In una regione prevalentemente montuosa, le pianure sono cosa rara: è il caso della Piana di Sibari. Una terra che sorge a metà strada tra la Calabria ionica e quella tirrenica, ma anche generosa e ricca di curiosità tutte da assaggiare.
Quella che fino a pochi decenni fa era soltanto una landa paludosa, oggi è un luogo ricchissimo di coltivazioni. La stessa ricchezza che emerge dalla sua antichissima storia e che la rende una interessante meta turistica.
Al centro della piana vi è ovviamente Sibari, città fondata in piena Magna Grecia e oggi “ripiegata” al ruolo di frazione di Cassano allo Ionio. Quella che un tempo era una città importantissima oggi è solo una frazione: eppure la sua importanza è ancora molto evidente.
Insomma, l’avrete capito: stiamo parlando di un luogo dalle mille sfaccettature. E come scoprirlo, se non in moto? Partiamo!
La Piana di Sibari si trova in Calabria, e più precisamente nella provincia di Cosenza. È la più grande pianura calabrese, ma anche quella situata più a nord. La provincia cosentina, infatti, confina direttamente con la Basilicata, dalla quale è divisa dalle vette del Pollino.
La sua dimensione è rilevante: sono 475 chilometri quadrati, divisi tra quattro comuni: Corigliano-Rossano, Villapiana, Cassano all’Ionio, Trebisacce.
Corigliano-Rossano è un nuovo comune, costituito nel 2018 unendo Corigliano Calabro e Rossano, e dando vita a uno dei più grandi comuni per estensione della Calabria e d’Italia.
La Calabria è, insieme alla Sicilia e alcune altre parti del Mezzogiorno d’Italia, una delle zone costituenti la Magna Grecia. Furono gli Ellenici, prima dei Romani, a dare alla penisola un assetto quasi unitario, importando tradizioni, culture e linguaggio.
Oggi la cultura della Grecia antica permea il Sud Italia, e lo fa con particolare forza nella Piana di Sibari. Qui, intorno all’VIII secolo a.C. venne fondata Sybaris, la città degli Achei.
Lo splendore della città durò solo tre secoli: nel 510 a.C. furono le truppe di Crotone ad assediarla e distruggerla. Per farlo, deviarono il fiume Crati e sommersero Sybaris. Quest’ultima sarebbe poi divenuta un municipio della Roma imperiale, per poi essere abbandonata nel V secolo.
Sibarita, un aggettivo che descrive lussuria, ozio e perfidia deriva proprio dalla città di Sybaris. A quel tempo infatti – le fonti in merito sono pur poche – pare che la colonia greca fosse tanto ricca quanto preda del “male di vivere”.
Tutto il territorio sibaritico ha una forte connotazione turistica. Nei mesi estivi, la frazione marittima di Sibari è frequentata da chi cerca un mare accessibile, calmo e adatto a una vacanza per tutta la famiglia.
Il Parco archeologico di Sibari permette di visitare i resti dell’antica città greca, riscoperti a metà del Novecento. Vi si possono ammirare i tipici esempi dello schema urbanistico di Ippodamo di Mileto, che introdusse elementi razionali nelle planimetrie urbane.
Splendidi gli affacci di Corigliano Calabro, borgo collinare nel quale emergono le testimonianze arbereshe di Cantinella. Da visitare anche Castrovillari, con il suo Castello aragonese risalente al 1490.
La Piana di Sibari è la “porta pianeggiante” del Parco Nazionale del Pollino, il più grande d’Italia. Pensate: oltre 200.000 ettari protetti, a metà strada tra Calabria e Basilicata.
Partendo da Sibari, sarà proprio il Pollino ad accompagnarci per larga parte di questo itinerario. Lasciata la frazione di Cassano allo Ionio, ci dirigiamo verso l’entroterra calabro seguendo la SS334, che si apre in un lungo tratto rettilineo.
Dopo aver incrociato il percorso della A2-E45, che corre verso Cosenza, risaliamo la SP241 in direzione di Morano Calabro. Siamo già saliti a 700 metri di altitudine: il profilo geografico cambia, e le vette degli Appennini si fanno evidenti.
Nella valle del fiume Coscile, che bagnava anche Sybaris, Morano mantiene inalterato il suo squisito profilo architettonico medievale. Furono i Sanseverino di Bisignano, nella loro dominazione, ad arricchire questo borgo di quattromila abitanti di monumenti ed edifici storici. Da visitare la suggestiva Chiesa dei Santi Pietro e Paolo e la Collegiata di Santa Maria Maddalena, con la facciata rinascimentale.
Proseguiamo verso nord, con le belle curve della SP241 che ci conducono a Mormanno (840 m s.l.m.). Il borgo dei tre colli merita una sosta per scoprire i suoi bellissimi vicoli, un saliscendi continuo dove assaporare saperi e sapori della Calabria di montagna, sebbene così vicini alla Piana di Sibari.
Raggiungiamo così la Basilicata risalendo la Provinciale 241 fino a Pecorone, da dove poi proseguiamo lungo la SS653. La strada, una vera e propria full immersion nel verde, ci accompagna fino a Senise. Siamo nella patria del peperone crusco, gustosa specialità della cucina lucana. Non manchiamo di assaggiarlo nelle sue mille declinazioni, per una sosta di bontà della tavola.
La zona di Senise, Cersosimo, San Costantino e San Paolo Albanese è ricca sotto il profilo idrogeologico. Qui lo sbarramento dei fiumi e le sorgenti montane danno vita a laghi e fiumi che arricchiscono incredibilmente il panorama.
È la Statale 92 a riaccompagnarci verso la Piana di Sibari, passando per Terranova di Pollino e Civita. Quest’ultimo merita una pausa ulteriore, anche solo per visitare le Gole del Raganello e conoscere le tradizioni della locale popolazione arbereshe (gli Albanesi d’Italia).
Il rientro finale a Sibari coincide con un passaggio a Cassano allo Ionio, dal quale la sua frazione non dista che pochi chilometri.
Responsabile editoriale di TrueRiders sin dal 2015
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