Immaginate di iniziare a prendervi cura di voi stessi non per la tanto famigerata prova costume (francamente sarebbe anche abbastanza tardi), quanto piuttosto per affrontare la sfida che si pone davanti a voi di attraversare una stradina strettissima, 40 centimetri di larghezza in tutto, che si è valsa l’appellativo – quasi un vezzeggiativo – di Ruetta, d’Italia la via più stretta. Beh, una rima ci stava bene, arricchisce ancora di più l’esperienza di un borgo d’Abruzzo, ma vicinissimo alle Marche, dove sì bisogna essere decisamente in forma, ma farlo è complicato, vista la ricchezza enogastronomica di questi luoghi. In compenso, da camminare ce n’è in abbondanza e anche di curve e percorsi da fare in sella non ne mancano. Insomma, partiamo?
Siccome vi abbiamo già spoilerato il segreto di Civitella del Tronto, è il caso di parlarne un po’ di più. Questo vicoletto, che appunto è largo appena 40 centimetri, non è una prova tecnica di un nutrizionista troppo zelante ai suoi pazienti, ma è una delle testimonianze che il Medioevo ci ha lasciato. A quei tempi le scorribande e gli attacchi dei nemici erano più frequenti di un acquazzone d’estate, e per tentarle tutte nel voler frenare gli assalti al castello, si costruì il primo tratto del vicolo il più stretto possibile, per appena mezzo metro, diventando poi un “normale” vicolo largo 66 centimetri, sicuramente pochi per alcuni ma sufficienti per altri. Di casi come la Ruetta ce ne sono tantissimi nel resto d’Italia: la rejicelle di Termoli (Molise), il vicolo di Ripatransone (Marche) con i suoi 43 centimetri o Vico Baciadonne, a Città della Pieve in Umbria.
Dal piccolo al grande, Civitella è anche il luogo dove, nel 1971, gli scavi della Grotta Sant’Angelo hanno restituito i resti di una donna del XII secolo alta più di 2 metri: una gigantessa ante litteram che stringeva un’arma tra le mani e che sarebbe morta di morte violenta. Un vero mistero, mentre decisamente meno nascoste sono le bellezze del borgo teramano, fatto di chiese, palazzi, mura merlate intorno a quella fortezza che ancora oggi domina il paese dall’alto, circondato dal verde intenso della Val Vibrata, il blu del fiume Tronto, il bianco della neve che nei mesi freddi ricopre le vette dei Monti della Laga, della Maiella e del Gran Sasso d’Italia, che qui sembra di poter toccare con un dito.
Oltre alla già citata Ruetta, una delle principali attrazioni di Civitella è il santuario di Santa Maria dei Lumi. Costruito extra muros, cioè fuori dalle mura, è così chiamato in onore dell’icona della Madonna dei Lumi del di Biasuccio, ma anche della fiaccolata che ogni anno si organizza nel mese di maggio in onore della Vergine. Numerose le chiese del borgo, tra cui quella barocca di San Lorenzo o la trecentesca gotico-romanica chiesa di San Francesco. Tra le opere civili, Porta Napoli è l’ingresso d’elezione al borgo antico, risalente al Duecento, mentre l’imponente Fortezza spagnola deve la sua denominazione al rimaneggiamento operato sotto Filippo II d’Asburgo. La fortificazione è particolarmente imponente per forma e posizione, e sembra quasi una corona sul capo di Civitella del Tronto.
Non solo bellezza paesaggistica e monumentale, ma anche la bontà della cucina. La buona tavola di Civitella del Tronto è quella dell’Abruzzo nella sua interezza, fatta di specialità tipiche e riconosciute a livello regionale come gli spaghetti alla chitarra conditi con il sugo di pallottine (piccole polpette di carne), le scrippelle ‘mbusse (crespelle fatte a fettine sottili e servite in un brodo di carne e spolverate col parmigiano) e il timballo teramano, anch’esso fatto con le scrippelle e vera e propria variante abruzzese della lasagna, anche se in realtà pare ricordare i vincisgrassi marchigiani. Il tutto, rigorosamente, annaffiato da un Montepulciano d’Abruzzo DOC o da un Colline Teramane DOCG.
È una sorta di itinerario boomerang quello che ci porta a Civitella del Tronto, nel teramano, partendo però da una delle località più note dell’Italia adriatica, Ascoli Piceno. Lasciata la città delle olive ripiene, prendiamo la Tangenziale Sud fino all’uscita di Folignano, poi ci immettiamo sulla SS4 Via Salaria e continuiamo sulla SP4 in direzione di Appignano del Tronto, dove arriviamo in 20 chilometri. Più breve e semplice, sempre sulla SP4, il percorso che in appena 10 km ci porta a Offida, la città del Carnevale e del Teatro Serpente Aureo, uno dei Borghi più belli d’Italia. Ancora, saliamo di poco la china marchigiana e ridiscendiamo verso sud lungo la SP18, guadagnando la via di Spinetoli in poco meno di 13 chilometri. Il confine con l’Abruzzo si fa vicino, e lo superiamo oltrepassando il Raccordo Ascoli Piceno – Porto d’Ascoli e immettendoci sulla SP1. Prima di arrivare a Civitella del Tronto, infatti, ci attende una tappa intermedia a Sant’Egidio alla Vibrata (14 km) e poi circa 9 chilometri per arrivare a destinazione.
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