Se scalare le vette dell’Himalaya resta sempre un impresa destinata a pochi e preparatissimi alpinisti, figuriamoci farlo in sella a una moto. Eppure, ormai cinquant’anni fa, sei piloti Catalani sono riusciti in questa epica impresa, senza ombra di dubbio annoverabile fra le più audaci del motociclismo e dell’uomo stesso. Sei piloti su altrettante moto da trial, per la precisione sei Bultaco 350, dal nome più che aderente all’impresa: Sherpa, in onore dei famigerati portatori locali che da sempre accompagnano gli alpinisti durante le loro gesta. Il loro record resta tutt’ora imbattuto, anche perché, da diversi anni ormai, vige il divieto di ascensione con qualsiasi veicolo a motore. Ma come riuscirono a portare a compimento un’impresa di tal guisa? E cosa li spinse a farlo? Venite con noi di TrueRiders perché oggi si va sul tetto del mondo.
Le sei Sherpa con altrettanti portatori che le scrutano attentamente
Una storia decisamente a cavallo fra l’assurdo e il leggendario quella che stiamo per raccontarvi. Correva l’anno 1973 e Ramon Garcia Nieto doveva, evidentemente, annoiarsi parecchio per partorire un’idea di questa portata: scalare l’Himalaya in moto. E non contento, riuscì anche a trovare altri cinque folli tanto quanto lui e una buona dose di sponsor, riuscendo così a racimolare equipaggio e risorse necessarie per mettere in piedi un viaggio che sarebbe rimasto scolpito indelebilmente sulla lapide della storia. I protagonisti furono quindi Ramon Nieto (organizzatore), Gerard Pascual (medico), Jaume Samsò Puig (meccanico), Dimas Veiga (ufficio stampa di Seat) e Rafael Puig Bultò (guida), nipote del fondatore del marchio Bultaco; non ultimo l’esperto escursionista cinquantacinquenne Lluís Solé Guillaume, nella veste di fotografo e cameramen della spedizione.
Una Sherpa 350 come quella dell’impresa himalayana
Non fu difficile farsi fornire le moto da Bultaco, che ne traeva un vantaggio d’immagine enorme e, quasi, a costo zero: sei Sherpa 350, equipaggiate con motore monocilindrico a 2 tempi da 16 cavalli, freni a tamburo, avviamento a pedale e ignoranza a secchiate. Pirelli, Fujifilm e Varon Dandy parteciparono alla spedizione in qualità di sponsor, con moneta sonante e beni. Era il novembre 1973 e tutto era pronto per questa impresa dal sapore più che epico.
Uno sherpa prova una Sherpa
Era l’8 novembre 1973, primo giorno di questa leggendaria spedizione. A questo ne seguirono molti altri, tutti rigorosamente in sella alle Sherpa e sfruttando appigli, corde e cadendo, sempre però rialzandosi subito dopo, più carichi e motivati di prima. Pochi giorni dopo i nostri avventurieri catalani raggiunsero il gelido monastero di Tengboche, santuario di culto buddista più alto al Mondo. Ma non era abbastanza e quindi via, verso l’alto, incuranti del gelo (punte di – 18° C) e della neve; le Sherpa sembravano nate per quell’impresa, sempre in tiro, sempre pronte a dare il meglio di sé. 14:05 del 16 novembre, otto giorni dopo la partenza: i sei folli esploratori devono essersi guardati in faccia a lungo, scrutando attentamente ogni singola ruga sui volti, di cui molte apparse solo nei giorni appena precedenti, prima di decidere che 5.156 metri s.l.m. erano abbastanza per ritenersi soddisfatti di quella folle corsa.
Il momento in cui decisero che la salita poteva bastare
La discesa durò sette giorni, durante i quali le moto vennero per lo più spinte a mano, un po’ per la stanchezza, un po’ per rispetto di quei mezzi che tanto avevano fato. Al loro arrivo in Catalunya, a gennaio del 1974 dopo alcune vicissitudini burocratiche al confine nepalese, furono accolti alla stregua di pacifici eroi, quanto mano da chi aveva seguito l’impresa. Altri, negli anni successivi, tentarono e, a volte, riuscirono in simili avventure: ma questa, quella del Real Motoclub del Catalunya, resterà per sempre la prima volta che una moto ha toccato l’Himalaya.
Credit foto:
Spedizione novembre 1973 – bultaco.cat
Bultaco Sherpa 350
Garfagnino DOC e Sardo di adozione, sono uno storico dell’arte (da qualche anno) e biker sin dalla più tenera giovinezza. Ho iniziato a collaborare con TrueRiders nel 2023 per mettermi in gioco nel campo della scrittura e ho voluto cominciare scrivendo di qualcosa che amo particolarmente: la moto e tutto ciò che le ruota attorno.
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