Ci sono luoghi che segnano una svolta nella vita di chi li visita. Uno di questi è Medjugorje, una piccola cittadina dell’Erzegovina che da oltre 40 anni è diventata il cuore della spiritualità nei Balcani. Qui, dove si dice che la Madonna appaia a sei veggenti dal 1981, ogni giorno centinaia di pellegrini vivono esperienze di preghiera, silenzio e fede. Eppure, Medjugorje non è solo meta religiosa: è anche un punto d’incontro tra culture, una finestra aperta sulla storia e le ferite recenti della Bosnia ed Erzegovina, un luogo che – comunque lo si guardi – non lascia indifferenti. Andiamo a scoprire un luogo unico e fuori dall’ordinario!
Il viaggio inizia da Sarajevo, capitale dalla storia complessa e dal fascino austro-ottomano. Da qui procedi sulla Autoput A1 (autostrada A1) verso Konjic, cittadina affacciata sul fiume Neretva, famosa per il suo ponte ottomano e per il “bunker” segreto costruito in epoca jugoslava. Continua sulla R435 verso Gornji Zimlje, una piccola frazione tra le montagne, prima di raggiungere finalmente Medjugorje. Il tragitto è lungo circa 170 km: quasi quattro ore di immersione nella natura più selvaggia della Bosnia.
Medjugorje, Chiesa di San Giacomo
Medjugorje vuol dire letteralmente “in mezzo ai monti”, perché è alla base di due colline. Si tratta di una frazione del Comune di Čitluk, parte del cantone dell’Erzegovina-Narenta. Altitudine 158 m s.l.m., circa duemila abitanti.
Dal punto di vista spirituale, Medjugorje è un luogo unico. Nonostante le apparizioni mariane non siano ufficialmente riconosciute dal Vaticano, che ha sempre mostrato scetticismo, milioni di fedeli continuano ad arrivare ogni anno. Nel 2017 la Chiesa, sotto il papato di Francesco, ha comunque autorizzato i pellegrinaggi perché considerati “esperienza spirituale” positiva. Il fulcro della vita religiosa è la Chiesa di San Giacomo, con il grande piazzale esterno sempre pieno di pellegrini in preghiera. Il vero cuore mistico si trova un po’ più in alto: la salita al Monte Podbrdo, la collina delle apparizioni, si fa in una ventina di minuti a piedi in un sentiero in mezzo ai campi, oppure su strada asfaltata; qui svetta una statua bianca della Madonna. E poi c’è il Križevac, il monte della grande croce bianca (500 metri di altitudine), percorso ogni giorno da chi cerca un’esperienza spirituale o un luogo di pace.
Una volta lasciata Medjugorje, il viaggio può continuare verso Mostar, a poco più di mezz’ora di strada. Qui, l’iconico Stari Most, il ponte vecchio distrutto e ricostruito dopo la guerra, rappresenta un altro tipo di fede: quella nel dialogo, nella ricostruzione, nella pace possibile. Mostar è un piccolo scrigno di culture: moschee, chiese, hammam e bazar. Un posto dove mangiare bene (cevapi, burek, dolci al miele) e sentire l’anima viva della Bosnia più autentica.
Medjugorje è chiamata “il confessionale del mondo” per l’alta quantità di confessionali, ma anche per chi non prega o non è credente è un luogo da vedere. È un posto dove la spiritualità si tocca, dove l’umanità si mostra nelle sue fragilità più vere, dove ogni sguardo sembra chiedere (o offrire) una benedizione. Per scoprire meglio la Bosnia ed Erzegovina e tutta l’area dei Balcani, ti mostriamo un altro grande itinerario targato TrueRiders!
Medjugorje, il monte Križevac
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