500 chilometri tra piramidi e templi sull'oceano: la penisola delle meraviglie ti farà scoprire le regioni simbolo di questo paese

500 chilometri tra piramidi e templi sull’oceano: la penisola delle meraviglie ti farà scoprire le regioni simbolo di questo paese

Adriano Bocci  | 13 Mag 2025  | Tempo di lettura: 8 minuti
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Se volessimo associare tre parole per ciascun paese, forse il Messico ci suggerirebbe “mare”, “storia” e “cultura”. Sì, perché questo grande paese, è ricchissimo di elementi naturalistici e culturali di assoluto pregio.
Una terra che propone paesaggi sempre diversi e che, per le sue caratteristiche, ben si confà a essere percorso via terra e, dunque, anche in moto. Questa è dunque la nostra meta odierna per gli “itinerari in moto”: il Messico, tra piramidi e templi sull’oceano.

Messico in moto. L’itinerario

Mappa

Itinerario

Partendo da Tulum si imbocca la Carretera 307 e si risale lungo la costa caraibica attraversando Playa del Carmen e proseguendo fino a Cancún. Da lì si devia verso l’interno dello Yucatán prendendo l’autostrada a pedaggio 180D, che conduce rapidamente verso Valladolid. Dopo una breve tratta sulla 180 arrivi a Chichén Itzá, poi prosegui sempre sulla stessa arteria verso Mérida facendoti l’entroterra tra villaggi e paesaggi naturali.

Le strade principali di riferimento lungo il percorso sono la Carretera 307, la 180/180D e la 295 nei pressi di Valladolid.
Per l’itinerario diretto (e dinamico) su Maps tocca qui.

Cosa non perdersi in Messico su due ruote

Tulum: il primo impatto con le rovine vista Mar dei Caraibi

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Templo del Dios del Viento

Unica città maya costruita direttamente sulla costa, Tulum come inizio è un pezzo forte: un sito archeologico spettacolare le cui rovine si ergono su una scogliera a picco sul mare turchese. Il fulcro è El Castillo, struttura che probabilmente per i maya faceva da faro. Cose da vedere? Il Temple of the Frescoes con affreschi ben conservati (una rarità) e il Templo del Dios del Viento su un promontorio che si domina l’oceano. Rovine suggestive, ma non immense, e spiagge pazzesche.

A tal proposito: ai piedi delle rovine ci trovi Playa Ruinas, spiaggia di sabbia bianca accessibile tramite scalinata. A Tulum, fra i vari cenote, è famosa per il Gran Cenote. La città è divisa in due zone principali, tienilo a mente: una parte è Tulum Pueblo, la zona abitata coi ristoranti e i negozi, l’altra è la Zona Hotelera, la striscia lungo la costa dove ci trovi gli hotel-boutique e i resort eco-chic. Insomma, ci trovi quella zona di turismo di fascia alta che rifugge di gran carriera il resort classico: ristoranti vegani, prezzi alti, atmosfera da “viaggiatore spirituale” e non proprio da villeggiante. Uno dei pochi siti maya vista mare, ma per come appena descritto, goditi pure Tulum (specie per i panorami) ma alloggia altrove.

Playa del Carmen: dove fai festa. Spiagge, cultura e vita notturna

Playa del Carmen, Quinta Avenida
Playa del Carmen, Quinta Avenida

Playa del Carmen, o meglio Playa, tra le destination più fresh della Riviera Maya. Sta tra Tulum e Cancún, città balneare che mixa come un long island fatto bene avventura e cultura. Il suo centro vivente lo trovi alla Quinta Avenida, via pedonale piena di negozi, ristoranti, bar e gallerie d’arte. Aria cosmopolita, influenze internazionali: Milano al mare con la sabbia bianca e l’acqua che è un cristallo. E infatti Playa Mamitas è tra le più popolari, Playacar è più tranquilla e raffinata. In zona ci trovi molti cenote, le grotte naturali con l’acqua dolce dove andare a nuotare, specie il Cenote Azul e il Cenote Chaak Tun.

Playa del Carmen è un buon punto di partenza per le escursioni alle isole di Cozumel e Isla Mujeres, o per alcuni parchi eco-archeologici. Però, come puoi immaginare, Playa è vita notturna. C’è il Coco Bongo, discoteca in stile Las Vegas con 85$ di biglietto base, com’è umano lei. Indimenticabile, ma non siam qui proprio per questo.

Cancún: resort, rovine e spiagge da cartolina

Museo Maya de Cancún y Zona Arqueológica de San Miguelito, pyramid of San Miguelito
Museo Maya de Cancún y Zona Arqueológica de San Miguelito, piramide di San Miguelito

Cancún è la capitale turistica del Messico caraibico. 22 km di spiagge bianche e una Zona Hotelera, il regno dell’all inclusive. Tra le spiagge migliori c’è Playa Delfines (El Mirador), tra le poche spiagge pubbliche senza edifici a ostruire la vista. Altre popolari sono Playa Tortugas e Playa Chac Mool. Tuffi a parte, storia: c’è il Museo Maya de Cancún y Zona Arqueológica de San Miguelito con una delle collezioni più grosse di reperti maya del Messico. Adiacente c’è il sito archeologico di San Miguelito, con le rovine nella vegetazione. Punto interessante è El Rey in Zona Hotelera: 47 strutture tra templi e piazze risalenti al periodo postclassico.

Vita notturna leggendaria anche qui: pure qui ci trovi un Coco Bongo (son sempre loro, con gli spettacoli in stile Las Vegas, più grande di quello di Playa) ma tanti bar e ristoranti più placidi vista mare. Molto very american oriented.

