Scultori, registi e pittori: chi vive a Calcata? Sono in tanti a chiederselo, visto il successo del borgo degli artisti, a metà strada tra Roma e Viterbo. Un luogo dal fascino antico e dalla bellezza inconfondibile, che valica confini e raggiunge i quattro angoli del globo. Eppure a vederlo così, di primo acchito, non gli si attribuirebbe una fama tanto celebre e duratura. Non per i suoi pregi, dei quali certo non difetta, ma per la posizione quasi nascosta nel cuore della Valle del Treja.
Ci troviamo infatti tra la Via Cassia e l’Autostrada del Sole, in quella ‘terra di mezzo’ che segna il confine tra la sfera di influenza dell’Urbe e la grande zona tutt’intorno chiamata Regione Lazio. Un territorio vasto ed eterogeneo, dove spuntano le vette dei Preappennini e piccoli laghi, spesso di origine vulcanica, punteggiano i panorami. È proprio qui, tra una cascata e un parco fluviale, che sorge un paesello di neanche mille abitanti, che in molti considerano quasi una copia anastatica della non lontana Civita di Bagnoregio.
Alla città che muore, in fondo, lo lega un destino comune: quello di aver evitato l’abbandono e lo spopolamento dando fondo alle sue risorse insostituibili. La placida serenità del luogo, l’ispirazione per i creativi, l’originalità assoluta dei dintorni. Visitando questo borgo ci si accorge di come il piccolo è il nuovo grande, e si respira un’atmosfera diversa. È proprio questo il segreto calcatese: ridurre in scala, ingrandendo l’essenziale e riducendo al minimo il superfluo.
Pronti a scoprire questo borgo insieme a noi?
Indice dei contenuti
Se dovessimo scegliere una roccia che parla di un’intera regione, nel Lazio sarebbe senza ombra di dubbio il tufo. Che sia Bagnoregio, Calcata o uno dei tanti borghi dei Castelli Romani, questa pietra è onnipresente. Del resto gran parte del territorio laziale è di origine vulcanica, e dove c’è un vulcano c’è il tufo. Roccia porosa, spesso facile a sgretolarsi, ma anche capace di regalare piattaforme uniche a borghi spettacolari.
Anche il nostro protagonista sorge su una rupe tufacea, una sorta di plateau lungo 300 metri e largo poche decine. È Calcata Vecchia, il fulcro di una attrattività turistica che non conosce cali stagionali o crisi. Facile da raggiungere (non ci sono ponti o strade impervie da risalire), questo balcone panoramico urbano si affaccia sulla vallata un po’ come Nemi fa col suo specchio di Diana.
Il paragone non è poi così azzardato: Bracciano e Martignano, i due laghi più vicini, distano in fondo neanche quindici chilometri. Pensando alle misure del mondo, è un tiro di schioppo. Tutt’intorno, la selvaggia bellezza della Valle del Treja rilassa e mette voglia di fermarsi più del previsto.
Centinaia, migliaia di recensioni entusiaste e guide che si sperticano in elogi. Calcata è un fenomeno di massa, che con l’evoluzione digitale del turismo ha avuto una cassa di risonanza ancora più ampia. La sua meritata fama, lo abbiamo detto, è figlia della semplicità. Vicoli con case e palazzi in pietra, un antico castello divenuto palazzo baronale, terrazzi panoramici sul verde più fitto. Tutto qui? Più o meno, sì.
Quanti abitanti ha Calcata? 880 in tutto, a inizio 2021. Una popolazione estremamente ridotta per questo piccolo gioiello dell’Alto Lazio, la cui semplicità del borgo, nascosto dai boschi del Treja, ha conquistato non solo i semplici turisti, ma grandi nomi della creatività. Come l’architetto Paolo Portoghesi, protagonista del postmodernismo in Italia e progettista, tra le altre cose, della Moschea di Roma. Proprio a Calcata Portoghesi ha regalato uno splendido giardino artistico, così come la Chiesa nuova della cittadina, dalla forma che ricorda un pandoro rovesciato.
Sembra quasi che questo luogo ispiri la voglia di ideare forme e realtà nuove. Basta chiederlo al musicista John Arnold, alla pittrice Lucilla Frangini Ballerini, al fotografo Giovanni Carpentieri. La lista potrebbe continuare all’infinito, ma vi basterà passeggiare tra i vicoli e incontrare tante botteghe dove l’arte è di casa. Una fonte di ispirazione continua per chi danza intorno alle sette (o nove) arti.
