L’Italia è uno dei paesi che, nel corso del Novecento, ha saputo valorizzare maggiormente la presenza di fiumi e valli per trasformarli in una risorsa di produzione dell’energia elettrica, pulita e sicura. Ed è così che sono nati tanti, nuovi laghi che hanno trasformato il paesaggio e, nella maggior parte dei casi, si sono così ben dissimulati nel panorama da farci pensare che la loro sia una bellezza naturale. Un po’ come questo specchio d’acqua situato nell’alto Lazio in un contesto paesaggistico davvero unico, dove poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale la costruzione di due dighe diede nuova vita (e bellezza) a terre di provincia, destinate a diventare amatissime dai visitatori. Ci uniamo a loro?
Siamo nel 1939, alle porte della guerra. L’Italia fascista insegue già da anni il mito dell’autarchia, la capacità di essere autonoma e indipendente dal punto di vista economico, produttivo ed energetico. Per farlo, ridisegna la sua geografia e di affidarsi all’energia idroelettrica, di cui il nostro paese continua a essere dipendente ancora oggi per buona parte. I fiumi non mancano, le dighe sì: si decide così di sbarrare i corsi d’acqua ai piedi del monte Navegna, e di far nascere due laghi. Alta 75 metri e larga 256, ancora oggi questa diga nella Piana Reatina garantisce una produzione di energia che copre il fabbisogno di oltre 20.000 persone all’anno. Effetto non da poco, ha dato vita a uno dei laghi più grandi del Lazio, più o meno quanto il lago Albano nei Castelli Romani. E, sebbene artificiale, altrettanto bello.
Piuttosto ampio, il Lago del Turano si estende per 5,58 chilometri quadrati, con una lunghezza complessiva di 7 chilometri. Il profilo costiero è molto esteso, toccando i comuni di Colle di Tora, Castel di Tora, Posticciola e, solo parzialmente, Ascrea e Paganico. Colle di Tora e Castel di Tora, situati alle due estremità laterali, sono collegate da un ponte che taglia il lago a metà. La zona è particolarmente suggestiva, circondata dalle vette del Monte Navegna (1506 m s.l.m.) e si trova a una quota media di 536 m s.l.m.
Il bel borgo medievale di Castel di Tora, affacciato sulle sponde del lago del Turano a oltre 500 metri sul livello del mare, ci accoglie con i suoi stupendi paesaggi, che ci ricordano le atmosfere alpine. Fa parte del novero dei Borghi più belli d’Italia, con una interessante costruzione che sembra declinare leggermente verso le acque del lago, su cui si riflette il profilo imponente di Torre e Palazzo Scuderini Rossi, il complesso risalente all’XI secolo che domina dall’alto il borgo. Poco lontano dal paese c’è il borgo fantasma di Antuni, che venne abbandonato nel 1944 dopo una storia millenaria a causa della distruzione accidentale dovuta a un aereo bombardiere della Seconda guerra mondiale. Solo i restauri degli anni ’90 hanno permesso di recuperarne parte del fascino originale.
Spostandoci dal lago del Turano verso le strade del reatino, incontriamo poi Montorio Romano. Si trova nella parte nord del Parco dei Monti Lucretili, ed è molto noto perché da queste parti si produce l’ottimo Olio d’oliva della Sabina, una produzione che, pur meno rinomata rispetto ai vicini oli di Umbria e Toscana, è altrettanto apprezzata dal punto di vista gastronomico.
Un percorso da weekend, lungo poco più di 100 chilometri, con partenza e rientro nella splendida Tivoli, la città delle antiche ville romane e rinascimentali (Villa Adriana, Villa d’Este e Villa Celimontana), che attraversa le zone dei Monti Lucretili, poi sale fino al lago del Turano, quasi in corrispondenza del confine con Umbria e Abruzzo e poi discende nella Sabina, tra Rieti e Roma, per chiudersi finalmente di nuovo a Tivoli. L’itinerario che proponiamo si divide in tre tappe, ovvero da Tivoli a Castel di Tora, da Castel di Tora a Montorio Romano, e infine da Montorio Romano a Tivoli, per un chilometraggio complessivo di 126 chilometri, e un tempo di percorrenza (soste e traffico esclusi) di 3 ore e 12 minuti.
Si parte da Tivoli, la splendida cittadina delle ville a pochi chilometri di distanza da Roma. Dal centro città, seguiamo il percorso della SS5 (da Via delle Piagge) in direzione Orvinio, un tratto di circa 35 chilometri che passa lungo la Riserva Naturale Monte Catillo, segue il percorso del Fiume Aniene e, sorpassata Vicovaro, prosegue in direzione nord-est. Oltrepassata Orvinio, ci immettiamo sulla SR314 (Via Licinese) per Pozzaglia Sabino, e proseguiamo poi sulla SP36 in direzione di Paganico, per poi percorrere l’ultimo tratto di strada, in direzione Castel di Tora, sulla SP34, affiancando la bella Riserva Naturale del Monte Navegna. Da qui, il nostro viaggio nella Valle del Turano riprende in direzione sud-ovest, passando per la SP34, che percorriamo per circa 15 chilometri, in direzione Poggio Moiano prima, e della SS4 poi, che costeggiamo per un breve tratto in corrispondenza di Osteria Nuova, per poi proseguire sulla SP40 verso Scandiglia, e infine lungo l’ultimo tratto sulla SP9c, che ci conduce direttamente a Montorio Romano. Da qui, prende il via la terza e ultima tappa del nostro itinerario laziale. Usciti dal borgo, prendiamo la SP636 in direzione Palombara Sabina. Da qui seguiamo la SP636 fino al bivio per Marcellina, da dove proseguiamo sulla SP30a e, dopo Cesalunga, sulla SP31a che, in 17 chilometri, ci conduce a Tivoli, dove eravamo partiti, e dove termina questo interessante itinerario con protagonista la Valle del Turano.
Giornalista, appassionato di viaggi e tecnologia, ho iniziato a occuparmi di TrueRiders sin dalla sua fondazione nel 2015. Mi piace raccontare il modo attraverso numeri e curiosità, perché ogni viaggio è un'esperienza da raccontare e condividere
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