La “piccola Barcellona” della Sardegna e l’antica città regia del Logudoro. Due realtà uniche di questa straordinaria isola, la seconda in Italia per grandezza, unite non solo da cultura e abitudini, ma anche e soprattutto da una delle strade panoramiche più belle d’Italia: l’Alghero-Bosa. Un percorso che, nel giro di poco più di 50 chilometri, racchiude un incredibile tesoro di panorami, paesaggi e luoghi e che qualcuno vedrebbe bene nel gotha dell’UNESCO. Tanto clamore per nulla, o c’è davvero un mondo che aspetta solo di essere scoperto? Andiamo a provare insieme quest’avventura!
Lasciato il centro storico di Alghero, si costeggia il Parco Tarragona e si prosegue su Via Manzoni in direzione del Lungomare Valencia. Si prosegue su Viale della Resistenza fino all’imbocco della Strada Provinciale 105, primo passo verso l’Alghero-Bosa vera e propria. Il percorso si inerpica lungo lo straordinario panorama costiero del sassarese, proseguendo per circa 20 chilometri fino al confine tra la provincia di Oristano e quella di Sassari, dove la strada cambia denominazione in Strada Provinciale 49, pur senza modificare il percorso. Pregevolissima e incontaminata, la natura di questi luoghi attraversa quasi il “nulla”, poiché non vi sono comuni lungo il percorso, che dunque è ancor più apprezzabile e ricco di suggestioni. L’Alghero-Bosa, si sa, è la strada migliore per chi vuole recuperare un rapporto stretto e fedele con la natura. Una breve deviazione verso sud, quasi un rettilinea, ci porta infine, al termine del percorso, in direzione del Lungo Temo Giorgio Amendola a Bosa.
L’Alghero-Bosa è forse uno dei pochi esempi di urbanizzazione, pur necessaria, in una zona che è riuscita, anche in tempi di forte antropizzazione, a conservare un carattere prettamente verde, dove i declivi sull’azzurro mare sardo, le fitte zone di macchia mediterranea e le spiagge sono stati minimamente toccati da case, palazzi e resort, con buona pace del motociclista (e del viaggiatore in genere) che decide di percorrere l’Alghero-Bosa su due/quattro ruote.
Il nostro approfondimento su una delle strade più belle d’Italia parte dal suo vertice settentrionale. È Alghero/l’Alguer, uno dei centri turistici più apprezzati del sassarese. Ma perché il doppio nome? Il primo è, ovviamente, in italiano. Il secondo invece è in catalano. Sì, proprio la lingua che si parla a Barcellona e dintorni. La città sarda è infatti considerata come una “isola linguistica”, poiché vi si è mantenuto nel corso dei secoli l’uso della lingua catalana. Una curiosità che ha fatto sì che la Generalitat de Catalunya, ovvero il governo regionale, abbia deciso di aprire ad Alghero una sua delegazione. Al di là delle curiosità linguistiche, però, Alghero è una città tutta da scoprire. Dalla policroma cupola della chiesa di San Michele, rappresentazione del barocco sardo, passando per l’antico palazzo Machín fino ad arrivare al magnifico scenario naturalistico di Capo Caccia, con l’Escala del Cabirol e le Grotte di Nettuno, Alghero è capace di stupire e di far sostare anche il motociclista più “voglioso” di mangiar strada per una giornata all’insegna della cultura e della scoperta.
Molto più piccola, ma non per questo meno bella è la realtà di Bosa, un borgo di appena 8.000 abitanti incastonato nella verdissima vallata della Planargia. Sede vescovile e porto fluviale, Bosa è caratterizzata dai colori pastello delle sue abitazioni e delle antiche Sas Conzas, le concerie costruite sul fiume Temo. Imponente, poi, è il profilo del castello di Serravalle, costruito su una collinetta che domina dall’alto tutta la cittadina, e che fa il pari con le torri costiere, costruzioni del XVI secolo che avevano come scopo quello di presidiare il mare da possibili attacchi nemici e, in questi casi, di cannoneggiare le imbarcazioni per evitarne lo sbarco.
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