Capita che un paese perda tanti abitanti, ma non per questo perda il suo fascino, anzi lo accresca. Il passato di cent’anni fa, quando Ingria era una località di duemila persone, sembra così lontano ma anche così vicino. Il ricordo del Novecento ricorre ancora nella memoria di pochi residenti rimasti, ma soprattutto rivive sui muri delle case, dove i visitatori possono trovare un’esposizione di foto e storie dei tempi andati. L’iniziativa del Comune – che dal 2021 è membro dell’associazione dei Borghi Più Belli d’Italia – fa rivivere l’epoca in cui questa località era conosciuta e frequentata nella piemontese Val Soana. Oggi ce la godiamo così, con un’atmosfera serena e rilassata, ai piedi delle montagne innevate!
Torino è distante appena 57 km, eppure lungo il viaggio lo scenario cambia completamente: dalla pianura adagiata sul fiume Po, si sale alle montagne che guardano verso il Gran Paradiso. Alla partenza dal capoluogo, prendi il raccordo autostradale Torino-Caselle, ed esci all’uscita 3, che ti introduce nella strada statale SS460 di Ceresole. Supera Rivarolo e Cuorgné. In prossimità di Pont Canavese, dirigiti a destra (via Roma) in direzione del centro. Da Pont parte la strada per la Val Soana (SP47) e tra i primi centri troverai Ingria: segui l’indicazione a sinistra e sei arrivato, per una durata complessiva di un’ora e un quarto di viaggio.
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Ingria si trova nella Città Metropolitana di Torino, in Piemonte. Più precisamente ci troviamo nella Val Soana, all’interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso. L’altitudine è di 816 m s.l.m. ed è uno dei comuni più piccoli d’Italia per numero di abitanti: nel momento in cui scriviamo ne conta 47, mentre un secolo fa sfiorava i duemila.
Con le sue case in pietra con i tipici tetti in lòse (lastre di pietra), che si alternano con i vicoli stretti e tortuosi affacciati sulla natura piena di verde, Ingria è il luogo ideale se cerchi una fuga tra paesaggi alpini mozzafiato e un silenzio rigenerante. Ben ventuno frazioni compongono la località, benché molte siano disabitate. Oltre l’abitato dalla tradizionale architettura rurale, i boschi e i sentieri sono segnati da percorsi escursionistici. I riferimenti principali sono la Chiesa Parrocchiale di San Giacomo (XVI secolo) con la torre campanaria, e la frazione di Pasturera (996 m s.l.m.) contraddistinta da un inaspettato campanile costruito su un costone di roccia e da un’antica fontana.
Passeggiando tra le stradine di Ingria, si può notare sui muri di pietra l’attrazione del paese, ovvero la mostra permanente all’aperto Le case raccontano – Le mazon i contiont. Con un’esposizione di pannelli con foto in bianco e nero corredate da didascalie in patois francoprovenzale e in italiano, riprendono vita le storie e le vicende delle famiglie del luogo, di giovani e anziani, di feste e processioni ma anche momenti di svago in osteria.
Altra zona di interesse è la borgata Bech, con un bivacco in cui gli escursionisti possono pernottare (disponibili 8 posti letto su prenotazione). Proprio accanto al bivacco c’è un Ecomuseo che racconta gli usi e costumi del passato della Valverdassa e Valle di Codebiollo. Tra strumenti da lavoro, abiti d’epoca, oggetti di uso quotidiano, l’esposizione ripercorre i secoli passati di un luogo di vita e di lavoro, anche noto per il lavoro di tanti magnìn, artigiani del rame. La Valle Soana è un tesoro poco conosciuto che merita di essere scoperto, e per farlo puoi continuare sull’itinerario che la attraversa fino a Piamprato!
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Scrivo di viaggi e musica - che a volte sono la stessa cosa.
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