E tu sapevi dove è nato Cicerone? La risposta non te l'aspetteresti mai ed è un borgo davvero fantastico

E tu sapevi dove è nato Cicerone? La risposta non te l’aspetteresti mai ed è un borgo davvero fantastico

Questo meraviglioso borgo in provincia di Frosinone è la meta ideale per gli amanti dell’arte, della storia e delle tradizioni. Permette un affascinante viaggio tra reperti archeologici di straordinario valore.
Antonia Festa  | 09 Dic 2025  | Tempo di lettura: 6 minuti

Visto dall’alto ha la forma di un’arpa, o almeno tale teoria è all’origine del suo nome. Al centro di guerre, conquiste e di un eccidio durante la Seconda Guerra Mondiale, da questo storico borgo provengono molti figli illustriCicerone, Caio Mario, Giuseppe Cesari, Marco Vespasiano Agrippa, San Francesco Saverio Maria Bianchi, il piccolo paese in provincia di Frosinone è una tappa imperdibile per gli amanti della storia. Pronti ad affrontare i tornanti lungo la strada per visitarlo?

Arpino, terra di uomini d’arme


[foto @Giambattista Lazazzera/Shutterstock.com, solo per uso editoriale]

Le origini di Arpino sono legate alla leggenda che narra che sia stata fondata dal dio Saturno, protettore delle “messi” (i raccolti), come altre città della Ciociaria. Tracce di ex popolazioni, dai mitici Pelasgi che costruirono le mura ciclopiche, ai Volsci che effettivamente qui si insediano nel VII secolo a.C., fino ai Sanniti e ai Romani. Grazie a quest’ultima dominazione, divenne un importante centro militare e culturale nella Valle del Liri.

Ottenne il diritto di voto romano, passando da civitas sine suffragio a civitas cum suffragio, per il quantitativo di uomini offerti nella guerra contro Annibale. Dell’antichità, sono ancora visibili le mura megalitiche e lo stupendo arco a sesto acuto dell’Acropoli di Civita Vecchia. Dopo l’anno mille, arrivarono i Normanni e gli Svevi. Federico II e Corrado IV, inflissero al borgo due distruzioni (nel 1229 e nel 1252) e ci fu anche un incendio che cancellò molte vestigia romane.

Durante il Rinascimento, Arpino divenne un bel feudo ed entrò a far parte del Ducato di Sora. Questo fu il periodo di massimo splendore commerciale, con l’industria laniera che rese la città famosa in tutta Europa. Un nuovo declino ci fu in seguito all’Unità d’Italia e, successivamente, con la Seconda Guerra Mondiale. In tale occasione Arpino subì l’eccidio di Collecarino (1944), a opera dei tedeschi contro cittadini inermi.

Cosa vedere ad Arpino

Acropoli di Arpino

L’Acropoli di Civita Vecchia di Arpino è un ottimo esempio di architettura megalitica. Le mura ciclopiche dell’VIII secolo a.C., dominate dall’arco a sesto acuto, sono assolutamente da vedere. Qui si ammira la storia dei Volsci e delle altre civiltà che si sono succedute in tale territorio. All’interno dell’acropoli sorge anche la Torre di Cicerone, oltre a essere ben visibile lo splendido panorama sulla Valle del Liri.

Torre di Cicerone

Ad Arpino ci sono 4 quartieri: Colle, Civita Falconara, Arco e Ponte. Formano una X per unirsi a Piazza Municipio, cuore della città. Sulla parte alta dell’Acropoli, chiamata Civitas Ciceroniana già nel 1581, sorge la Torre di Cicerone, legata alla tradizione che la vuole parte della residenza della famiglia dei Tulli, antenati di Cicerone. Conserva tracce medievali, con tanto di feritoie, fossati e torrioni e testimonia il ruolo fondamentale che ebbe nel sistema difensivo del borgo di Civita Vecchia, organizzato sulle vecchie mura ciclopiche. Come anticipato, tra gli attacchi di Federico II e Corrado IV, la Torre ha subito ingenti danni, fu rimessa a posto nel periodo angioino, ma si rileva qua un vecchio castrum medievale sviluppato tutt’attorno.

Castello di Ladislao, la fortezza di Arpino

Come si chiama il castello di Arpino? Conosciuto come Castello di Ladislao, è la sede della Fondazione Umberto Mastroianni. Risale al XIII secolo ed è adagiato sulla collina di Civita Falconara. Il nome si deve a Ladislao I, re di Napoli, dei d’Angiò. Fu la residenza della corte, ma, nei secoli successivi, è stato abbandonato, distrutto e ricostruito, finché nel XVIII secolo non divenne uno dei più grandi lanifici di Arpino. Con la crisi industriale, fu trasformato prima in un Istituto per gli orfani dei lavoratori, poi in ospedale militare, successivamente in istituto tecnico industriale per i chimici, fino all’85. Ora è una sede espositiva e centro congressi.