Valladolid: “La Sultana del Oriente”, parte coloniale dello Yucatán

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Iglesia de San Servacio, Valladolid

Da Cancún inizia la seconda parte del viaggio, verso lo Yucatán. Colei che si chiama Valladolid è una città affascinante e molto, molto elegante. Eleganza coloniale spagnola più eredità maya: fondata nel 1543 viene chiamata spesso La Sultana del Oriente, strategicamente e patrimoniamente parlando. Il centro storico è un novero di strade acciottolate e casette pastello con la
Iglesia de San Servacio che si domina la piazza principale, il Parque Principal Francisco Cantón Rosado. Cattedrale rifatta nel diciottesimo secolo con due torri gemelle e una facciata che parla da sé.

Poca distanza la separa dal Parroquia de San Bernardino de Siena del sedicesimo secolo, un complesso francescano con chiesa, chiostro e un cenote sotterraneo. La Calzada de los Frailes è la strada pittoresca con gli edifici coloniali restaurati che vuoi farti, quella che porta il centro al convento e fa da passeggiata ideale. Valladolid è famosa per i cenote, che se ancora non lo aveste capito sono quelle piscine naturali d’acqua dolce. Ce n’è uno specifico e speciale, o meglio molto tattico, chiamato Cenote Zací che va considerato perché rinfrescante come gli altri ma sta in centro. In alternativa hai il Cenote Suytun che è famoso per la piattaforma circolare illuminata da un raggio di luce naturale e il Cenote Oxman che è circondato da liane (e fra i migliori per nuotare).

Chichén Itzá. Tra le nuove sette meraviglie del mondo moderno, 30 metri di gradoni

Piramide di Kukulkan
Piramide di Kukulkan

Chichén Itzá è uno dei siti archeologici più emblematici del Messico tutto, nella zona nord della penisola dello Yucatán. Nasce sul quinto secolo dopo Cristo da un gruppo etnico maya chiamato Itzá, e diventa importante su più livelli tra nono e dodicesimo secolo. Il nome vuol dire alla bocca del pozzo degli Itzá sempre a referentia dei cenote, che sono sacri. Quel che vuoi qui è la Piramide di Kukulkan, conosciuta con passione come El Castillo, sui 30 metri d’austerità. 30 metri di…gradoni: hai la possibilità (auguri) di farti 91 scalini su ciascuno dei 4 lati che, se li sommi con la parte superiore, arrivano a 365 come i giorni dell’anno.

Negli equinozi di primavera e autunno è uno spettacolo: un gioco di luci e di ombre (niente specchi e leve) danno l’illusione di un serpente piumato che scende la scalinata nord a rappresentanza del dio Kukulkán. Non è l’unica cosa che vuoi vedere: c’è il Tempio dei Guerrieri, piramide con le colonne scolpite che mostrano guerrieri, e il Caracol che è un osservatorio astronomico circolare. Punto interessante è il fatto che il sito, in sé, ha uno dei più grossi campi per giocare alla pelota, il rituale sportivo dei Maya, quello che nel film su El Dorado utilizza i Tlachtli, gli anelli di pietra in verticale del gioco della palla centroamericano. Patrimonio UNESCO dal 1988 e tra le sette meraviglie del mondo moderno. L’imperdibile.

Mérida, la capitale dell’oro verde

Monumento a La Patria, Merida
Monumento a La Patria, Merida

Mérida, capitale dello Yucatán, unisce bene l’eredità coloniale spagnola con le radici maya. Viene fondata sulle rovine di una città maya nel 1542, sopra T’Hó, Mérida è oggi centro culturale, artistico e gastronomico di primo piano, anche se un pelo fuori direttrice. Ricca, viva, coloniale, moderna ed elegante, e fine del viaggio, visto l’aeroporto internazionale.
Cosa vuoi dalla capitale? Beh, parti da Plaza Grande, con attorno la Cattedrale di San Ildefonso, la più antica dell’America continentale che è fatta con le pietre che vengono dai templi maya. Vicino alla cattedrale ci trovi un museo, il Museo MACAY, d’arte contemporanea, mentre la Casa de Montejo con la facciata plateresca ti racconta i conquistador spagnoli.

Il Paseo de Montjo è l’arteria principale che vuoi vedere, ispirata ai boulevard di Parigi, con le ville del diciannovesimo secolo a fianco come testimone dell’epoca d’oro dell’henequén, pianta d’Agave esportatissima le cui foglie sono abbastanza resistenti per farci corde, tappeti e sacchi e similia. In soldoni? La capitale dell’oro verde, prima dell’avvento delle fibre sintetiche. Sulla via ci trovi il Monumento a La Patria, scultura enorme che parla della storia messicana con più di 300 figure scolpite a mano. Qui ci trovi il Gran Museo del Mundo Maya, quello dell’Antropologia e il Museo de la Canción Yucateca.

Ultimo, ma non ultimo: gastronomia, con piatti tipici molto diversi fra loro, un fusion tra le tradizioni spagnole e quelle maya, come i panuchos (tortillas fritte coi fagioli neri, pollo, salsa e uova sode) e la cochinita pibil che è maiale marinato, arancia amara e spezie, cotto lentamente in foglie di banana. Una volta lo si cuoceva interrato, morbido come il burro: in soldoni, tipico, diverso, e godurioso come il porceddu.

Adriano Bocci
Adriano Bocci

Scrivo cose per professione. Paragono dettagli per passione. Accarezzo gatti per amore. Laurea in Comunicazione, classe '94, un uomo semplice: vedo cose belle, metto like. Poi mi incuriosisco, mi informo e vi rendo partecipi di dove crearvi bei ricordi.



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