Percorso fondamentale dell’organizzazione stradale ligure, il Passo dei Giovi è una direttrice che unisce l’alta provincia di Genova. Si trova in un territorio che, nonostante non presenti altimetrie di rilievo, è particolarmente eterogeneo poiché luogo di confine geografico tra Alpi e Appennini. Oggi, il passo, con l’apertura della vicina autostrada, ha perso parte del suo valore strategico, ma compensa con la storicità del percorso. Un itinerario da weekend, ideale per mototuristi alle prime armi o per chi vuole conoscere l’entroterra ligure in modi diversi dal solito.
Sebbene il percorso del Passo dei Giovi sia particolarmente breve e non presenti difficoltà specifiche, è interessante intraprendere questo viaggio, per conoscere l’espansione turistica genovese tra Ottocento e Novecento. L’itinerario che proponiamo parte da Busalla e, oltrepassando il valico in direzione di Mignanego, ci porta fino al centro della Città della Lanterna. Lasciata Busalla (facilmente raggiungibile tramite la A7 Milano – Serravalle Genova), ci immettiamo sulla SP35 che, dopo un tratto abbastanza agevole, si apre in una successione armonica di tornanti. La breve salita, sulla quale incontriamo la Chiesa della Santissima Ascensione e Villa Orsi, ci porta in “vetta” in località Ponterosso, a poco più di 400 metri sul livello del mare.
Da qui, il nostro percorso ridiscende gradualmente verso la vicina Mignanego, dove si ricongiunge al tracciato ferroviario del cosiddetto “secondo valico“. Invece di terminare qui il viaggio, continuiamo lungo la Provinciale 35 con destinazione finale Genova: venti chilometri di entroterra ligure lungo i quali supereremo San Quirico, Pontedecimo e Rivarolo. L’approdo in città, seguendo il percorso del torrente Polcevera, ci regalerà anche la vista del nuovo Viadotto Genova San Giorgio, inaugurato il 4 agosto 2020 in sostituzione del Ponte Morandi, crollato il 14 agosto 2018 e progettato dall’archistar genovese Renzo Piano.
Tutto quello che c’è da sapere sul Passo dei Giovi
Con una altitudine di soli 472 metri, il Passo dei Giovi può essere considerato uno dei valichi più bassi dell’intero arco appenninico e non solo. La strada si trova nell’alta città metropolitana di Genova e permetteva, sin dalla prima metà dell’Ottocento, di collegare le due località liguri di Busalla e Mignanego. Il percorso ha una lunghezza complessiva di poco inferiore ai 13 chilometri (12,65 per la precisione) e una pendenza massima che raggiunge il 6,7%. La costruzione del valico dei Giovi fu completata nel 1823, come percorso alternativo al più alto e impervio Passo della Bocchetta. Fino ad allora, infatti, solo la Bocchetta univa la Pianura Padana e la Liguria marittima.
Questo genere di collegamenti, tipici degli Appennini (come il più noto il Passo della Cisa), per oltre un secolo hanno spinto l’espansione economica e turistica delle zone coinvolte. Lungo il Passo dei Giovi, nel 1854, fu inaugurato il tracciato ferroviario che ancora oggi unisce Torino e Genova: è il cosiddetto secondo valico che a breve verrà superato dal terzo valico dei Giovi, un progetto ferroviario ideato per unire Genova e Novi Ligure, che permetterà di accorciare notevolmente i tempi di percorrenza tra i capoluoghi delle due Regioni coinvolte. Con la costruzione della camionale, ovvero l’antesignana dell’Autostrada A7 (inaugurata nel 1935), la statale dei Giovi perse progressivamente importanza. Oggi, continua ad avere una funzione logistica locale, ma è molto meno trafficata di un tempo.
Busalla, uno dei due termini del Passo dei Giovi, è un borghetto di epoca longobarda originariamente sotto la tutela dell’Abbazia di Bobbio, in Val Penice. Attraversato dal torrente Scrivia, presenta, come molti borghi liguri, numerosi edifici religiosi, tra cui la Chiesa parrocchiale di San Giorgio e il Santuario di Nostra Signora della Bastia. Da ammirare anche la Villa Borzino, una palazzina in stile Liberty di inizio Novecento che oggi ospita l’Ente Parco Antola.
Mignanego, poco lontano, ospita invece il Santuario di Nostra Signora della Vittoria: il complesso, consacrato a metà del Settecento, fu costruito nel luogo dove le truppe genovesi, nel 1625, sconfissero i soldati di Carlo Emanuele di Savoia. La località, molto amata dalla “Genova bene” sin dall’Ottocento, ospita numerosi villini novecenteschi di grande pregio architettonico, come Villa Ida e Villa Anna. Presso la vicina Villa Ramenzoni, nel 1949, trovarono per breve periodo ospitalità i bambini mutilati di guerra sotto la cura del beato Don Gnocchi.
Giornalista, appassionato di viaggi e tecnologia, ho iniziato a occuparmi di TrueRiders sin dalla sua fondazione nel 2015. Mi piace raccontare il modo attraverso numeri e curiosità, perché ogni viaggio è un'esperienza da raccontare e condividere
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