A più di 1000 metri d’altitudine, immersi tra boschi verdissimi e pascoli dove l’unico suono è quello dei campanacci delle mucche. Un paesaggio che sembra Heidi, ma non è un cartone animato: Colli di San Fermo esiste davvero. È un angolo della Lombardia, a una cinquantina di chilometri da Bergamo, dove la Val Cavallina all’improvviso si apre in uno scorcio lontano dal traffico, dallo smog e dalle autostrade. Qui si respira a pieni polmoni, si mangia bene e tanto, sembra quasi di essere tornati al tempo di quando eravamo bambini, e ci stupivamo con poco. Ecco, il grande pregio di questo luogo, a metà strada tra i laghi di Endine e Iseo, è quello di stupire con semplicità. Non vi viene già voglia di rotolare sui campi in fiore a primavera?
La strada che porta da Grone ai Colli di San Fermo è decisamente interessante per i suoi paesaggi. Provenendo da Bergamo, i Colli si raggiungono tramite la SS42 del Tonale e della Mendola, che collega la città lombarda con Bolzano. Lasciata la SS42 a Vigano San Martino e imboccata la SP 79, si incontrano le prime pendenze. Dopo soli 300 metri dallo svincolo, una serie di tornanti superano 85 metri di dislivello in 1 chilometro. Oltrepassato un breve tratto pavimentato con pavé in porfido, comincia la parte più impegnativa. La strada, anche se asfaltata e dunque facile da percorrere, presenta otto tornanti in due chilometri. Anche la pendenza massima è importante, con un 18%. Terminato questo breve tratto, le pendenze tendenzialmente si riducono, ma in percentuali minime. Ancora due tornanti a quasi 4 chilometri dall’inizio della salita e, finalmente, quando si raggiunge il cimitero di Grone, la strada si appiana, la salita si smorza, ma solo il tempo strettamente necessario per far prendere fiato al motore sotto sforzo. Dopo circa 500 metri di percorso quasi pianeggiante, infatti, (lo spazio utile a consentire l’accesso alla frazione intermedia di Sant’Antonio) e la salita ricomincia. La frazione di Sant’Antonio, del resto, si erge ancora a soli 778 metri di altitudine; occorre, pertanto, superare ancora 300 metri di dislivello per raggiungere l’abitato di San Fermo. La strada riprende la sua salita mediante una serie di tornanti, panoramici e suggestivi, piuttosto lunga. Le curve a gomito si susseguono fino al chilometro numero sette, dove fanno la loro apparizione le prime case della frazione di San Fermo. Le abitazioni che si affacciano sul nastro di asfalto sembrano quasi invitarci a rilassarci e a pensare che la strada finisca qui. Invece, manca ancora un pezzo di fatica: due chilometri e ben 150 metri di dislivello, che ci portano fino in vetta.
Una volta giunti in vetta a San Fermo, lo scenario che si apre davanti agli occhi è decisamente bucolico. All’inizio, veniamo accolti dal sagrato della chiesa dei Santi Fermo e Rustico, dove ogni domenica si tiene la Santa Messa partecipata dalla popolazione locale. Sul Valico, sempre nello stesso giorno c’è un piacevole mercato di prodotti locali, l’occasione perfetta per riempire le borse laterali di salumi e formaggi.
Pochi metri più su, il piazzale Virgo Fidelis è dedicato alla Vergine che protegge l’Arma dei Carabinieri. La cappella ha, infatti, la classica forma del copricapo dei Carabinieri. Infine, il laghetto, originariamente utilizzato per abbeverare gli animali, e oggi amato luogo di divertimento e relax, dove praticare la pesca, nei mesi estivi. In inverno, il clima è decisamente più rigido, c’è spesso la neve, ma l’aria limpida e la natura mozzafiato spingono i turisti ad arrivare fin quassù 365 giorni all’anno.
Responsabile editoriale di TrueRiders sin dal 2015
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