Un monumento al dialogo tra fedi e culture diverse: in Toscana c'è la "piccola Gerusalemme"

Un monumento al dialogo tra fedi e culture diverse: in Toscana c’è la “piccola Gerusalemme”

Pitigliano è un bellissimo borgo toscano dalla storia peculiare: qui convivono perfettamente due culture, quella italiana e quella ebraica.
Antonia Festa  | 05 Ago 2025  | Tempo di lettura: 3 minuti
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Ci sono piccoli gesti destinati a diventare grandi e a cambiare per sempre la storia di un popolo. Per quello ebraico che viveva sull’attuale territorio italiano, questi gesti hanno nomi altisonanti, in latino: Caeca et obdurata (25 febbraio 1593) e Hebraerorum gens (26 febbraio 1569). Si tratta di due encicliche, emanate rispettivamente da Papa Clemente VIII e Papa Pio V, entrambe con l’obiettivo di espellere gli ebrei dallo Stato Pontificio. Rappresenta, dopo la ghettizzazione, una nuova – anzi doppia – decisione razziale, che portò a una forte migrazione all’interno della nostra penisola. Molte persone trovarono rifugio in Toscana e scelsero come casa un borgo destinato a divenire lapiccola Gerusalemme d’Italia: Pitigliano, che ancora oggi presenta dei tratti peculiari legati a questa vicenda.

Pitigliano, il luogo della pacifica convivenza tra ebrei e cristiani


Pitigliano, il luogo della pacifica convivenza tra ebrei e cristiani

Con le “cacciate” papaline del 1569, gli ebrei che trovarono rifugio a Pitigliano contribuirono a trasformare questo borgo in un luogo di dialogo, incontro e pacifica convivenza tra culture e religioni apparentemente in conflitto. Una lezione, vecchia quasi 500 anni, che forse sarebbe utile anche al giorno d’oggi. Al 1598 risale la Sinagoga, situata al centro, in Via Zuccarelli, cuore pulsante della comunità ebraica del borgo e ancora oggi visitabile come parte integrante del Museo Ebraico di Pitigliano.

Il complesso degli edifici si compone, inoltre, del ghetto, del cimitero ebraico, del forno delle azzime, della cantina e della Macelleria kosher. Il ghetto di Pitigliano è il quartiere dove gli ebrei vennero ospitati dopo l’espulsione dallo Stato Pontificio e fu costruito per consentire alla comunità di continuare a svolgere le tipiche attività quotidiane e la vita sociale. Il cimitero fu costruito perché per molti secoli la Chiesa non ha permesso la realizzazione di cimiteri misti e si trova lungo la strada tra Manciano e Pitigliano. Il forno delle azzime, un bellissimo forno a tumulo attivo fino al 1939 e composto da due stanze, viene usato solo una volta all’anno, in occasione della Pasqua ebraica (Pesach) per cuocere il pane azzimo, che si prepara senza lievito. Anche la cantina rappresentava un luogo importantissimo, poiché il vino consumato dagli ebrei doveva avere caratteristiche particolari, che oggi ritroviamo nel rosso (Sangiovese) e nel bianco (Trebbiano Toscano e Malvasia), prodotti alla vecchia maniera. Presso la macelleria Kosher, invece, venivano lavorate le carni consentite dalla religione ebraica (mucca, vitello, agnello e capra).

Ma Pitigliano presenta anche altri siti di notevole interesse culturale, la fontana delle Sette Cannelle, costruita nel 1545 per volontà della Famiglia Orsini, e la Necropoli, risalente all’epoca etrusca. Passeggiando nel paese si può visitare anche la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, ammirare il Palazzo Orsini (già Aldobrandeschi) e scorgere i panorami sulla valle circostante, ricca di siti termali e aree di interesse archeologico.

Le Vie Cave

Un percorso scavato tra le rocce, a tratti strettissimo, impervio e difficile ma bellissimo: le Vie Cave di Pitigliano sono state ricavate nel tufo, come una sorta di canyon artificiale, dagli Etruschi, che le realizzarono per motivi che gli storici contemporanei non hanno ancora chiarito del tutto. Forse si trattava di un sistema difensivo o di un luogo per ospitare le sepolture o per canalizzare le acque. Quarantamila tonnellate di roccia scavate e portate via, per creare un ambiente che non ha eguali in Italia. L’esempio forse più simile alle Vie Cave sono le Grotte Cave di Rocca di Papa, nei Castelli Romani, che venivano utilizzate come rifugio bellico.

Antonia Festa
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