Il balcone panoramico della Bergamasca è l'iconico passo delle due valli che fa la felicità dei turisti domenicali

Il balcone panoramico della Bergamasca è l’iconico passo delle due valli che fa la felicità dei turisti domenicali

Stefano Maria Meconi  | 08 Dic 2023  | Tempo di lettura: 5 minuti

Nel cuore della Bergamasca, terra di industria e di lavoro, c’è un valico dove si respira aria pura e silenzio. La sua è una storia che vale la pena raccontare, e non solo perché è una strada unica. Infatti, per passare direttamente tra Val Seriana e Val Brembana c’è solo questo percorso.  Certo, in molti gli preferiscono la deviazione verso sud per Bergamo – più veloce e sicura soprattutto in inverno – ma volete mettere l’autentico fascino selvaggio delle vette innevate? Ecco perché i dueruotisti scelgono di farlo per una gita fuori porta, affrontando i 14 chilometri di strada tortuosa in salita del Passo Zambla, un percorso tutto da scoprire. Partiamo?

Passo Zambla in moto. L’itinerario

Mappa

Percorso

La prendiamo lunga. La strada che ci porta al Passo Zambla parte da Usmate Velate, raggiungibile velocemente dalla A51 con la tangenziale est di Milano, andando a nord verso Merate. Superando Airuno dopo pochi chilometri si devia a destra in direzione San Gottardo e il valico di Valcava. Dalla discesa del valico si raggiunge Villa d’Almè, con le sue celebri ville signorili. Siamo già nel cuore delle Orobie Bergamasche, non lontani da San Pellegrino Terme, dove arriviamo tramite la statale 470. Un’altra deviazione porta sulla provinciale 26 con tante curve divertenti che portano in vetta al Passo Zambla, a 1238 m s.l.m., grazie alla sua strada tortuosa in salita. Si scende dal colle e altri chilometri divertenti portano a Vilmaggiore. La statale 42 prosegue fino a Edolo, un piccolo paese in provincia di Brescia, da dove si svolta a sinistra sulla statale 39 che sale al bellissimo Passo Aprica fino a raggiungere Morbegno.

5 cose imperdibili da vedere lungo il percorso del Passo Zambla

Ponte San Michele, la “Tour Eiffel italiana”

Ponte San Michele a Paderno d’Adda, capolavoro dell’architettura in ferro dell’Ottocento

È uno dei capolavori di Jules Röthlisberger, ma non è un quadro. Eppure ha la stessa valenza di un monumento. Una delle prime tappe lungo il percorso che ci porta al Passo Zambla è il Ponte San Michele tra Paderno e Calusco d’Adda, al confine tra le province di Lecco e Bergamo. Fu costruito a fine Ottocento, un magnifico ponte ad arco con la sua struttura in ferro, a due livelli: quello superiore per le auto e quello inferiore per i treni. La struttura, ristrutturata nel 2020 – in piena pandemia – è utilizzata ancora oggi come è stata concepita 140 anni fa, ed è un vero e proprio capolavoro di ingegneria, coevo della Tour Eiffel e alla quale si ispira per imponenza e resistenza al passare del tempo.

La Cattedrale vegetale del Monte Arera

La cattedrale vegetale della Bergamasca

A Oltre il Colle, tra le vette della Bergamasca e non lontano dal Passo Zambla c’è spazio per un’opera artistica interamente ispirata e realizzata attraverso la natura. La Cattedrale vegetale si trova nel Parco regionale delle Orobie, ed è un inno al verde e all’ecosistema. 5 navate, 42 colonne per un luogo che unisce spiritualità e natura, con ben 1800 pali di abete e 600 rami di castagno. L’arte dell’intreccio, il dialogo tra gli enti, la bellezza del panorama orobico in un progetto da scoprire 365 giorni all’anno in un contesto unico in Italia (e non solo).

Passo Zambla e i suoi fratelli

Il Passo del Vivione

Questo lungo itinerario lombardo con al centro il Passo Zambla non è però privo di altre salite d’autore. Infatti, lungo poco meno di 200 chilometri, incontrerete anche il Passo Vivione, una salita unica che dopo Dezzo di Scalve segna l’ultimo tratto di itinerario verso Edolo. In più, per i più vogliosi di strade d’altura, da qui poche decine di chilometri vi porteranno verso il Passo del Tonale (SS42, direzione Ponte di Legno) o verso il Passo dello Stelvio (SS300/SS38), verso Bormio.

Tre Corni, lo sfondo della ‘Vergine delle Rocce’ di Leonardo

Tornando verso il lecchese, lo scorrere del fiume Adda segna il primo tratto di questo itinerario con meta il Passo Zambla. Prima, però, c’è spazio per una sosta naturale e artistica allo stesso tempo. A Paderno d’Adda, il sito conosciuto come Tre Corni, oppure forra di Paderno, è un piccolo rilievo roccioso all’interno di una gola bagnata dalle acque fluviali. Un luogo bello ma apparentemente anonimo, se non fosse che Leonardo da Vinci lo scelse come ispirazione per la Vergine delle Rocce, uno dei suoi capolavori. Il tricorno, con il fiume, è raffigurato in entrambe le versioni dell’opera, conservate rispettivamente al Louvre di Parigi e alla National Gallery di Londra. Qualora le ammiriate dal vivo, sappiate che lo sfondo viene proprio da qui.

La Diga del Gleno

Mai più ricostruita, la Diga del Gleno appare ancora così a 100 anni dal tragico crollo

Ancor prima del Vajont, nel 1923 un’altra diga causò morte e devastazione tra le montagne del Nord Italia. Era la Diga del Gleno, costruita sbarrando il fiume Nembo per creare un enorme lago artificiale dal quale si sarebbe prodotta energia elettrica. I lavori, nel pieno della Prima guerra mondiale, furono fatti con una tecnica innovativa, ad archi multipli con sistema a gravità, ma con gravi deficit nella scelta dei materiali. Quella che doveva essere un’opera fondamentale per la zona si rivelò portatrice di morte. Il 1° dicembre 1923 il cedimento della diga allagò la vallata, uccidendo 356 persone e lasciando i due tronconi laterali intatti. Ancora oggi, un secolo dopo, la struttura appare in tutta la sua imponenza, circondata dal profilo straordinario delle vette della Bergamasca che portano verso il Passo Zambla.

  • Titolo: Passo Zambla
  • Lunghezza (km): 170
  • Durata: 3 ore e mezza
  • Altezza massina (m s.l.m.): 1264
  • Pendenza massima (%): 5,8
  • Chiusura invernale: No
  • Partenza: Usmate Velate
  • Arrivo: Morbegno
  • Principali località attraversate: Villa d’Almè, San Pellegrino Terme, Edolo
Stefano Maria Meconi
Stefano Maria Meconi

Responsabile editoriale di TrueRiders sin dal 2015



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