Per la serie “I vostri diari di viaggio in moto”, Luca ci ha scritto con questo interessante e curioso percorso dal sapore internazionale. Italia e Francia, le vette delle Alpi e le Gole del Verdon e tanti bei classici che la community di TrueRiders conosce e apprezza.
Insieme a lui partiamo alla scoperta di un percorso che si ispira, già dal nome, a un celebre film di qualche anno fa e che come la pellicola siamo sicuri ci regalerà momenti interessanti, fonti di ispirazione e tante emozioni come solo i viaggi in moto sanno fare!
Moto: Ducati Multistrada 1000DS, Ducati Multistrada 1200 (2), Ducati Monster S2R 1000, Ducati Diavel, KTM SuperDuke 990, Aprilia Shiver.
Km percorsi: 1800 circa.
Ci sono due elettricisti, due pompieri, un casellante, un bancario e un venditore di aria fritta (informatico) che si incontrano ogni estate… e non è una barzelletta, siamo noi! Succede veramente ogni anno, quando per 3-4 giorni consecutivi ci ritroviamo a condividere chilometri e chilometri di puro piacere di guida e paesaggi che solo le due ruote possono far apprezzare. Il nostro budget è limitato, in termini di €, di giorni di ferie e fidanzate, e così, in una mattina di inizio luglio con più che dubbie previsioni meteorologiche, ci diamo appuntamento alle 6 ad Argenta (FE) per affrontare un viaggio di circa 1800 km con meta principale Les Gorges du Verdon, Francia.
Badate bene che, ognuno viaggia come gli pare, ma senza un adeguato kit antipioggia, un kit antiforatura e, per i più scrupolosi come me, un kit di primo soccorso, se capita l’imprevisto vi rovinate la vacanza. Memori di esperienze passate, ognuno di noi parte con un treno di gomme nuove.
Ebbene, quest’anno violiamo il patto: “non si fa autostrada!”. Preferiamo dedicare più tempo alle mete prestabilite, senza pensieri, escludendo quelle strade, senza dubbio più divertenti, ma che avrebbero aumentato tempi e budget.
Il viaggio è sostanzialmente una palla fino ad Alba (CN) dove, per colpa di qualche nuvola maledetta, ci dobbiamo vestire con gli antipioggia, ma di acqua, nemmeno una goccia! E la rottura continua fin oltre Cuneo, tra Autostrada e Strade Statali tutte dritte fino a Borgo San Dalmazio, dove pranziamo prima d’imboccare la SS21, la Strada Statale della Maddalena.
In realtà il programma prevedeva di valicare le Alpi dal Colle della Lombarda che offre paesaggi incredibili anche se la strada è piuttosto stretta. Il verde intenso di erba e alberi si interrompe improvvisamente e sul passo (2.350 mt), solo rocce grigie e marroni.
Il pezzo di strada veramente interessante viene dopo: la discesa verso Isola sembra dire che il bello sta per arrivare. La carreggiata si allarga, l’asfalto è curato, ben delineato, il verde ritorna e la rotondità delle curve è perfetta, così arriviamo di volata a Isola alle 16.30. Breve sosta carburante e via di nuovo, c’è ancora molta strada da fare.
Il tratto che di gran lunga non potete evitare, se passerete da quelle parti, è proprio Isola, Saint-Sauveur-sur-Tinée, Tournefort, Castellane.
Costeggerete la montagna sotto brevi gallerie, lungo curve ampie che attraversano borghi tipici e quando penserete, com’è successo a noi, che siete quasi arrivati e che siete già contenti di quanto visto, svolterete a sinistra sulla D955, le montagne si apriranno come un palcoscenico, apparirà l’azzurrissima acqua del Lac de Castillon alla vostra destra, ed una strada disegnata da un ubriaco si mostrerà di fronte a voi. Gli ultimi 15 km della prima tappa sono un po’ pistaioli, lo ammettiamo.
Dopo una serata decisamente tranquilla, qualche farfugliamento in dialetto ferrarese con la cameriera francese e 25 euro per l’hamburger più caro che abbia mai mangiato, si va a dormire. La mattina seguente, ci svegliamo più rilassati per un itinerario (breve?) tra i dipartimenti del Varo, delle Alpi dell‘Alta Provenza e le Marittime. La mattinata prevede una gita sulle gole del fiume Verdon, con qualche sosta per le foto e una discesa al fiume, a piedi, per rimfrescarci dalla calura di 30 gradi della splendida giornata.