Embergher, il Museo della Liuteria


[foto @Giambattista Lazazzera/Shutterstock.com, solo per uso editoriale]

Il Museo della Liuteria di Arpino del ’93 è incentrato sulla prestigiosa tradizione liutaia della città, specie sull’operato di Luigi Embergher e Domenico Cerrone. Situato nel centro storico, a Casa Felluca-Merolle, qui è possibile vedere l’arte della costruzione di strumenti a corda, specie del mandolino “modello romano”. Strumenti musicali, attrezzi originali, disegni preparatori e macchinari usati nella bottega storica di quei due maestri: puoi ammirare dalle casse armoniche grezze fino ai prodotti finiti e apprezzare la precisione quasi maniacale che han portato i due liutai alla fama internazionale.

Chiesa di San Michele Arcangelo

La Chiesa di San Michele Arcangelo sta anch’essa nella piazza principale. Fa da ponte tra antichità e Cristianesimo; si ritiene che l’edificio sorga sul sito di un antico tempio pagano dedicato ad Apollo e alle nove Muse, ipotesi supportata dalla presenza di un vano scavato nella roccia con nove nicchie vuote, dietro l’altare maggiore. Le origini della chiesa risalgono all’VIII-IX secolo, con affreschi di quell’epoca e una campana datata al 1100.

Vari interventi, specie dopo il terremoto del 1654, hanno conferito all’edificio l’attuale aspetto barocco. Nella chiesa ci sono varie tele del Cavalier d’Arpino, tra cui la rappresentazione di San Michele Arcangelo che sconfigge Lucifero, l’Annunciazione e Tobia con l’Angelo. Ci sono pure le 14 stazioni della Via Crucis, una croce stazionale di scuola toscana del XIV secolo e un pregevolissimo organo del Settecento. Il pulpito e il battistero in legno intarsiato sono opere dell’artigiano Michele Stolz.

Cavalier d’Arpino? Potresti riconoscerlo come Giuseppe Cesari, nato nel 1568 in questa città. Straordinario talento artistico, trasferito giovanissimo a Roma, protetto da Clemente VIII e Paolo V che gli affidarono commissioni di grosso pregio nelle principali chiese romane e nei palazzi vaticani: ci sono i suoi cicli decorativi nella Cappella Paolina e nella Sala dei Conservatori al Campidoglio. Il suo è un raffinato tardo-manierismo, con un uso magistrale del colore; ha avuto qualche problema a causa del conflitto con un giovane Caravaggio, che inizialmente lavorò nella sua bottega. Cavaliere di Cristo, soprannome conferitogli da Papa Clemente VIII, gli valse il soprannome con cui è universalmente conosciuto.

Arpino in moto: l’itinerario

Mappa

Itinerario

L’itinerario di oggi parte da Cassino. Prendi la SR509 e la SSV Sora-Cassino, in direzione di Broccostella. Imbocca l’uscita per Broccostella/Sora Sud e vai verso Via Madonna della Stella. Continua su Via Pietro Nenni, finché non arrivi al borgo di Arpino: poco prima ci sono bei tornanti su Via di San Francesco e, per arrivare all’entrata storica con la porta medievale di Arpino, incontri prima il Convento San Lorenzo e, a pochi metri (sulla salitina), la Chiesa di Sant’Anna

Dopo la visita ad Arpino, devi assolutamente spostarti verso Isola del Liri e farti Via Bruno Carloni; poi prendi Via Napoli/SR82 e svolti su Via Lungoliri Pirandello. Prosegui sulla SP278 e sulla SR214, per arrivare all’Abbazia di Casamari, architettura gotica cistercense immersa nel verde. Dall’Abbazia devi continuare sulla SR214 e seguire le indicazioni per Castelmassimo, prendendo poi l’uscita per Frosinone. Prosegui lungo Via Casamari e goditi il centro di Frosinone.

Le strade principali di riferimento lungo il percorso sono la SR509, la SSV Sora-Cassino, la SR214 e la SP278. Per l’itinerario diretto (e dinamico) su Maps tocca qui.

Antonia Festa
Antonia Festa

Giornalista pubblicista e giurista, con la passione per il teatro e il trekking. Col mio lavoro mi impegno a esplorare e analizzare a fondo e in maniera trasversale le dinamiche sociali e intellettuali della nostra epoca, per una comunicazione efficace e coinvolgente, che consenta a tutti di avere libero accesso anche alle notizie più tecniche e complesse.

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