Qui è più importante la meta, anzi, le mete, che il viaggio.
Anche se gli avvicinamenti regalano come sempre curve, panorami ed emozioni. A partire dalla SS350 che si imbocca a Calliano.
Inizialmente la strada è scavata nella roccia, con una curva a gomito che inaspettatamente ti spara in una galleria non illuminata, e che poi attraversa boschi e piccole frazioni.
Si sale velocemente in quota e la Magnifica Comunità degli Altipiani Cimbri offre un grande spettacolo. Il verde dei pascoli in contrasto con il grigio calcareo di maestose cime.
Siamo tra gli impianti sciistici di Folgaria, la zona bellica di Lavarone, che stupisce per la sua edilizia in puro stile Cimbro, e l’altopiano di Asiago. Una zona che ha tanto da dare e da raccontare.
La nostra meta è Magré, circa 8 km prima del Passo Vezzena.
Il paesino, anonimo, tranquillo e discretamente sconosciuto, ora è diventato famoso per la bellissima scultura, alta 6 metri, rappresentante un drago alato. Il Drago di Vaia.
Realizzato nel 2021 dall’artista Marco Martalar, che ha usato 3000 viti per assemblare 2000 scarti di arbusti distrutti dalla tempesta Vaia che si scatenò su tutto il Nord/Est, alla fine di ottobre del 2018.
Nonostante siano passati 4 anni, i segni della tempesta sono ancora dolorosamente molto visibili.
Il Drago svetta imponente su una collina resa brulla dalla cattiveria del vento.
Parcheggio la moto in paese. La transenna con il divieto è spostata, e infrasettimanalmente approfitto di questa ”concessione”, così da camminare solo una ventina di minuti prima di raggiungere la scultura.
Non c’è nessuno.
Riesco a scattare delle foto magnifiche, e ad improvvisare un autoscatto usando un tronco tagliato, che fa proprio al caso mio, visto che il cavalletto è rimasto a casa.
Felice e soddisfatta, riprendo la moto, torno indietro fino a Carbonare, e svolto a destra sulla SS 349 seguendo le indicazioni per il Lago di Caldonazzo.
Costeggio il lago fino a Levico Terme.
Gironzolo alla ricerca della SP11 della Panarotta, che con altre bellissime curve tra i boschi e vista panoramica sul lago di Caldonazzo e sul massiccio del Lagorai, mi porta brevemente in quota.
In località Compet, mi fermo per una pausa caffè e chiedo indicazioni. Basta proseguire a destra e seguire per Vetriolo Terme.
Ottimo! Un paio di km e ci sono!
Anche qui la desolazione che ha portato la Tempesta Vaia, fa male al cuore.
Lascio la moto nel grande piazzale adibito a parcheggio, e dopo 1 km di comoda strada sterrata, eccomi ai piedi della Lupa del Lagorai, a 1600 m.
La vista sulla valle è strepitosa, e in lontananza riesco a vedere i ripetitori della Paganella. Come suo fratello, la Lupa è alta 6 metri e conta anch’essa 2000 pezzi di scarti di arbusti, assemblati con un’armonia pazzesca, sempre dal buon Martalar.
Anche qui sono fortunata. Non c’è nessuno e la posso ammirare e fotografare in tutta la sua bellezza e con la tranquillità che merita. Per l’autoscatto mi aiuto con qualche sasso.
Poi torno felice sui miei passi, pensando al ”panino gourmet” che gusterò tra poco. Nel frattempo il cielo si è rannuvolato e l’aria s’è fatta frizzantina.
Però voglio fare un salto fino in Panarotta, a 2000 mt. Da Compet, sono 6 km. La strada è sempre entusiasmante anche se non pulitissima. Foto di rito davanti agli impianti sciistici che quest’anno non apriranno, e in breve torno a Levico.
Costeggio di nuovo il lago di Caldonazzo, e a Calceranica svolto a sinistra per Vigolo Vattaro.
Qui la SP 1, tra i suoi saliscendi, mi porterà a Mattarello, ed infine a Rovereto. Torno a casa felicissima della mia gita.
Con in tasca un paio di sassi ed un pezzetto di radice, e negli occhi la bellezza delle sculture che trionfano fiere sulle loro rispettive colline, per ricordarci cosa è stata la Tempesta Vaia e per insegnarci a rialzarci.
Sempre.
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