Veloci come aerei, belle come Moto (Guzzi): la storia straordinaria di un simbolo del Made in Italy

Veloci come aerei, belle come Moto (Guzzi): la storia straordinaria di un simbolo del Made in Italy

Leonardo Anchesi  | 12 Nov 2023  | Tempo di lettura: 5 minuti
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Diverse case motociclistiche vantano storie interessanti circa le loro origini, ma la storia della nascita di Moto Guzzi le batte decisamente tutte. Esempio tipico che, alcune volte, anche dagli eventi più tragici possono nascere delle opportunità uniche, i primi vagiti della casa di Mandello affondano le radici nella storia italiana, anzi, per certi versi ne rappresentano proprio una diretta conseguenza. Tre uomini uniti dal fato che decidono di fondare una propria azienda e fabbricare moto che diverranno famose in tutto il mondo, sino ad essere un vero e proprio punto di riferimento del Made in Italy. Gli ingredienti per un grande storia, quindi, ci sono proprio tutti: eventi importanti, grandi uomini e quel pizzico di fortuna che non guasta mai. Non ci resta, a questo punto, addentrarci nella narrazione di come nacque e si sviluppò la storia della Moto Guzzi.

Grande Guerra e grandi opportunità

Carlo Guzzi nacque a Milano nel 1889, da un famiglia benestante. Probabilmente fu il padre, ingegnere e imprenditore nel campo dei motori elettrici, a trasmettergli la passione per la tecnica e per i motori. A vent’anni, nel 1909, venne assunto al reparto motori della Isotta Fraschini, impiego che gli servì per poter mantenere la propria famiglia di origine dopo la scomparsa del padre.
Giorgio Parodi vide la luce nel 1897 a Genova, figlio del ricchissimo armatore Vittorio Emanuele; un ragazzo che sin dall’infanzia aveva la strada spianata verso il successo.
Giovani Ravelli, bresciano, classe 1887, si era fatto un nome nelle gare di motociclette, disciplina che stava prendendo sempre più piede in quegli anni.

Alla 260° Squadriglia avvenne l’incontro che avrebbe mutato il corso della storia

Ma cosa ha condotto sulla medesima strada un tecnico milanese, un ricco armatore genovese e uno scapestrato pilota bresciano? La risposta è semplice quanto tragica: la Grande Guerra. Tutti e tre, per uno strano caso del destino, vennero assegnati alla 260° Squadriglia Idrovolanti, reparto del Servizio Aereo della Regia Marina di stanza sull’Isola di Sant’Andrea a Venezia; Guzzi era maresciallo motorista, mentre Ravelli e Parodi piloti (Ravelli divenne addirittura un asso). Fu lì, tra hangar e gelide camerate che i tre decisero che, al termine del conflitto, avrebbero costruito una moto innovativa. In effetti, il trio era perfetto: un tecnico capace (Carlo Guzzi), un imprenditore in grado di accedere ai necessari finanziamenti (Giorgio Parodi) e un pilota con esperienza (Giovanni Ravelli).

Una promessa, un tragico incidente e un’aquila ad ali spiegate

La Grande Guerra terminò nel 1918 e i tre iniziarono a lavorare sul progetto, fedeli a quella promessa fatta. Purtroppo, il destino, tanto solerte nel farli incontrare quanto beffardo nell’evoluzione delle cose, decise di prendersi Giovanni Ravelli, il quale aveva comunque continuato il proprio servizio di pilota della Regia Marina. L’11 agosto del 1919, Ravelli morì durante un volo di collaudo con il suo Nieuport 11, a causa di una piantata motore in atterraggio. Per quanto scossi, i rimanenti due componenti dello storico sodalizio decisero comunque di portare avanti il proprio progetto e nel 1921 fondarono, a Genova, la Società Anonima Moto Guzzi; come logo un’aquila da pilota, per celebrare degnamente la memoria dell’amico scomparso.

In principio fu la G.P. 500

La G.P. 500 era veramente un gioiello di innovazione

Se nella maggior parte dei casi la sigla GP sta per Grand Prix, questa volta non vuol dire niente di tutto ciò. Difatti, la G e la P della G.P. 500 indicano le iniziali Guzzi – Parodi, fondatori del marchio e orgogliosi padri di questa loro opera prima. La moto risale all’anno precedente alla fondazione del marchio, ossia il 1920, e racchiudeva in sé tutta una serie di particolarità tecniche estremamente innovative che, successivamente, caratterizzeranno tutti i modelli del marchio dell’aquila per almeno una quarantina di anni. Motore monocilindrico da (quasi) 500 cc, montato in posizione orizzontale con la testata rivolta in direzione di marcia (così da favorire al massimo il raffreddamento), corsa più corta dell’alesaggio (motore super quadro, perfetto per sollecitare meno la biella), albero a camme in testa e doppia accensione a magnete Bosh di derivazione, neanche a dirlo, aeronautica.

La Moto Guzzi Normale fu la prima motocicletta della casa prodotta in serie

Basterebbe tutto questo per capire già da ora quanto era innovativa questa moto, ma se questo non fosse sufficiente, vi diremo che già al tempo i nostri due pionieri studiarono un sistema per smorzare le vibrazioni, grazie a un grande volano posto sulla sinistra del motore che diverrà una sorta di simbolo della Moto Guzzi (chiamato affettuosamente “affettatrice”). Il tutto sviluppava ben 12 cv che, per il tempo e in rapporto alla cilindrata, erano abbastanza e permettevano alla moto di raggiungere i 100 km/h. Il reparto sospensioni era decisamente più ruvido, con un sistema anteriore a parallelogramma e nessuna ammortizzazione (se non le molle nel sellino) al posteriore. La moto era un trionfo della tecnica, talmente innovativa che la Normale, il prodotto di serie che andò effettivamente in produzione nel 1921, fu diverso dalla G.P. per economia.

Oggi è sempre Moto Guzzi, una storia italiana

Lo storico stabilimento a Mandello del Lario, ancora in attività

Più di un secolo è passato dalla sua fondazione ma Moto Guzzi è sempre saldamente in attività e sempre a Mandello del Lario, piccolo paese ormai divenuto famoso in tutto il mondo. I modelli che si sono susseguiti nel tempo hanno sempre avuto un ruolo centrale nella storia motoristica italiana, spesso partecipando attivamente alla costruzione della Nazione che siamo oggi. Moto Guzzi, infatti, ha sovente rappresentato il lato motorizzato della Repubblica, grazie alle numerose moto istituzionali che negli anni sono forze dell’ordine e dalle forze armate hanno utilizzato (una per tutte: la mitica Guzzi V7) e che tutt’oggi accompagnano addirittura la più alta carica dello Stato. Come sovente accade, la proprietà non è più delle famiglie dei fondatori; tuttavia, per nostra fortuna, il marchio oggi appartiene a Piaggio, generando così una proficua e piacevole fusione tra due realtà che hanno letteralmente fatto grande il Made in Italy nel mondo.

Credit foto:
Sede della 260° Squadriglia – Wikipedia
G.P. 500, Normale e Stabilimento Guzzi – Wikipedia

Leonardo Anchesi
Leonardo Anchesi

Garfagnino DOC e Sardo di adozione, sono uno storico dell’arte (da qualche anno) e biker sin dalla più tenera giovinezza. Ho iniziato a collaborare con TrueRiders nel 2023 per mettermi in gioco nel campo della scrittura e ho voluto cominciare scrivendo di qualcosa che amo particolarmente: la moto e tutto ciò che le ruota attorno.



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