Da Castellane si prende la D952 e la si percorre tutta finchè le gole saranno alla vostra sinistra, poi si imbocca la D957 verso Le Lac de Sainte-Croix. L’arrivo al lago è da cartolina, le acque verdi del fiume (dovute al fluoro ed alle micro-alghe che lo compongono) si sfumano verso l’accesissimo turchese (per l’argilla del fondale) del terzo specchio d’acqua francese per superficie. Si segue quindi per Arguines, dove pranziamo, sulla D19 che cambia in D71 fino a Comps-Sur-Artuby sempre costeggiando la riva sinistra del fiume, una vera pista!
A gomme calde e senza bagagli, lasciati a Castellane, dove torneremo a dormire, ci dirigiamo a Montferrat con il cronometro in mano. Poi seguiamo per Draguignan e quindi verso la città di Grasse. Capitando verso le 17 in città ci becchiamo quasi un’ora di traffico intenso che ci sfianca più dei 600 km del primo giorno. Una pausa è dovuta. La strada di rientro è la Route Napoleon, assolutamente da non perdere. La percorriamo con il sole del tardo pomeriggio, che offre una luce ottima per il panorama, ma andando verso nord-ovest considerate che potreste averla in faccia.
La sveglia suona quando indistinti e lontani suoni cupi disturbano le ultime fasi del sonno. Mi alzo e spalanco le finestre…cielo grigio e pioggia ma per fortuna non abbiamo molti chilometri in programma. Colazione veloce, check-out e via, tutti cablati con gli antipioggia…“aspetta” dice l’elettricista, “io cablo case e l’antipioggia non ce l’ho”. Castellane è un punto di passaggio per molti motociclisti e per fortuna c’è un negozio di abbigliamento tecnico.
Risolto l’intoppo e calcolati i chilometri, decidiamo di partire alla volta del Col d’Allos (2250 mt) che dà origine al fiume tanto apprezzato nei due giorni precedenti. Esperienza da dimenticare! In condizioni di sole si apprezzerebbe senza dubbio il tratto da Colmars a La Foux d’Allos, ma poi inizia la salita su una strada stretta senza protezioni ed il freddo (8 – 9 gradi) ci costringe a fermarci più o meno a metà salita per ultimare la vestizione. Sul passo niente foto di rito e la pioggia battente ci accompagna per tutta la discesa. San Brembo è rimasto con noi. Pausa pranzo a Barcellonette e ripartenza verso Jausiers per poi infilarci nella Route des Grandes Alpes ed affrontare il morbido Col de Vars (2108 mt), sempre sotto l’acqua, ma su strade più larghe, ben manutenute e più panoramiche.
Le speranze di vedere un po’ di asciutto riaffiorano poco dopo quando imbocchiamo la salita al Col d’Izoard (2361 mt), meta che non potete perdere. Dopo aver gustato, in mezzo ai pini, un asfalto più pettinato di vostra nonna dopo la messa in piega, si arriva al passo immersi in un paesaggio lunare mozza fiato. Divertimento fino a Briançon, quindi direzione Italia con sosta caffè (pessimo) passato il confine dal Monginevro. Molto bella la strada verso Sestriere ma da denuncia i tornanti in selciato a Fenestrelle, percorsi con pioggia scrosciante. Arriviamo all’hotel sotto la solita pioggia, ci riprendiamo con una doccia calda e una cena da inquilini del porcile.
Niente passi fino a Fossano, per statali e provinciali dritte come fusi, poi autostrada fino a Ceva e uscita in direzione Bagnasco. In centro prendiamo a sinistra sulla SS490 verso Finale Ligure scollinando il Colle del Melogno (1028 mt), dove ci fermiamo per un panino, servito da un oste che sembrava indispettito per aver ricevuto clienti affamati.
Il cartello VENDESI appeso alla porta de La Baita spiega il suo disappunto. Se poi aggiungiamo che la strada è mal messa, crepata e rattoppata come una provinciale di second’ordine capirete il nostro malcontento.
A Finale Ligure entriamo in autostrada e sobbolliamo (a 30° gradi) fino a Sestri Levante, dove usciamo in direzione Passo di Centocroci, ma sbagliamo strada e per una buona ora, è una sofferenza.
Le strade da cui vi metto in guardia sono la SP88 e la SP 6, è meglio avere un enduro per percorrerle perché sono strette e piene di buche profonde con ghiaia. Si percorrono in prima per buoni tratti. Dal Passo del Biscia, il punto più alto, (885 mt) proseguiamo fino a Varese Ligure, dove ci capita l’imprevisto, e per fortuna!
Dopo tutti quei km di tensione, ci doveva pur capitare qualcosa per cui ridere! Uno di noi fora il posteriore, ma in mezz’ora risolviamo tutto con i nostri magnifici kit antiforatura e una buona dose di ottimismo. A quel punto mandiamo avanti proprio lui per tenerlo sotto controllo, tutti tranquilli…ma non troppo.
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