Andrea De Angelis è un simpatico ragazzo di Jesi, ed è un affezionato membro della community di TrueRiders. Lo scorso anno è partito insieme alla sua fidanzata per il Giringiro 2015, un viaggio di 3.350 (sì, tremilatrecentocinquanta) chilometri alla scoperta dell’Italia in moto, e ha deciso di condividere con noi questa esperienza incredibile!
Pensate, quando ci ha inviato tutto il materiale abbiamo notato subito, oltre al grandissimo numero di foto che ha scattato (tanti panorami e tanti selfie di coppia!) la grandezza del diario di viaggio: ben quarantuno pagine! Dunque l’idea di proporlo tutto in un solo articolo ci è sembrata un po’ scomoda.
Ecco perché questo è solo l’articolo introduttivo di una serie che potrete trovare su TrueRiders -> Diari di Viaggio -> Giringiro 2015, per scoprire ogni tappa e ogni luogo che Andrea e la sua dolce metà hanno toccato a bordo della loro Royal Enfield, un pezzo davvero speciale per chi ama le due ruote. Pronti a partire insieme a loro?
Signori carissimi, butto giù due righe (più o meno) appena rientrato da due settimane di viaggio in Royal Enfield. Riassunto delle puntate precedenti: venendo dal pesantissimo lutto di Aprile (cercavo modi più asettici ed urbani per farne riferimento, ma metto la freccia e sorpasso, rimuginando chilometro su chilometro), sovviene bel bello anche il licenziamento, roba che se lo viene a sapere la D’Urso ci butta su uno speciale minimo di due ore!
Aspettando le ferie estive della mia ragazza quindi, butto lì e improvviso in quattro e quattr’otto la più classica delle botte di vita. D’altra parte venivo da una scarica di primimaggi, ferragosti, vigilie di natali e chi più ne ha più ne metta, lavorati – per la serie “i sacrifici ripagano…” – , roba che l’ultimo periodo di ferie degno di questo nome risaliva a… quand’è che abbiamo vinto i Mondiali? Si, vabbè, quelli dopo l’82…
Esperienza meccanica? Pari a zero o poco più, ovvio (il top del top, il tubetto del grasso con pennellino per la catena da inzaccherare prima d’ogni tappa quotidiana, e due chiavi due per controllare il dado del supporto marmitta che a suon di vibrazioni ogni tanto s’allentava un po’. Stop.); cerco di ovviare con buona dose di incoscienza (cos’ho da perdere?), un sacchetto di fascette al seguito, 40 euro di EuropAssistance stipulata il giorno della partenza, e la Royalina fresca di tagliando dei 6000Km. Abile ed arruolato.
Partiamo! Ah, vi ho già detto che la mia fida compagna passeggera era completamente all’oscuro dell’itinerario? Per fortuna che ama ormai la Royalina quasi come me, tanto l’ha in simpatia… Giusto per preparare i bagagli, senza rovinare troppe sorprese, le dico: “Metti un po’ di roba per il mare, un po’ di roba “normale'”.. ah, ce l’hai un micropile? Non dimenticare il documento… sai, all’estero!).
Partiamo davvero, dunque. Due borse laterali, una dietro (che poi diventeranno due, per una decina d’euro spesi benissimo), una da serbatoio. Antipioggia, corazza del gilet (gli aficionados della presentazione sanno di cosa parlo) sotto il giubbotto traforato e via.
Lasciamo Jesi in quel della provincia di Ancona, autostrada (evitata come la peste il più possibile) fino a superare Rimini&Riccione (e qui sottoscrivo l’assioma che la vicinanza di autisti e pedoni al mare nel periodo estivo è inversamente proporzionale al loro numero di neuroni operativi in fase di percorrenza stradale); statale per Ravenna, Ferrara (dopo Ferrara forse il tratto che per assurdo mi ha messo più a dura prova a livello fisico… dannato vento!), Occhiobello (“qui c’è una concessionaria Royal: al minimo problema tecnico chiedo aiuto per l’incosciente che si è messo in viaggio ed è rimasto in panne”), bassa padana verso Mantova (zona che, non me ne voglia, sa essere autunnale anche in piena estate, e non solo meteorologicamente), costa occidentale del Garda, Gardone Riviera (primo stop di giornata).
Per ridurre al minimo lo stress per passeggera, pilota e soprattutto moto, regola fissa: tappa, fosse anche una sigaretta o un caffè, ogni 100km o ogni ora (arrivare distrutti, che vacanza sarebbe stata in caso?).
Sempre da imbranato tecnico, l’unica tenda che saprei montare e rismontare (con calma poi) sarebbe la commercialissima “Two Seconds”; accantonato quindi in partenza il discorso campeggio (peccato, sarebbe stata on the road da vero biker al cientpecciento, e cito), ho esperito di B&B ed alberghi grazie anche ai numerosissimi siti di prenotazione online (“Come sono le recensioni? E’ carino per una coppia? Centrale? Costo? ZTL?? C’È IL PARCHEGGIO?? COPERTO?? Gol!”). Ristorantino tipico, poi a nanna di fronte (letteralmente) al Vittoriale.
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