moto e lo sport
La Transilvania è per tutti la patria del Conte Dracula, ma è anche il luogo di ...
Alla metà di luglio, Alessandria ospiterà l’80ª edizione di uno degli eventi ...
Un tempo, mille anni fa, nacque un santuario. Oggi, mille anni dopo, lo stesso ...
©
2025 Valica Spa. P.IVA 13701211008 | Tutti i diritti sono riservati.
Per la pubblicità su questo sito
Fytur