Non tutte le aziende italiane sono state vendute all'estero e tra le moto c'è un doppio record

Non tutte le aziende italiane sono state vendute all’estero e tra le moto c’è un doppio record

Leonardo Anchesi  | 06 Set 2023  | Tempo di lettura: 5 minuti
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In questi ultimi anni stiamo assistendo a una vera e propria “fuga” delle aziende italiane verso i grandi gruppi esteri, o per meglio dire, a un assalto delle multinazionali straniere nei confronti di grandi marchi del made in Italy. Primo su tutte, nel settore motociclistico, l’acquisto di Ducati da parte di Audi, a sua volta componente della grande famiglia Volkswagen. Stessa sorte è toccata a molti altri marchi nostrani: Pirelli (ChemChina – Cina), Fiat Ferroviaria (Alstom – Francia), Ansaldo-Breda (Hitachi – Giappone), Lamborghini (Audi – Germania) e potremmo andare avanti per molto. Fortunatamente però esistono anche aziende nate italiane e rimaste tali o che, addirittura, hanno “salvato” altri marchi italianissimi; è questo il caso del gruppo Piaggio che, seppur non più proprietà della omonima famiglia, è rimasto sotto l’egida del tricolore grazie alla IMMSI della famiglia Colanino, che ne ha rilevato le quote nel 2003.

E non solo: la grande holding ha acquisito, l’anno successivo, anche Aprilia, a sua volta già proprietaria di un altro storico marchio motociclistico italiano, Moto Guzzi. Insomma, una manovra che ha permesso di concentrare sotto il comando di Piaggio sia Aprilia che Moto Guzzi, realizzando così un polo motociclistico d’eccellenza tutto italiano. Ma ora vediamo di studiare un pochino più da vicino queste tre realtà, nate separate ma oggi buone sorelle.

Il sogno di Rinaldo Piaggio

Tutt’ora Piaggio produce anche aeroplani

Tutti conoscono il recente passato di Piaggio, costellato di modelli dal successo planetario come Vespa e Ciao, ma non tutti sanno che fino al secondo dopo guerra l’azienda si occupava di tutto fuorché di moto. Figlio di un imprenditore del legname, Rinaldo Piaggio fondò la sua azienda per la produzione di arredi navali e carrozze ferroviarie nel 1884 a Sestri Levante, per poi spostarsi in Toscana, in quella che diverrà l’iconica sede di Pontedera solo nel 1924, dopo aver già abbracciato diversi settori industriali: imbarcazioni da guerra, velivoli da guerra, il treno reale ed alcuni apprezzati elettrodomestici sono solo alcune delle creazioni di questa grande azienda, grazie a progettisti del calibro di Giovanni Casiraghi e Corradino D’Ascanio, ques’ultimo padre del DAT 3, in assoluto il primo prototipo di elicottero funzionante, e di Vespa, a cui non servono certamente presentazioni.

L’iconico modello che ha fatto conoscere Piaggio in tutto il mondo

La svolta nel settore delle moto avvenne solo nell’immediato secondo dopoguerra proprio con l’iconico modello, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, ma senza abbandonare anche il settore aeronautico, tutt’ora fiore all’occhiello dell’azienda toscana. I passaggi societari sono stati diversi, a partire da quello del 1965 che vede Piaggio andare sotto il controllo della famiglia Agnelli dopo il matrimonio “dinastico” fra Umberto e Antonella Bechi Piaggio, figlia di Enrico, il patron di Vespa. Nel 2003 avverrà il grande salto nella holding IMMSI e la successiva quotazione in borsa, che fanno di Piaggio uno delle più grandi aziende italiane viventi.

Moto Guzzi: nient’altro che moto (o quasi)

La primissima Moto Guzzi G.P. 500

Se Piaggio è stata, ed è tutt’ora, un’azienda italiana che abbraccia diversi settori, non si può dire lo stesso di Moto Guzzi, nata nel 1921 a Genova con l’esclusivo intento di produrre motociclette. E così è stato: dalla G.P. 500 (dalle iniziali di Vittorio Parodi e Carlo Guzzi, fondatori dello storico marchio) la Moto Guzzi ha prodotto solo ed esclusivamente veicoli, prevalentemente a due ruote e senza spingersi mai oltre le tre: da ricordare infatti il Guzzi Ercole, un motocarro medio che ebbe una certa diffusione, e il Guzzi 3×3, veicolo militare che era un vero e proprio miracolo ingegneristico ma che, a causa delle scarsa robustezza, venne prodotto in soli 200 esemplari. Per il resto invece i successi sono decisamente più degli insuccessi: Super Alce, Astore, Stornello, Falcone, V7, sono solo alcune delle grandi moto prodotte a Mandello del Lario, paese ove aveva sede il polo produttivo.

SH712271044Il terrore dei rei su due ruote: Moto Guzzi V7 della Polizia Stradale

Per un certo periodo si potrebbe dire che Moto Guzzi rappresentò il made in Italy in campo istituzionale: se, infatti, Piaggio dominava il mercato del popolo, lo Stato affidò a Guzzi la fornitura di tutte le motociclette destinate ai servizi pubblici e in particolar modo per forze armate e forze dell’ordine. Le vicende societarie non furono, ahimè, altrettanto brillanti: già nel 1967, a seguito di una prima crisi, una società composta dalle banche creditrici acquisì il marchio. Nonostante questo la V7 viene messa in produzione ed è subito un successo. Negli anni si susseguiranno alla guida De Tomaso, Aprilia e ora Piaggio, sintomo inequivocabile che l’industria italiana creda ancora fermamente nel marchio Moto Guzzi.

Dalle bici alle moto: il caso Aprilia

SH2190831391RSV 1000, uno dei modelli di maggior successo e quello che ha consacrato Aprilia nel settore super moto

Anche Aprilia nacque per le due ruote, ma quelle spinte a pedali. Era il 1945 e Alberto Beggio fondava a Noale la propria azienda per la produzione di biciclette. Il nome? Semplice: Beggio era un grandissimo estimatore di Lancia ed era rimasto estasiato dalla Aprilia, uno dei modelli storici del marchio piemontese. La svolta nel mondo dei motori avvenne solo nel 1960, ma da subito l’impressione fu che in Aprilia fossero nati solo per questo. La produzione di modelli grandiosi uno dopo l’altro, sia di moto che di ciclomotori, le permisero agli inizi del 2000 di acquisire Moto Guzzi e Gilera per poi, a sua volta, essere acquistata dalla holding IMMSI. Grazie a questa acquisizione nacque  il quarto gruppo più grande al mondo specializzato nella fabbricazione di moto.

Credit foto:
Piaggio Aero
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Leonardo Anchesi
Leonardo Anchesi

Garfagnino DOC e Sardo di adozione, sono uno storico dell’arte (da qualche anno) e biker sin dalla più tenera giovinezza. Ho iniziato a collaborare con TrueRiders nel 2023 per mettermi in gioco nel campo della scrittura e ho voluto cominciare scrivendo di qualcosa che amo particolarmente: la moto e tutto ciò che le ruota attorno.



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