Chi ama il turismo più canonico non potrà perdersi la visita alla Chiesa del Santissimo Nome di Gesù o al Castello degli Anguillara, che ormai di castello ha ben poco. Furono gli abitanti a capire che non serviva una struttura difensiva, ma un luogo di ritrovo e convivialità. Ecco perché, di tanto in tanto, qui si celebrano i banchetti nuziali dei calcatesi (benché richiami sposi novelli da tutto il Centro Italia).
Bastano 10 chilometri in moto, roba di 20 minuti circa, per lasciare Calcata e arrivare in un altro luogo che sembra benedetto da Madre Natura: le cascate di Monte Gelato. Se capitate dalle parti di Roma, le sentirete nominare piuttosto spesso. Tra la primavera e l’autunno (ma in un certo senso tutto l’anno), sono una delle mete predilette della gita fuori porta.
Un altro successo che nasce dal basso, spinto dal passaparola e dalla curiosità atavica che alberga nel cuore del viaggiatore. Dal centro di Roma, questi salti d’acqua protetti dai boschi distano meno di un’ora, 50 minuti traffico escluso. E non è difficile capire perché siano così amate. Con una domenica di sole, si sale in sella e presto il caos della Capitale è solo un lontanissimo ricordo.
La loro fama è cresciuta in modo esponenziale dal 1990, anno in cui si concluse un’ultima, fondamentale campagna archeologica nei dintorni. Grazie a questa, esperti italiani e britannici hanno ricostruito la presenza di una antica villa romana del I secolo a.C. e una strada che la collegava direttamente a Roma. Insieme a una primordiale catacomba, ad antichi borghi agricoli e al bellissimo contesto naturale, passare una giornata qui è un vero piacere.
Protagonista assoluta la serie di cascatelle, in realtà piuttosto basse, che nell’ultimo mezzo secolo hanno fatto da sfondo a numerose pellicole, da Manfredi a Bud Spencer, fino a Paolo Villaggio, l’indimenticabile Ragionier Fantozzi. Attenti a non farvi cogliere da un’improvvisa caldana: i bagni sono vietati, così come i bivacchi e ogni sosta non regolamentata, con un’ordinanza di metà 2020 firmata dal sindaco di Nazzano Romano.
52 chilometri: la distanza che intercorre tra Fiano Romano, alle porte della Capitale, e Trevignano Romano, passando per Calcata e le Cascate di Monte Gelato. Partiamo e rientriamo nella città metropolitana di Roma, ma per l’arrivo nel nostro borgo prediletto sconfineremo nel viterbese. Una terra che, peraltro, possiamo scegliere di visitare con più calma in un prossimo itinerario. Dall’Urbe risaliamo la china fino a Fiano, la bella città del Castello Orsini e di Sabrina Ferilli, popolare protagonista del grande e piccolo schermo.
Qui notiamo già lo stacco, che si fa più evidente nel percorso, tra l’atmosfera capitolina e quella della Campagna romana. Nei 24 chilometri che ci portano a Calcata attraversiamo zone ricche di tranquillità, ai piedi del Monte Soratte e nella Terra dell’olio di Sirole. L’arrivo al borgo degli artisti è foriero di una lunga pausa contemplativa, magari con una sosta gastronomica a base di specialità della cucina laziale.
Lasciamo Calcata, perché ad attenderci c’è la piccola Mazzano Romano e le Cascate di Monte Gelato, lungo il percorso della Provinciale 37. Sono le ultime tappe intermedie prima di 17 chilometri che ci porteranno dritti a Trevignano Romano, sulle sponde del romantico Lago di Bracciano.
Responsabile editoriale di TrueRiders sin dal 2015
Se già di per sé la moto Harley-Davidson rappresenta la custom per eccellenza, ...
Quando si tratta di acquistare una nuova moto, il rapporto qualità-prezzo è un ...
Aprilia, rinomato marchio motociclistico italiano, ha introdotto sul mercato il suo ...
Una teenager dai capelli rossi distesa sul letto che, parlando al telefono, lamenta ...