Un’isola può avere, a sua volta, altre isole? Quale che sia la definizione geografica, situazioni come queste in Italia non sono certo insolite. La Sicilia ha le Egadi, le Eolie e le Pelagie (in realtà molto più vicine all’Africa che alla Trinacria, ma tant’è), intorno all’Isola d’Elba c’è tutto il novero dell’Arcipelago toscano e la Sardegna risponde con la Maddalena, Tavolara e il Sulcis. Insomma, una sorta di matrioska geografica che ci porta proprio nella terra dei nuraghi, dove scopriremo come un piccolo borgo, su un’altrettanto piccola isola, che appartiene alla seconda isola più grande del Mediterraneo, abbia in realtà a che fare con… Genova.
Come abbiamo appena visto, la Sardegna è un’isola che è circondata da altre isole bellissime. Tra cui una, quella di Sant’Antioco, è la quarta più grande d’Italia, con i suoi 108 chilometri quadrati di estensione (più o meno come l’estensione di Torino). La sua è una storia che, nonostante l’inconfondibile collocazione geografica, non parla la lingua dei Sardi, bensì quella di Genova, città a cui è profondamente legata. Infatti, le prime famiglie a stabilirsi in questo fazzoletto di terra furono appunto genovesi, nel Settecento, provenienti sia dalla città ligure che dall’isola tunisina di Tabarca, dove c’era una piccola colonia. Nel suo momento di massimo splendore, Genova era una delle più importanti città del Mediterraneo, le cui colonie includevano Gibilterra, la Corsica, buona parte dell’isola di Cipro, Galata (oggi Istanbul) e parte della costa della Crimea, la penisola ucraina occupata illegalmente dalla Russia sin dal 2016. Non è un caso se oggi, come un tempo, in quest’angolo del Mare nostrum sopravvivano le tradizioni, la lingua e la cultura genovese. Tant’è che, per lungo tempo, il comune che andremo a visitare faceva addirittura parte, anche se in modo onorario, della provincia di Genova.
Il retaggio genovese che alberga in quest’avamposto sardo è evidente a una prima occhiata ammirando i colori delle architetture urbane: le facciate e i balconi (gallàie), verniciate a tinte forti, rivelano il tipico gusto ligure. Questo coloratissimo centro storico ospita numerosi luoghi di interesse che fanno di Carloforte uno dei Borghi più belli d’Italia, oltre a essere una destinazione irrinunciabile nel sud della Sardegna. La presenza di una statua dedicata a Carlo Emanuele III di Savoia, uno dei più importanti sovrani del regno di Sardegna, fa il paio con l’architettura tipicamente genovese di Via Solferino, dove lunghe scalinate e palazzi “a righe” sembrano voler ricordare i carrugi liguri. Tutt’intorno, il territorio tabarchino è circondato da una presenza piuttosto comune nel sud dell’isola sarda, le miniere, ormai dismesse ma almeno fino alla prima metà del Novecento uno dei motori occupazionali ed economici di questo territorio. Molto particolare, nel centro storico, è la visita a U Palassiu, palazzo del primo Novecento convertito in cinema e teatro, ma costruito con uno stile che sembra molto più antico.
L’itinerario verso Carloforte è il viaggio ideale per conoscere la Sardegna del Sulcis, tra mare e nuraghe. Il punto di partenza è il capoluogo di provincia (insieme a Carbonia) Iglesias: da qui prendi la statale SS126 verso Monteponi e Gonnesa. Subito dopo svolta a destra sulla provinciale SP108 che ti porta verso la costa occidentale e poi a Porto Vesme, dove c’è il porto. Se vuoi trascorrere sull’isola di San Pietro uno o due giorni, ti conviene andare senza mezzo al seguito, visitare a piedi il borgo, e al limite noleggiare uno scooter. Portare la moto in traghetto conviene se hai in mente una permanenza di diversi giorni. Per compiere un bel giro ad anello, al ritorno puoi prendere la provinciale SP2 in direzione Sirai (comune poco distante da Carbonia) e poi continuare fino a fare ritorno in Sardegna.
Giornalista, appassionato di viaggi e tecnologia, ho iniziato a occuparmi di TrueRiders sin dalla sua fondazione nel 2015. Mi piace raccontare il modo attraverso numeri e curiosità, perché ogni viaggio è un'esperienza da raccontare e condividere
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