Tra Acqua e Zolfo: l'entroterra marchigiano tra terme vecchie e nuove, grotte e splendidi borghi d'artista

Tra Acqua e Zolfo: l’entroterra marchigiano tra terme vecchie e nuove, grotte e splendidi borghi d’artista

Insolito e spinto da numerosi punti di interesse, questo viaggio nel cuore delle Marche è un omaggio al passato produttivo e ambientale della regione e un invito a scoprire luoghi che fanno bene al corpo e all'anima
Stefano Maria Meconi  | 20 Ott 2025  | Tempo di lettura: 5 minuti

Una terra vasta ed eterogenea dove, soprattutto in autunno (ma a onor del vero tutto l’anno), lo sguardo è catturato da ogni genere di bellezza, i sensi sono attirati dalla bontà dei prodotti tipici, il silenzio e la tranquillità sono una cura per il corpo tanto quanto le acque sulfuree che sgorgano dalla terra. Siamo nelle Marche, e più precisamente in un vasto areale che, partendo da Fabriano, ci porta fino a Pergola. Nel mezzo, troviamo ad attenderci una vasta rappresentanza di queste terre tra Acqua e Zolfo, ingredienti che hanno disegnato paesaggi, curato malanni, ispirato artisti, scritto nuovi menù di bontà territoriali. Una terra che si scopre all’insegna dell’on the road, come nella migliore tradizione italiana e come a noi di TrueRiders piace tantissimo fare. Non è un itinerario classico, ma lo diventerà: basta partire con la voglia di scoprire, di fermarsi quasi per caso e di meditare su ciò che ci circonda. E tutto il resto vien da sé. Partiamo?

Dalle grotte al fiume, dove l’acqua è madre

Così grandi da contenere persino il Duomo di Milano. Forse l’avrete sentita spesso questa frase con riguardo alle grotte di Frasassi, ma è la realtà. Soprattutto, lo è per l’Abisso Ancona, una sala caratterizzata da magnifiche stalattiti e stalagmiti, infiltrazioni d’acqua, paesaggi d’incanto che si estende per 180 metri di lunghezza, 120 di larghezza e 200 d’altezza. Percorrendola, ci si accorge di queste dimensioni che il buio cela, ma è proprio nel sovvertimento dello schema di scoperta che ammiriamo un luogo unico in Italia e definito con orgoglio da chi lo vive quotidianamente come le grotte più belle al mondo. 14 °C fissi, 99% di umidità e le acque che hanno disegnato emozioni su roccia fanno di questo complesso uno dei luoghi di Acqua e di Zolfo delle Marche. Perché è proprio la presenza di fonti sulfuree la ricchezza di questo luogo, che si esprime a meno di un chilometro da qui con la presenza delle terme di Frasassi. Situate ai piedi della storica abbazia di San Vittore alle Chiuse, una delle 4 più importanti della regione, sono il luogo ideale per chi vuole curare affezioni respiratorie, problemi dermatologi e dell’apparato otorino-laringoiatrico. L’inconfondibile odore di zolfo accompagna ogni trattamento, ma non è fastidioso, anzi: è come un amico che si avvicina con calma a noi e svela solo dopo i suoi benefici, tramite le mani di personale esperto che si prende cura dei pazienti-ospiti. Tutt’intorno al centro termale, poi, si apre un angolo di natura disegnato dallo scorrere del fiume Sentino, affluente dell’Esino: percorsi avventura, passeggiate rivolte a tutti, luoghi dove fermarsi per un picnic o semplicemente per contemplare la natura rendono una passeggiata da queste parti un’esperienza piacevole, quasi come essere avvolti in una bolla in cui le preoccupazioni esterne scompaiono.

