Tra i monti dell’Irpinia, nel cuore della Campania, c’è un borgo che è un piccolo punto in mezzo a boschi e colline, un luogo che, per tradizione e produzioni, è il posto perfetto per inaugurare l’autunno. Qui infatti si ricavano, da una natura a tratti impervia ma generosa, castagne e dei tartufi, sapori che parlano di caminetti accesi, di braci scoppiettanti, di alberi che si trasformano in sfumature giallo-arancioni. Appena 7000 abitanti, che arrivano fin quassù percorrendo lunghe strade panoramiche e curve dolci come la farina di castagne, in un percorso (anche turistico) che sfiora le vette dell’Appennino campano tra boschi di querce e castagni, dove godersi una passeggiata tra gli alberi, visitare un antico santuario, provare il relax di una grotta speciale oppure, semplicemente, sedersi a tavola e mangiare. Cosa c’è di meglio?
Un luogo immerso nella natura, dove storia e spirito vanno a braccetto. La prima delle cose da vedere da queste parti è il convento di San Francesco a Folloni, fondato nel 1222 da San Francesco d’Assisi. Al suo interno è ospitato il Museo di San Francesco a Folloni, che ospita numerose opere d’arte di rilievo, tra cui il farsetto quattrocentesco del conte Diego I Cavaniglia, capo d’abbigliamento storico recuperato da una tomba antica, oltre a una collezione di manufatti liturgici, argenteria sacra e opere pittoriche. Di grande impatto scenico il complesso monastico di Santa Maria della Neve, abbandonato sin dal 1921, che ospita un ciclo di affreschi del Ricciardi di San Severino. A quasi 950 m s.l.m. c’è poi il santuario del Santissimo Salvatore, risalente al 1779: la sua fama come luogo di pellegrinaggio viene da una leggenda che racconta di una lunga siccità che colpì la regione, e che si risolse solo quando tutti gli abitanti salirono in pellegrinaggio alla cappella. Da lì cominciò a piovere, i campi tornarono produttivi e finalmente finì la carestia. Ogni anno, in occasione della memoria della Santissima Trinità, i fedeli percorrono la processione del 6 agosto affrontando l’ultima scalinata in preghiera e in ginocchio. Da visitare anche il Castello del Monte, costruito negli ultimi decenni di occupazione longobarda (circa nel 760).
Nel vasto territorio che circonda Montella non mancano le innumerevoli testimonianze di una natura benevola e straordinariamente panoramica. Da queste parti, infatti, è possibile raggiungere le cascate della Lavandaia, che prendono il nome da una leggenda locale di una povera lavandaia dal destino sfortunato. Di cascate ce ne sono altre due: la Cascata della Maronnella, dove ci si può fare il bagno e la Cascata del Fascio, un po’ più nascosta. Il borgo si trova nel Parco Regionale dei Monti Picentini, (69.000 ettari), dove scorre il fiume Calore, che dà vita a uno dei complessi di gole carsiche più belli d’Italia. Altrettanto interessante, infine, il centro benessere della Grotta di Sale (Via Isca, 3), dove si ricrea un microclima che fa provare i benefici del sale naturale, ottimo per rigenerarsi dopo una giornata di esplorazione in questi luoghi così ricchi di cose da vedere.
Mens sana in corpore sano, ma anche il gusto vuole la sua parte. Fortunatamente, da queste parti si produce la gustosa castagna di Montella IGP, eccellenza famosa in tutta Italia che viene celebrata con una sagra che si tiene ogni anno a inizio novembre. Si può mangiare da sola, ma è anche l’ingrediente base di dolci tradizionali come il castagnaccio o i marron glacé, che fanno il paio con un’altra eccellenza irpina, il tartufo nero, che si trova abbastanza bene nelle montagne circostanti e spesso impiegato per condire la maccaronara, un formato di pasta simile a degli spaghetti spessi e scanalati, non troppo dissimili dai pici toscani.
Il viaggio parte da Avellino: dirigiti verso ovest su Via Giosuè Carducci prima di continuare su Via Circumvallazione. Continua su Via Francesco Tedesco e Via Fratelli Troncone verso Atripalda sulla SS7bis, poi prendi l’uscita verso Bari/Canosa/Napoli. A questo punto imbocchi la SS400, una strada panoramica che ti porterà a Castelvetere sul Calore. Da qui continua pure a seguire la SS400 verso Via S. Francesco a Montemarano, con Montella come prossima tappa. Continuando da Montemarano prendi la SS7 in direzione di Montella passando per la SP220. Il percorso continua su una strada molto piacevole che si fa bei tratti verdi e collinari per 5 km e mezzo. Continua poi sulla SS7 e la SP164 finché non raggiungi Montella. Sono gli ultimi 8 km e mezzo che ti portano gradualmente in mezzo al paesaggio caratteristico della zona, godendosi in moto il giro tra le curve delle montagne irpine.
Giornalista, appassionato di viaggi e tecnologia, ho iniziato a occuparmi di TrueRiders sin dalla sua fondazione nel 2015. Mi piace raccontare il modo attraverso numeri e curiosità, perché ogni viaggio è un'esperienza da raccontare e condividere
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