Così minuscolo che è quasi impossibile trovarlo sulle mappe geografiche, così nascosto che per arrivarci bisogna camminare per almeno 15 chilometri, e guai a pensare di poterlo raggiungere con un mezzo a motore. Ma anche così bello, incastonato come un paio di occhi che scrutano dal passato, da essersi ricavato un posto d’onore nel cuore dei turisti e nelle attenzioni del popolo dei social network. Ne stanno parlando tutti, e non potevamo esimerci dal farlo noi stessi, con un occhio attento alla nostra passione e proponendovi, allo stesso modo, il modo (scusate il gioco di parole!) per arrivarci. Perché il lago di Pilato non possiamo decisamente perdercelo.
Partiamo dal piccolo borgo di Amandola, in provincia di Fermo, e prendiamo la SP237/SP83 in direzione sud. Passando per Montefortino, continuiamo per circa 14 chilometri verso sud fino a Montemonaco. Da qui, riguadagnando la SP86, possiamo valutare una piccola deviazione verso il lago di Gerosa. Montemonaco è anche uno dei luoghi di partenza per l’escursione, da fare rigorosamente a piedi, verso la grotta della Sibilla e il lago di Pilato. Proseguiamo poi verso sud, passando per Rascio e Castro e arrivando, in 16 chilometri, a Montegallo. Da qui siamo sulla SP89, e ci allunghiamo verso la forca di Presta, che segna il confine tra Umbria e Marche. “Sbarcati” in Umbria, risaliamo verso nord lungo la SP477 e raggiungiamo, in circa 21 chilometri, Castelluccio di Norcia.
Sebbene le Marche siano ricchissime di laghi, questi sono tutti artificiali, cioè nati sbarrando dei fiumi con delle dighe o creando dei veri e propri invasi per ragioni agricole e di sostentamento della popolazione. L’unico che fa eccezione in questa regione così bella è, proprio, il lago di Pilato. Un lago piccolissimo, situato a oltre 1900 metri d’altezza e protetto dagli imponenti picchi dei Monti Sibillini, che nel corso degli anni è stato chiamato con tanti soprannomi diversi, tra cui “occhialone”. Questa definizione gli deriva dal fatto che, nei mesi più secchi, il bacino (che è già estremamente ridotto, e sul quale il cambiamento climatico gioca purtroppo a sfavore) si separa e diventa due piccoli laghetti separati, che visti dall’alto sembrano appunto un paio di occhiali.
La sua fama, però, è dovuta al fatto che secondo la leggenda qui fu gettato il corpo di Ponzio Pilato, il grande accusatore e colui che condannò a morte Gesù Cristo. E così, questo pacifico angolo delle Marche è divenuto luogo di magia nera, di alchimisti, negromanti, appassionati dell’occulto e, per converso, totalmente ignorato dai fedeli e dai timorati di Dio. Oggi è invece amatissimo dagli escursionisti e dai trekker. Abbiamo visto, infatti, che arrivarci in moto è impossibile, per la fragilità del percorso e l’assenza di strade percorribili in sicurezza. Si può però arrivarci a piedi, e i percorsi sono davvero tanti. I punti di partenza principali sono, come abbiamo accennato, Foce di Montemonaco (ca. 13-15 km), ma anche Castelluccio di Norcia (ca. 20 km) o colle di Montegallo (17 km).
Parlando di numeri, il lago di Pilato è davvero piccolissimo: lungo complessivamente circa 900 metri e largo 130, le sue acque non arrivano oltre i 9 metri di profondità e sono alimentate dallo scioglimento di neve e ghiaccio invernali, che per effetto del cambiamento climatico si stanno riducendo di anno in anno. Il rischio è, oltre alla perdita di un ambiente magnifico e unico in Italia, anche quello della scomparsa del chirocefalo del Marchesoni, un piccolo crostaceo che si trova praticamente solo in questi luoghi, lungo appena 1 centimetro e cartina tornasole della purezza di questi ambienti.
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