Le mille storie delle Marche

Se oggi abbiamo Papa Leone XIV, duecento anni fa il suo ruolo era occupato da un nativo di queste parti. Annibale dei conti della Genga divenne papa nel 1823 con il nome di Leone XII. Un pontificato breve il suo, appena 5 anni, in un periodo di profondi tumulti per l’Europa tutta: dopo la fine dell’epoca napoleonica, con l’Italia che si avviava verso l’Unità, la Chiesa faceva i conti con le spinte moderniste. Papa Leone XII fu l’unico pontefice dell’Ottocento a poter celebrare un Giubileo, quello del 1825, ma il suo ruolo lo si vede molto bene visitando Genga e i dintorni, dove la generosità riconoscente del suo figlio più noto si esprime in molti modi. Il più famoso è certamente il Tempietto del Valadier, non lontano dalle grotte di Frasassi, costruito nel 1828 nel sito che ospita l’Eremo di Santa Maria Infra Saxa (fra i Sassi), del X secolo. Questo capolavoro neoclassico, con la sua pianta ottagonale, è in realtà un progetto di un architetto marchigiano, ma il suo nome si deve a una incorretta attribuzione al genio romano, a cui si devono molti edifici religiosi (e non solo) tanto nella Capitale quanto nelle Marche, come il duomo di Urbino. Il borgo di Genga, nel novero dei Borghi più belli d’Italia, ospita ancora gli eredi della famiglia papale, in un nugolo di case ed edifici dal tipico colore ocra-rossastro dato dalla pietra di Genga, fondamento stabile di queste parti.

La seconda rivoluzione industriale a Cabernardi

Spostandoci di pochi chilometri da Genga, ad attenderci c’è un luogo storico, ma decisamente diverso da quelli che abbiamo appena visto. Il parco archeominerario di Cabernardi è infatti uno dei siti che, tra Ottocento e Novecento, testimonia il passato industriale (e difficile) dell’Italia. Qui si estraeva zolfo, fondamentale per molti processi industriali e produttivi, e fino al secondo dopoguerra l’intera zona era un polo produttivo fondamentale non solo per le Marche, ma per il paese intero. Oggi la zona è stata recuperata e musealizzata, con un percorso che tocca gli antichi pozzi, alcuni dei quali profondi centinaia di metri, così come le zone di fusione e cottura, i depositi dei carburanti e tutti gli altri ambienti che testimoniano un passato duro, ma che ha dato lavoro e prospettive a migliaia di famiglie. Molte delle quali vivevano nel vicino borgo di Catobagli, un classico villaggio operaio con spazi aperti, luoghi di socialità e che oggi ci ricorda, ancora una volta, la trasformazione a cui tutta l’Italia andò incontro sul finire del XIX secolo con l’avvento della fase industriale.

Consigli di viaggio

Mappa

Percorso

Il nostro percorso alla scoperta di quest’angolo delle Marche prende il via da Fabriano, la storica città delle omonime cartiere che, per secoli, è stata tra i principali poli produttivo-industriali della regione. Da qui seguiamo la SS76 in direzione nord-est, raggiungendo in circa 27 chilometri le Grotte di Frasassi, uno dei siti naturalistici più famosi d’Italia. Ci troviamo non lontani dalle Terme di Frasassi, con la vicina Abbazia di San Vittore alle Chiuse e al celebre Tempio del Valadier, che tocchiamo lungo il percorso verso Genga, distante appena 7 chilometri. Da qui, siamo sulla SP22 e SP360 che in 9 chilometri ci portano a Sassoferrato, il borgo nato alla confluenza dei 3 fiumi. Tramite la SP48 raggiungiamo le frazioni di Catobagli e il Parco archeominerario di Cabernardi, antico sito estrattivo dello zolfo. Ancora, passiamo per il borgo operaio di Cantarino e seguiamo le indicazioni, lungo le strade locali, che in altri 9 chilometri ci portano alla meta finale, Pergola. In tutto il percorso è di 50 chilometri e richiede, soste escluse, poco più di un’ora.

Stefano Maria Meconi
Stefano Maria Meconi

Giornalista, appassionato di viaggi e tecnologia, ho iniziato a occuparmi di TrueRiders sin dalla sua fondazione nel 2015. Mi piace raccontare il modo attraverso numeri e curiosità, perché ogni viaggio è un'esperienza da raccontare e condividere

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