Lo sapevi che anche i motociclisti hanno il loro santo patrono? Il “suo” borgo è una vera scoperta tra fiumi e strade della Val Trebbia

Lo sapevi che anche i motociclisti hanno il loro santo patrono? Il “suo” borgo è una vera scoperta tra fiumi e strade della Val Trebbia

Antonia Festa  | 15 Dic 2025  | Tempo di lettura: 4 minuti

C’era una volta un monaco che scelse di abbandonare la sua bellissima isola verde per trasferirsi… in Emilia-Romagna. Ebbene sì, San Colombano decise di rinunciare all’Irlanda per la regione dei tortellini, per portare il messaggio del Cristianesimo il più lontano possibile. E nel farlo, passando per il Passo Penice, raggiunse quella che sarebbe diventata l’ultima tappa della sua vita, un borgo meraviglioso dove oggi, 1400 anni dopo, ancora si ricorda quello che dal 2002 è il santo patrono dei motociclisti. Pronti a partire alla scoperta di questo incantevole paesino?

Il borgo dei motociclisti e il loro patrono (che viene dall’Irlanda)

Colombano di Bobbio fu un monaco missionario irlandese, vissuto a cavallo tra il VI e il VII secolo. A lui si devono lunghe e proficue azioni di evangelizzazione in tutta Europa, soprattutto in Francia e in Italia. Il monachesimo irlandese, nelle sue fasi primigenie, si diffuse nell’Europa continentale proprio grazie a lui. Nei suoi numerosi viaggi tra Francia e Italia (è patrono anche di Luxeuil-les-Rains, città della Borgogna) espresse più volte il suo auspicio per l’unità degli europei, tanto da essere designato come “santo europeo” da Papa Benedetto XVI.

L’arrivo del monaco irlandese a Bobbio si deve a una serie di eventi. Cacciato dalla Francia dalla regina Brunechilde dei Visigoti, preoccupata dal forte seguito dei suoi religiosi, vagò prima in Germania, per poi raggiungere l’Italia nel 612. Lungo la strada per Roma, dove avrebbe dovuto incontrare Papa Bonifacio IV, si fermò a Bobbio nel 614, ampliando le strutture intorno alla Chiesa di San Pietro (oggi sostituita dall’edificio del Castello Malaspina dal Verme). Nonostante la richiesta di Clotario II, re dei Franchi, affinché tornasse in Francia per proseguire la sua predicazione, il religioso rimase a Bobbio, dove morì nel 615

Il suo spirito intraprendente, i costanti viaggi, la ricerca del dialogo e dell’incontro hanno fatto sì che nel 2002 la chiesa lo proclamasse santo patrono dei motociclisti, con una cerimonia tenutasi proprio sul Passo Penice, alla presenza delle autorità vaticane, italiane e irlandesi. La sua figura viene ricordata annualmente in occasione del Columban’s Day, un incontro internazionale di fede e spiritualità. 

La strada di San Colombano: il Passo Penice

Il Passo Penice si trova ad un’altitudine di 1.149 metri s.l.m., nelle propaggini settentrionali degli Appennini Liguri. Tramite questa strada sono in comunicazione tre importanti località:Varzi, Romagnese e Bobbio. La strada è sovrastata dal Monte Penice, alto 1.490 metri e spartiacque tra ben quattro territori: l’Oltrepò Pavese, la Valle Staffora, la Val Trebbia e la Val Tidone. La sua posizione strategica ha reso da sempre questa via di comunicazione fondamentale, sin dai tempi di Carlo Magno, quando permetteva di tenere i contatti tra il monastero di San Colombano di Bobbio e i suoi possedimenti o mantenere il controllo degli accessi al mare. 

Nei mesi invernali, il Passo del Penice diventa una rinomata località sciistica; vanta, infatti, un impianto sciistico dotato con due sistemi di risalita, tre piste da discesa lunghe due chilometri e una pista da fondo di 10 chilometri, sia in diurna che in notturna, con innevamento sia naturale che artificiale. Nel piazzale è posta la statua di San Colombano. Proprio perché si tratta di un’importante meta invernale, il Passo è percorribile in ogni stagione.

Dove mangiare a Monte Penice

Un tour che si rispetti non può non comprendere un assaggio delle prelibatezze locali. Tra i ristoranti da provare, consigliamo lo Chalet della volpe (Località Sassi Neri, Bobbio), lungo la SP 461. Un’ambientazione pop ed eclettica e un’accoglienza dell’oste davvero calorosa rendono questo posto speciale, il tutto condito da cibo tradizionale piacentino di qualità e prezzi decisamente accessibili. 

L’Agriturismo “Ra Cànva da Berto” (Frazione Bognassi 13, Varzi), invece, propone portate semplici e genuine fatte in casa, con verdure a chilometro zeo. Il menù varia di giorno in giorno e propone sempre eccellenze. Acqua dolce e salata (Località Moglia 9, Bobbio), infine, ha ottimi antipasti, tra cui lo gnocco fritto con salumi. Da provare anche i tortelli piacentini con la coda e i pinoli con la salsiccia.

Bobbio in moto: l’itinerario

Mappa

Itinerario

Partiamo da Voghera. Usciamo dalla città dopo aver superato il Ponte Rosso, e ci indirizziamo su Via Negrotto Cambiaso, che cambia nome in SP51 fino a Retorbido, per poi diventare SP1 per altri 3 chilometri, fino a costeggiare Rivanazzano Terme. Da qui, inizia il percorso della SP461. La lunghezza complessiva della SP461 è di poco superiore ai 57 chilometri e copre praticamente per intero la distanza stessa del nostro itinerario in direzione Bobbio. Questo ci permette di seguire in tranquillità il tracciato senza doverci preoccupare di svolte o incroci, permettendoci di godere del panorama incantato dell’Appennino Ligure.

Per un buon tratto del percorso, seguiamo il confine tra Piemonte e Lombardia. L’itinerario ci porta in “vetta” al Passo Penice (1.149 metri s.l.m.), una strada piuttosto interessante sotto il profilo panoramico e che non presenta particolari elementi di difficoltà, risultando adatta per una “passeggiata” in moto. Prima di giungere sul valico, entriamo nel territorio della Riserva Naturale Monte Alpe. Una volta oltrepassato il Passo Penice, il nostro percorso inizia a decrescere in direzione di Bobbio (14 chilometri). Qui la strada è lievemente più tortuosa di quella che abbiamo attraversato nel primo tratto in Lombardia. La sua brevità rende il dislivello decisamente maggiore, essendo la destinazione a soli 272 metri di quota.

Antonia Festa
Antonia Festa

Giornalista pubblicista e giurista, con la passione per il teatro e il trekking. Col mio lavoro mi impegno a esplorare e analizzare a fondo e in maniera trasversale le dinamiche sociali e intellettuali della nostra epoca, per una comunicazione efficace e coinvolgente, che consenta a tutti di avere libero accesso anche alle notizie più tecniche e complesse.

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