Conta un centinaio di km, evitando traffico e luoghi banali e parte da Ronzo Chienis, piccolo comune di montagna, che conta mille abitanti a 1000 m di altitudine. Situato tra il lago di Garda e la Vallagarina, alla quale si affaccia tramite il Passo Bordala (1250mt.)
La SP 88 della Val di Gresta è la mia strada di casa. Della quale conosco ogni curva, dolce o tornante che sia. È una strada veloce, che si snoda tra macchie di bosco alternate a campi coltivati. Ma quando si svalica, il paesaggio si fa più montano.
Con il Monte Stivo che riempie tutto il panorama ad Ovest. Oltrepassato il Passo Bordala, la strada si stringe per poi tornare ampia e generosa di curvoni veloci. All’unico bivio che si incontra, si svolta a sinistra per il Lago di Cei. Pochi chilometri immersi in uno spettacolare faggeto, ed eccolo!
Magnifico e minuscolo. Una bomboniera. Circondato da salici e betulle. Nelle sue acque quasi paludose, nella stagione giusta, si possono ammirare centinaia di meravigliose ninfee. E godere di mille passeggiate nei dintorni. Ma oggi non è giornata di trekking. Così proseguo decisa fino al prossimo bivio, che si trova appena dopo una galleria. Di nuovo giro a sinistra, seguendo le indicazioni per Garniga Terme. In una quindicina di km si arriva in questo piccolo paese di montagna.
Da qui la strada (SP 25) si fa interessante.
Si snoda per circa 13 km, sempre più ripidi e sempre più stretti, tra faggi secolari e piccoli tornanti, passando dalle vecchie caserme di Viote del Bondone.
Inaspettatamente la strada spiana e si allarga, regalandoci un panorama fantastico. Tra pascoli ed abeti, si apre letteralmente un panorama incredibilmente bello.
Davanti a noi le dolomiti di Brenta, spesso immerse nelle nuvole, e alla nostra destra, il Monte Bondone (2180 m)
A Viote (1540 m s.l.m.) mi fermo sempre, o per pranzo o per merenda, e ovviamente per scattare qualche foto. Ci sta anche una visita al Giardino Botanico se è aperto. Ma la tappa culinaria d’obbligo è a Capanna Viote. C’è un parcheggio comodissimo per le moto, buon cibo, buona birra, e un kit per la pulizia dei caschi sempre disponibile su una panca di legno. I tavolini sono al sole, nella pace più totale, con vista sul Cornetto e sul Doss d’Abramo. Per i più smanettoni, il giro potrebbe continuare verso Vason, per imboccare la mitica Trento – Bondone, famosissima per le sue corse in salita. Sono 17 km di tornanti mai banali. Ma questo é un altro giro e un’altra storia.
Il mio giro prosegue invece nella pace più totale, verso la Valle di Cavedine, svoltando quindi a sinistra. Sono una trentina di chilometri pazzeschi. Tornanti veloci. Asfalto perfetto. Panorami da urlo. C’è anche un piazzale, un balcone naturale che si affaccia sulla Valle dei Laghi.
E nelle giornate particolarmente terse, si vedono il Lago di Toblino, il Lago di Lagolo, il Lago di Cavedine e la punta Nord del lago di Garda. Mi fermo ogni volta, e ogni volta è sempre la prima volta. Incredibile!
Cambia la luce, cambiano i colori, cambiano le stagioni, cambiano le moto, ma è sempre uno spettacolo! Mi fermo sempre anche al lago di Lagolo per una foto ed un saluto ai germani.
Passato Lagolo finisce la magia. La SP85 torna ad essere una comune strada di fondovalle, che comunque regala un bel colpo d’occhio sulla Valle del Sarca, sui crinali del Monte Colodri, e sul castello di Arco. Quando si oltrepassa il Passo San Udalrico (584 mt) quasi non ce ne si accorge. Se devo essere sincera, l’ho notato anch’io per caso, all’ennesimo passaggio!
In breve passo da Drena e mi fermo a Dro per un gelato al Maui (altra tappa rituale ma solo estiva) Da qui in poi, traffico e civiltà fino a casa. Passo da Arco, stupenda cittadina della quale vi racconterò sicuramente in un altro diario, per immettermi sulla SS 240 di Loppio e Val di Ledro, in direzione Nord, e per tornare in breve a casa. Amo questo giro, che faccio spesso anche al contrario e in quasi tutte le stagioni.
E ogni volta mi regala scorci e colori diversi. Introspezione. E mille emozioni.
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