Di che cosa sa l’autunno? È una domanda apparentemente elementare, nel senso che potresti averla sentita alla scuola elementare, ma forse è anche un modo per ricollegarci a quei sapori ancestrali, ai profumi dell’infanzia, alle sensazioni semplici che riempivano le giornate e ci accompagnavano nei momenti di famiglia. Proprio come andare in giro la domenica con mamma e papà, godersi un pranzo in compagnia, partecipare a una sagra di provincia dove si mangiano tante cose buone. Autunno e cose buone fanno rima con castagne, magari arrostite su grandi pentoloni sospesi sul fuoco, una scena che non lontano da Roma si ripete ogni anno da quasi mezzo secolo, e che farà sicuramente la felicità dei più golosi, di chi vuole tornare bambino, di chi ama questi eventi “popolari” e “popolani” e, in genere, di chi vuole godersi una piacevolissima gita fuori porta.
Un Vulcano incute sempre timore, anche quando è quiescente da diecimila anni. Eppure non è stato una presenza silenziosa nella preistoria: grazie alle sue frequenti (e colossali) esplosioni oggi nei dintorni della Capitale ci sono due laghi da cartolina, anche se un tempo se ne contavano 3, forse addirittura quattro. Un cono vulcanico che si fa notare da lontano, anche dal centro di Roma, dove sembra quasi assuma una forma di protezione. Del resto qui, prima ancora che l’Urbe dominasse su tutto il Mediterraneo, c’era un importante santuario dedicato a Giove Laziale, che veniva impiegato per celebrare i trionfi dei generali di ritorno dalle guerre vittoriose per Roma. Il suo borgo più bello, che sorge alle pendici e che ha mantenuto la tipica impostazione medievale, è però decisamente più recente: a dargli il nome, indirettamente, fu papa Eugenio III, che decise di fuggire da Roma e costruirsi una fortezza protettiva intorno al XII secolo. Oggi, i resti di quella fortezza dominano dall’alto un paese che ha tante caratteristiche curiose.
Come abbiamo visto, del Medioevo rimane l’impianto urbanistico, ben conservato e che definisce in particolare il quartiere chiamato Bavarese. Sì, ma cosa c’entra la regione tedesca con questo paese di 18mila abitanti? Bisognerebbe chiederlo a Ludovico IV, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1328 al 1347. Durante la marcia che l’avrebbe portato a Roma per l’incoronazione, si fermò proprio nel piccolo centro, celebre per i suoi boschi di castagne: il suo passaggio lo si ritrova oggi nello stemma comunale, che è bianco e azzurro esattamente come quello della Baviera. Storia a parte, il centro è votato all’arte con murales e street art, che si ritrovano tra piazze, vicoli e slarghi panoramici. L’iniziativa di colorare il paese parte negli anni Ottanta col pittore Miro Fondi, che inizia a ornare i vicoli del centro storico con le sue opere d’arte. In breve tempo si uniscono diversi artisti amici del pittore per dare il proprio contributo alla rinascita artistica del borgo, che oggi ospita anche opere di artisti internazionali, come Luis Gómez.
Per gli abitanti dei Castelli Romani è, semplicemente, ‘A Rocca. Rocca di Papa sorge a 680 m s.l.m. nella città metropolitana di Roma, sulle pendici del Monte Cavo. Nel borgo, dove venne girata parte del film Totò, Peppino e la… malafemmina, i riferimenti alle sette arti non mancano di certo: gli appassionati di televisione forse ricorderanno che, nella versione italiana de La Tata, Francesca Cacace era “Miss Rocca di Papa”. Qui, per tanti anni, ha vissuto Claudio Villa, quattro volte vincitore del Festival di Sanremo, e si ricordano gli esperimenti di Guglielmo Marconi sulle comunicazioni radio a lunga e lunghissima distanza con Golfo Aranci, in Sardegna. Ancora, qui ha sede il Movimento dei focolari, fondato nel 1943 da Chiara Lubich, ed è possibile visitare l’interessante Museo delle Geoscienze, nell’edificio impiegato da Marconi e dal padre della sismologia contemporanea italiana, Michele Stefano De Rossi. Per godere appieno della bellezza panoramica di questi luoghi, il consiglio (ulteriore) è percorrere la Via Sacra che sale verso il Monte Cavo. È una via basolata (il basolo è una lastra di roccia di origine vulcanica) che conduce al punto panoramico chiamato Occhi di Giove, che regala un panorama splendido sui due laghi simbolo della zona dei Castelli Romani: il lago Albano e quello di Nemi.
Non ci fermiamo qui, perché lungo la strada che conduce verso Ariccia incontriamo anche il bellissimo Santuario della Madonna del Tufo. All’origine del Santuario, un miracolo accaduto centinaia di anni fa. Qual è la leggenda? Un grosso masso di tufo, staccatosi dal Monte Cavo, stava per schiantarsi su un viandante, che si affidò alla Madonna per risparmiarlo dalla morte imminente, e il macigno si fermò a pochi metri dall’uomo. Per ringraziare la Vergine della grazia ricevuta, egli fece costruire una cappella, poi divenuta un santuario, visitato nel corso dei secoli da innumerevoli pellegrini, tra cui alcuni davvero illustri: i pontefici Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che vi fece visita anche dopo la rinuncia del 2013.
E infine, una curiosità che vale la pena raccontare: la strada tra Ariccia e Rocca di Papa (SR218, in corrispondenza del chilometro 11,600) presenta un’interessante illusione ottica, che viene chiamata la Salita del Diavolo, o la Salita Stregata, o più spesso semplicemente la Salita/Discesa. Si tratta di una salita che sembra una discesa, ma appena si fa cadere qualcosa per terra la direzione di rotolamento è opposta a quella che ci si aspetta. L’illusione è causata da un ripido tratto in salita che precede la discesa in uno scenario in cui mancano riferimenti visivi e una linea di orizzonte chiaramente definibile. Si è interessato al caso persino il CICAP per svelare le dinamiche dietro a questo mistero. Passando in questo tratto, riuscirai a capire se è salita o discesa?
L’appuntamento per definizione dell’autunno a Rocca di Papa è con la sagra delle Castagne, che dal 1979 si tiene ogni anno nella seconda metà di ottobre. Per 3 giorni la città si trasforma con il profumo di caldarroste che percorre piazze e vicoli, con mostre d’arte e di antiche fotografie, tanta buona musica e appuntamenti guidati alla scoperta del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico locale. Insomma, tutto quello che fa di questa località, così come rivendicano i suoi abitanti, la Regina dei Castelli.
‘Na gita a li Castelli: come dice la famosa canzone, approfittiamo di un giorno di sole per andare a scoprire le meraviglie di questi luoghi a poca distanza da Roma. Prendi Via Tuscolana e poco prima del GRA procedi a destra in Via Anagnina (SP511). Segui a destra l’indicazione per Grottaferrata (SR218) e continua fino a Rocca di Papa. Per ritornare a Roma puoi fare un giro ad anello che passa tra il Lago di Nemi e il Lago Albano e costeggia quest’ultimo: vai fino ad Ariccia (SR218) passando in mezzo ai due laghi, dove la strada presenta un fenomeno ottico interessante: una discesa che sembra una salita (ne parleremo tra poco). Svolta dunque a destra sulla statale SS7 – la Via Appia – che ti riporta a Roma.
Giornalista, appassionato di viaggi e tecnologia, ho iniziato a occuparmi di TrueRiders sin dalla sua fondazione nel 2015. Mi piace raccontare il modo attraverso numeri e curiosità, perché ogni viaggio è un'esperienza da raccontare e condividere
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