La sicurezza stradale è sempre un tema molto delicato, ancor di più quando i protagonisti sono i motociclisti. Molto spesso giungono notizie pessime dalla strada e le nuove riforme si pongono come obiettivo quello di ridurre al minimo le morti stradali. L’ultima novità in termini di sicurezza è l’inserimento, nel nuovo Codice della Strada, del guardrail salvamotociclisti. Scopriamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Da poco inserito nel nuovo Codice della Strada il DSM, acronimo di Dispositivo Stradale di Sicurezza per Motociclisti, dovrebbe comporre la terza fascia dei guardrail già esistenti in strada. Solitamente di colore giallo, questa fascia ha caratteristiche deformabili e flessibili con il compito di riempire il vuoto lasciato dalle fasce già installate.
Questa nuova fascia ha il compito di bloccare i motociclisti che per via di una caduta o di un incidente vengono disarcionati dalla moto e spinti fuori strada. Grazie a questa nuova fascia aggiuntiva il motociclista dovrebbe avere minime probabilità di attraversare il guardrail una volta che è stato disarcionato dalla moto o peggio di sbattere contro i supporti verticali, molto rigidi e duri.
Se per i motociclisti questo può diventare un salvavita, lo stesso non si può dire per gli altri utenti della strada su altri veicoli. Questo perché se per i motociclisti la terza fascia funzionerebbe come una barriera, per i veicoli a quattro ruote potrebbe rappresentare una sorta si rampa. In questo moto la macchina eviterebbe anche i precedenti guardrail con conseguenze molto più gravi.
Per fronteggiare questa situazione, il nuovo dispositivo non può essere installato in tutti i guardrail, ma viene appunto specificato che solamente dove previsto e dove possibile. Questo per garantire la massima sicurezza ad ogni utente della strada e non solo a quelli su veicoli a due ruote. Proprio in questo senso esiste una norma specifica che limita l’installazione del nuovo dispositivo in alcuni casi. Si tratta del decreto ministeriale del 1° aprile 2019 che dichiara che questi dispositivi possono essere installati solo nei tratti di curva con un raggio minore di 250 metri, sul ciglio esterno della carreggiata. Oltre a questo caso anche nei tratti in cui è più frequente la perdita del controllo del veicolo.
In sintesi questa modifica alle barriere poste sui lati esterni della carreggiata dovrebbe limitare in larga scala che i motociclisti subiscano delle conseguenze maggiori dopo essere incappati in un incidente. L’applicazione di questa nuova misura di sicurezza non sarà però immediata e di facile applicazione anche perché servono ulteriori crash test per verificarne la fattibilità.
Sono Alessio Gabrielli, ho 26 anni. Laureato magistrale presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Mi occupo dal 2022 di creare contenuti web per il sito TrueRiders portando avanti la mia passione per le moto e lo sport
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