Ci sono veicoli destinati a entrare nella storia per il fascino, altri per l’esclusività, altri ancora per le loro avveniristiche caratteristiche tecniche e il Guzzi 3×3 rientra a pieno diritto in quest’ultima categoria. Sì perché il Mulo Meccanico (affettuoso nomignolo conquistato sul campo) era un vero e proprio prodigio di ingegneria, nato per le esigenze delle Forze Armate e, più nello specifico, delle Truppe Alpine. La sua storia affonda le radici nel secondo dopoguerra, in un momento in cui l’Esercito Italiano, ancora in fase di ricostruzione dopo i drammatici eventi della Seconda Guerra Mondiale, sentiva la necessità di ammodernarsi. Il progetto era strabiliante, avveniristico…forse troppo, tanto che i soventi guasti meccanici e gli alti costi di produzione ne decretarono presto la fine, lasciandolo allo stadio quasi di prototipo, con soli 200 esemplari realizzati e consegnati alle Forze Armate. Volete saperne di più? Allora, continuate a leggere.
Il mulo era il mezzo di trasporto previsto per le Truppe Alpine
Siamo agli inizi degli anni ’50 e il mezzo di trasporto previsto dalle pubblicazioni ufficiali per gli Alpini era ancora il mulo, decisamente affidabile e difficilmente stancabile, ma altrettanto obsoleto. Fu così che il colonnello Garbari (poi generale), ufficiale superiore e valido tecnico dell’Esercito Italiano, iniziò a studiare una valida alternativa meccanica al buon vecchio mulo, così da poter mandare in pensione, quanto meno in parte, i numerosi quadrupedi ancora in servizio. L’autore dello studio, che si protrasse per diversi anni e trovò sfogo in una pubblicazione dal titolo “La motorizzazione di montagna quale sintesi della motorizzazione speciale fuori strada”, concluse spiegando la necessità di realizzare un veicolo dotato di 3 ruote, tutte motrici, con carreggiata variabile e carico utile di almeno 500 kg.
Le richieste dell’Esercito erano tutt’altro che semplici da realizzare, ma lo staff Guzzi, composto dai tecnici Carcano, Micucci e Soldavini, accolse la sfida e dopo qualche tempo nacque il Guzzi 3×3, un vero e proprio miracolo direttamente dagli stabilimenti di Mandello del Lario.
Il Guzzi 3×3 rappresentò un piccolo prodigio
Il prodotto della Guzzi fu una specie di prodigio. Il mezzo aveva le sembianze di un comune motocarro; lo scopo militare del mezzo era, tuttavia, ben intendibile dal colore istituzionale “Kaki oliva Esercito Italiano”. Il posto di guida era un ibrido fra moto e auto: si saliva su una sella (non particolarmente comoda, ma si sa, i militari a certe cose non badano) ma davanti a sé si aveva un volante, una leva del cambio più una serie di altri comandi per tutte le funzioni del veicolo, ivi compresa la leva per allargare o stringere l’ampiezza dell’asse posteriore, che poteva variare da 130 cm a 85 cm; il passaggio si faceva con il veicolo in movimento ed erano richiesti 25 metri per completare la procedura.
La complessa postazione di guida
Il motore, posizionato dietro la schiena del guidatore, era un bicilindrico a “V” di 90° (Scoop: la prima volta che Guzzi usò questo tipo di motore, anche se non era parente del successivo bicilindrico del V7) da 754 cc di cilindrata, capace di erogare la modesta potenza di 20 cv, carenza dovuta al voluto basso rapporto di compressione, necessario per far funzionare il propulsore anche con benzine di scarsa qualità (scenario possibile in guerra). Ma la vera magia stava nella trasmissione: un cambio manuale a 5 rapporti era abbinato a una trasmissione integrale sulle 3 ruote, ripartita grazie a 2 differenziali (centrale e posteriore). La trazione veniva quindi distribuita alla ruota anteriore mediante un complesso sistema di alberi e rinvii cardanici. Per aumentare il grip sulle forti pendenze fu prevista la possibilità di applicare dei cingoli sulle ruote posteriori e delle particolari catene sulla ruota anteriore.
Un delle numerose configurazioni operative del Guzzi 3×3
Ahimè, le cose belle sono sempre destinate a finire presto e il Mulo Meccanico ebbe veramente vita breve. Gli alti costi di gestione, con la complicità di una manutenzione piuttosto complessa, ne decretarono presto la fine, in considerazione anche delle modeste (quasi nulle, in realtà) migliorie tattiche apportate rispetto ai muli veri e propri. La produzione del Guzzi 3×3, quindi, si limitò a soli 200 esemplari, più una preserie da 20, distribuiti principalmente alle Truppe Alpine e un esemplare noto alla Scuola Alpina di Polizia di Moena. Oggi, il Guzzi 3×3 è una chimera per gli appassionati e collezionisti di veicoli militari; ma non vi preoccupate, qualora ve ne siate innamorati potrete trovare qualche esemplare in vendita con prezzi che si aggirano attorno ai 20k.
Credit foto:
Guzzi 3×3 – Wikipedia
Guzzi 3×3 – Museo Nicolis
Muli Alpini -Wikimedia
Garfagnino DOC e Sardo di adozione, sono uno storico dell’arte (da qualche anno) e biker sin dalla più tenera giovinezza. Ho iniziato a collaborare con TrueRiders nel 2023 per mettermi in gioco nel campo della scrittura e ho voluto cominciare scrivendo di qualcosa che amo particolarmente: la moto e tutto ciò che le ruota attorno.
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